animalìe. storiella minima. la cagnetta olga, la prefetta di treviso, il ristorante, l’asparago.

cani e altri animali non entrano al ristorante.
e ciò vale per tutti, senza creare privilegi a seconda del proprietario dell’animale: la cagnetta olga, sebbene abbia il crisma dell’autorità prefettizia, non ha più diritti di altre cagnoline, né la prefetta di treviso maria augusta marrosu deve far valere il suo ruolo per far chiudere un occhio e far violare le leggi. la sua cagnetta olga se ne stia fuori dalle sale come tutti gli altri cani.
così giustamente la prefetta s’è alzata dalla sedia e, con la costernazione dei presenti che temevano di fare brutta figura, con garbo e con un sorriso ha abbandonato la cerimonia in corso nel ristorante.
la prefetta si deve essere detta: o si consente l’ingresso ai cani di tutti, chiunque ne sia il proprietario; o lo si vieta a tutti. il permesso e il divieto alternati secondo simpatia o autorevolezza non vanno bene.

purtroppo il garbo della prefetta e il giusto equilibrio del ristoratore non sono stati affiancati da altre dimostrazioni d’intelligenza. per esempio, sono arrivate centinaia di mail offensive contro il ristoratore.

la vicenda minima, che ha uscitato un profluvio di articoli sui giornali veneti e ha scatenato la grandinata di mail offensive contro il ristorante, è accaduta due settimane fa alle grave di papadopoli, nel trevisano, e ha visto in scena a fianco di olga e della prefetta marrosu, anche il padrone del ristorante, maurizio bassetto (clicca qui per vederne una foto, sul sito web del gazzettino), e il marito della prefetta il quale, a sentire le testimonianze riportate dai giornali, si è comportato in modo arrogante come il ruolo maritale non vorrebbe; ma io non c’ero e non so se costui è stato gentile oppure offensivo.

e c’è un altro attore sulla scena, uno dei soliti veneti ossequiosi abituati al siorsì comandi lustrissimo, che si è subito schierato dalla parte del più forte, cioè dell’autorità costituita.
sentite lo slurrrrp: “non si era mai visto un prefetto allontanato da una cena di gala in pieno svolgimento – afferma graziano dall’acqua, presidente dell’associazione strada dell’asparago di cimadolmo igp, evidentemente sconcertato dal trambusto così inopportuno durante l’evento organizzato da lui e forse timoroso dell’offesa arrecata alla prefetta – né mi sarei mai aspettato di vedere una scena così, tantomeno a una serata per noi importante dove il prefetto, per di più una signora, cortese e gentile ben oltre il limite richiesto dal proprio ruolo istituzionale, risultava mio gradito ospite. si tratta di un singolo episodio, che deve rimanere circoscritto. i ristoratori del nostro territorio sono famosi per la loro cordialità, disponibilità e accoglienza. con le persone prima di tutto e con i loro accompagnatori. anche canini”.

dunque, alle grave di papadopoli, in comune di cimadolmo, c’è il celebratissimo ristorante grave di papadopoli (clicca qui per vedere la pagina web del ristorante), meglio conosciuto con il nome del padrone, ristorante da maurizio.
in tutto il trevisano, in tutta italia, in tutta europa e nella galassia intera non c’è asparago migliore dell’asparago bianco dolce di cimadolmo (tuttavia io lo ritengo alla pari dell’asparago bianco di bassano dop e di quello non inferiore di badoere), e difatti a cimadolmo c’è la celebratissima strada dell’asparago di cimadolmo igp, la cui associazione organizza la manifestazione bianco dolce fresco asparago, cui partecipano chef e ristoranti della zona.
anche il ristorante di maurizio ha partecipato alla manifestazione, e nel suo ristorante si stava svolgendo la cerimonia conclusiva (clicca qui per vedere l’annuncio e il programma della serata).

autorità trevisane d’ogni tipo, politici, presidenti, signore in ghìngheri che a ogni lieve cenno del capo tintinnavano d’oro, banchieri, ufficiali delle armi più benemerite, imprenditori, sindaci, prelati.
provincia trevisana, con i suoi amori e storie di corna e di schèi fra mèches, macchinoni e capelli brizzolati.
in tutto, 140 invitati. gli zeri hanno un peso quando sono sui conti in banca: una concentrazione di reddito (contando anche quello evaso al fisco) pari al pil di uno stato africano.

