energia. ecco perché la bolletta elettrica ci costa 4 miliardi in più. studio di stagnaro. (asparagi a parte).

perché in italia la corrente elettrica costa di più?
aaalt.
snebbiamoci.

in primo luogo, non è vero che in italia la corrente costa più che negli altri paesi europei.
in italia costa carissima, ma non c'è solamente il confronto con cipro o con la danimarca – dove l'energia elettrica costa davvero uno scatafottere ed è più cara che in italia.
in germania per esempio l'elettricità costa assai più che in italia.

in secondo luogo, alla borsa elettrica (per la precisione, il "mercato del giorno prima") l'elettricità italiana all'ingrosso costa sempre meno.
a volte, pochissimo.

ma al consumatore finale il prezzo arriva salatissimo, con una serie di rincari fra l'ingrosso e il dettaglio che ricordano quelli degli asparagi (al mercato all'ingrosso di verona nel 2012 gli asparagi costavano tra i 2 e i 3 euri al chilo; al supermercato attorno ai 6 euri; dal fruttivendolo non meno di 8 euri al chilo).

in terzo luogo, ci sono consumatori finali ai quali l'energia costa poco, come alcune categorie industriali, come la città del vaticano, come le ferrovie dello stato, come (segue un elenco lungo di consumatori agevolati, sussidiati, incentivati).
e come in ogni statistica pollicola trilussiana se c'è chi paga meno del dovuto significa che qualcun altro (tutti gli altri) paga per lui la differenza.

carlo stagnaro, il vivacissimo economista e polemista dell'istituto bruno leoni, ha pubblicato un "paper", un breve studio, in cui delinea i motivi per i quali in italia la corrente costa molto.
e dà anche alcune soluzioni per risparmiare dalle nostre bollette elettriche una cifra tra i 4 e i 6 miliardi l'anno.

clicca qui per leggere lo studio di carlo stagnaro

l'analisi di stagnaro è stata anticipata stamane con un corposo articolo pubblicato dal dorso corriereconomia del corriere della sera e a quanto mi si dice ha fatto imbufalire (con soffi di vapore dalle froge e sbuffi sulfurei dalle orecchie) schiere di politici, di industriali, di imprenditori, di produttori di elettricità, di consumatori.

secondo stagnaro, “le principali cause del caro-bolletta sono tutte riconducibili a decisioni pubbliche: una liberalizzazione lasciata a metà, pesanti manovre di politica industriale (si pensi ai sussidi alle fonti rinnovabili), frequente confusione tra le competenze del governo e quelle dell’autorità per l’energia".
di conseguenza, scrive l'analista, "le soluzioni vanno cercate attraverso a) la riduzione dell’intervento pubblico nel settore (inclusa la semplificazione e razionalizzazione delle voci tariffarie); b) la tutela dell’autonomia del regolatore rispetto alle pretese di governo e parlamento (inclusa la rimozione degli ostacoli normativi alle scelte regolatorie in materia di tariffe); c) il completamento della liberalizzazione (incluso lo switch off per i consumatori domestici e piccole imprese)”.

aggiunge stagnaro che è possibile ridurre la bolletta di 4-6 miliardi di euro l’anno attraverso interventi di natura tariffaria, a cui dovrebbero aggiungersi riforme di più ampio respiro quali il superamento dell’attuale regime di maggior tutela per i clienti domestici e piccole imprese e la riforma del titolo v della costituzione per accelerare gli investimenti nelle reti.

alcuni ingredienti della ricetta di stagnaro potrano essere indigesti a taluni.
per esempio, bisognerebbe smettere di aiutare alcuni produttori di energia da fonti rinnovabili che hanno partecipato all'arrembaggio dei sussidi salva-alcoa.
per esempio, calciorotare in via definitiva il cip6, la tariffa incentivata creata nel '92 dal governo andreotti vii (ministro dell'industria era guido bodrato, dico, un nome così remoto nella memoria che pare emergere dalla vii dinastia del nuovo regno), che era un governo in crisi sotto la pressione emergente degli arresti di mani pulite e stava già svaporando nel successivo governo amato.

nel leggere stagnaro sembra che il decreto salva-alcoa sia (e forse lo è) la madre di tutti i mali.
emanato nel febbraio 2010 (ministro dello sviluppo economico: claudio scajola pre-scandalo-casa-al-colosseo), il salva-alcoa ha rappresentato una specie di sospensione temporanea nel sistema di aiuto alle fonti rinnovabili, bruciando la riduzione degli incentivi a cui stava lavorando con precisione l'allora sottosegretario stefano saglia, e ha istituito incentivi sontuosissimi per il fotovoltaico e ha largito sconti doviziosissimi per i grandi consumatori industriali di corrente.

conclude stagnaro: “se il prezzo dell’energia elettrica, per diverse categorie di consumatori, è tale da determinare svantaggi competitivi, la ragione è da rintracciare in una successione, non sempre organica, di interventi normativi. razionalizzare la struttura tariffaria e dare finalmente piena libertà ai consumatori risponde a criteri di trasparenza. ma, inevitabilmente, la riduzione delle voci di spesa (e dei sussidi) è l’unica strada possibile per perseguire un alleggerimento significativo e di medio termine della bolletta elettrica.”

il documento si prospetta fonte di dibattiti animati, come quello che ho seguito stamane su twitter fra stagnaro medesimo con chicco testa, francesco ferrante, ermete realacci ed edoardo zanchini (legambiente).

per esempio, tra i commenti è molto interessante l'analisi che del documento di carlo stagnaro fa alessandro visalli in un articolo pubblicato sul blog tempo fertile (clicca qui per leggere le note di visalli al "paper" di stagnaro).

visalli per esempio osserva che carlo stagnaro ha sottovalutato l'effetto delle norme sbloccacentrali spinte dall'allora ministro scajola.
norme che facilitarono il cambiamento del parco centrali dell'italia (facilitazione già avviata ai tempi del ministro antonio marzano, legata all'emotività del famoso blackout), ma che portarono l'italia a una sovraccapacità produttiva che oggi tiene spente le centrali elettriche ancora nuove.
sulla cui corrente non prodotta dovrebbe arrivare in bolletta una voce apposita. (è il cosiddetto capacity payment, anglismo orribile per definire una tariffa caricata sulla bolletta per consentire alle società elettriche di tenere spente le loro centrali senza dover portare i libri in tribunale).
(nota personale. in teoria, se una società elettrica sbaglia le previsioni di investimento sui consumi futuri, che calano invece di crescere, e sul peso futuro delle rinnovabili sul mercato, che è stato altissimo invece di restare marginale, questi errori dovrebbero essere pagati dagli azionisti della società elettrica, non dai cittadini italiani. il rischio d'impresa non può essere a senso unico, soltanto quando si indovina un investimento giusto).

  • Pier Luigi Caffese |

    Fossero solo 4 miliardi,riduciamo del 10% la bolletta.Invece sono molti di piu’ siamo vicino a 30 miliardi ed oggi se legge bene la Bad Bank Energia deve mettere 1 miliardo in piu’ per salvare i fossili termoelettrici,quando basterebbe girassero syngas.Poi che pisapia la voglia per dare incentivi a Sorgenia.non fa fare un affare a a2a che si libera di centrali gas ma non produce idroelettrico moderno con syngas sostitutivo metano.E’ un aiuto di Stato come il capacity payments gas.

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