alle 20,30 dopo gli aperitivi sotto le tende all’esterno del ristorante (immancabile il prosecco di cartizze, un’altra prelibatezza trevisana) gli invitati si accomodano in sala. la prefetta marrosu si siede, vicino a lei il marito, in posizione remota l’autista prefettizio, e dell’immancabile cagnolina olga non v’è alcuna traccia. ma è apparenza. l’amabile cagnetta c’è: dopo il risotto agli asparagi e primi che arrivi l’oca agli asparagi si accorge della pelosa presenza una cameriera che, mentre serve ai tavoli, si sente osservata da due occhietti bruni vivaci che la guardano da dentro la borsa della prefetta.

dev’essere accaduto qualcosa di sgradevole perché la cameriera piomba agitatissima in cucina, dove maurizio bassetto sta gestendo la delicatissima cena che può significare il successo o la crisi d’immagine del ristorante.
eh no, sbotta maurizio; non si trattano così le mie cameriere e non si fanno entrare i cani in sala.
la prefetta si alza dal tavolo e violando le regole haccp entra in cucina a protestare con bassetto. le porte della cucina si chiudono alle spalle della prefetta marrosu e da qui in poi la conversazione è ascoltata solamente dalla brigata di cucina. il rumore di pignatte e lo sfrigolio dei sughi copre le parole di quella conversazione riservata, durata alcuni minuti.

“non vuole sentire ragioni – dice la prefetta – quindi noi ce ne andiamo”.
il comandante dei carabinieri della stazione di san polo e il colonnello ruggiero capodivento, comandante provinciale dell’arma, ospiti graditi della serata, tentano una vana mediazione. il colonnello anch’egli viola le regole ed entra in cucina per qualche istante.
bassetto non media. la legge è uguale per tutti, le norme sanitarie non chiudono un occhio, è assurdo che le ispezioni periodiche dei carabinieri dei nas e degli ispettori dell’als e dell’uls valgano per alcuni e non per altri. “è il prefetto? non mi interessa, qui nessuno entra con un cane”.

con gentilezza e garbo, la prefetta saluta le altre autorità, ringrazia, chiama l’autista e se ne va con consorte e cagnolina.

lo scandalo risuona in tutta la ricca e tremebonda provincia. quindi giorni dopo maurizio bassetto viene intervistato dai giornali trevisani.
“se fossero stati usati altri toni, in prima battuta con la nostra cameriera, non sarei arrivato a quel punto”.
bassetto descrive il marito della prefetta: “quel signore che neppure conosco si è espresso con arroganza. quindi ho reagito dicendo che per me i clienti sono tutti uguali, autorità e non. le regole valgono per tutti. il cane doveva uscire dal locale”.
“se mi avesse chiesto con discrezione un’eccezione, vista la particolarità dell’ospite e della serata, avrei acconsentito. anzi, avevo pensato di prendere in mano il microfono e dire ai commensali che si faceva uno strappo alla regola. invece i toni si sono fatti aspri, per prima cosa con la nostra cameriera, che è tornata in cucina tremante, a momenti piangeva. l’ho interpretata come un’imposizione bella e buona”.
nessun diverbio con la prefetta, assicura maurizio bassetto. “è stato il suo compagno ad accalorarsi, a reagire con veemenza spropositata rispetto alla situazione”.

prima nota. questa storiellina minima è stata tratta soprattutto da articoli dei quotidiani la nuova venezia (clicca qui per leggere) e il gazzettino (clicca qui per leggere). suggerisco anche di leggere belle storie di animali sul blog 24zampe (clicca qui per leggere).

seconda nota. le regole sanitarie sono chiare. se l’ingresso al ristorante è vietato a cani e ad altri animali, è vietato a tutti i cani chiunque ne sia il proprietario; altrimenti lo si permetta a tutti i cani, chiunque ne sia il proprietario.

terza nota. anche il sindaco di cimadolmo, giovanni ministeri, e perfino l’associazione animalista enpa hanno accusato il maurizio bassetto (clicca qui per leggere l’articolo). non ho sentito dalle associazioni animaliste alcuna voce in difesa della cagnetta tenuta in una borsetta, e costretta in un ristorante affollato, entrambi (borsa e ristorante affollato) luoghi inadatti al simpatico animaletto. ma non sarebbe stato meglio che la vivace olga fosse lasciata correre in giardino a inseguire le talpe e i merli?

quarta nota. devo osservare che nelle sale dei ristoranti entrano spesso animali delle specie peggiori, ma poiché sono animali di razza umana purtroppo per costoro il divieto non vale.