frodi alimentari. i falsari del cibo, il made in italy e la qualità contraffatta. il documento completo.

vini blasonati che non hanno blasone, pomodori sandokan rivestiti da san marzano, la bufala delle mozzarelle di finta bufala, olio extra vergine “deodorato” e panettoni e colombe artigianali fatti in catena di montaggio.
a colpire il cuore della cucina italiana sono le contraffazioni e sofisticazioni di chi sa come dietro questa attività criminale si celi un business che vale oro.

basti pensare al valore di alcuni dei casi: un elenco da suscitare la gastrite.
10 milioni di euro per il solo olio non più vergine di oliva (o addirittura olio da lampada, non commestibile) spacciato per  extra vergine;
7 milioni di euro di sequestro di 100 ettolitri di “prodotti vinosi” illecitamente qualificati come amarone e valpolicella ripasso;
4 milioni di euro per i 450mila chili di olio extravergine di oliva "simpaticamente" deodorato;
3,4 milioni di euro nei vini contraffatti e spacciati “di qualità” o prodotti “in regioni determinate” e “igt” e dei prodotti a marchio di origine (dop, igp e stg);
391mila euro per un doppio concentrato di pomodoro confezionato chissà dove ma rivestito di italianità nell’etichetta.

italia a tavola 2011, il rapporto sulla sicurezza alimentare del movimento difesa del cittadino e legambiente giunto all'ottava edizione, lancia quest’anno l’allarme contraffazione.

clicca qui per scaricare il testo integrale del rapporto "italia a tavola" (619 mb in formato pdf)

un fenomeno che dal "italian sounding" ai taroccamenti dei prodotti a marchio di origine (dop, igp e stg) i “falsari” del cibo trovano terreno fertile in un sistema che si evolve anche sui nuovi media come internet.

non mancano, infatti, le frodi on line, come il ritrovamento di gorgonzola farlocco, taleggio fasullo e grana di fantasia contraffati e venduti sul web da alcune ditte.

le notizie di frodi, contraffazioni e sofisticazioni sono però da leggere in chiave positiva: sono infatti furbate scoperte e sanzionate grazie ai controlli delle forze dell’ordine, che hanno evitato di farci mangiare 36 milioni di chilogrammi e più di 18 milioni di litri di prodotti contraffatti o in cattivo stato di conservazione nel solo 2010.

ogni giorno gli istituti preposti restituiscono all’agroalimentare la sua credibilità passando al setaccio produttori, allevatori, trasformatori, supermercati, negozi e ristoranti.
ma anche mercati rionali, pescherie, stabilimenti balneari, campeggi, villaggi turistici, bar e agriturismi.
l'anno scorso sono stati condotti più di 430mila controlli da organismi come l’agenzia delle dogane, i carabinieri per la tutela della salute (nas), i carabinieri per le politiche agricole e alimentari, le capitanerie di porto, il corpo forestale, lispettorato ai servizi igiene degli alimenti e nutrizione, i servizi veterinari dei dipartimenti di prevenzione delle asl, i laboratori pubblici che operano nell’ambito del servizio sanitario nazionale.

“nel paese che ha lottato per ospitare l’autorità europea per la sicurezza alimentare (efsa) – ha commentato antonio longo, presidente del movimento difesa del cittadino – siamo ancora bloccati su vecchie impostazioni, attribuzioni, competenze che dimostrano tutti i loro limiti ogni volta che c’è una crisi di sicurezza per l’alimentazione. così è stato per l’influenza aviaria, così è stato per le mozzarelle di bufala contaminate o contraffatte, giusto per citare gli ultimi casi. col risultato che gli italiani vengono  a sapere delle emergenze alimentari prima dei giornali, dalla tv o magari dalle associazioni consumatori. crediamo che vada riaperta la questione dell’agenzia nazionale, senza anacronistiche gelosie e concorrenze. per intervenire con rapidità, per dare un senso alla molteplicità di soggetti che effettuano i tantissimi controlli, per dare efficacia all’informazione, per dare sicurezza ai cittadini che spesso non sanno a chi rivolgersi quando cercano informazioni”.

“bisogna uscire – aggiunge francesco ferrante, senatore pd e componente della segreteria nazionale di legambiente – da questa paradossale impasse: da una parte l’agroalimentare è uno di  quei settori su cui puntare per rilanciare lo sviluppo del nostro paese, in particolare sulla tutela del made in italy e della "buona" italia, dall'altra è proprio in questo settore, così delicato per la salute dei cittadini, che ogni giorno si svolge una vera e propria  battaglia tra forze dell'ordine e criminali senza scrupoli. dobbiamo impegnarci sempre di più – ha sottolineato ferrante – nella diffusione e nella promozione delle buone pratiche agricole e della etichettatura completa e trasparente. dobbiamo poi assolutamente pretendere che l'efsa inizi finalmente a svolgere il suo ruolo di tutela della sicurezza alimentare a livello europeo e che in italia si possa, superando ostacoli e timidezze, arrivare a un coordinamento efficace delle attività di prevenzione e controllo”.

sono sempre le frodi, i sequestri, le sofisticazioni e gli inganni a far notizia.
ma le buone notizie nell’agroalimentare ci sono.
la legambiente e il movimento difesa del cittadino hanno scelto alcune delle molte esperienze del nostro paese, sempre più ricco di esempi di buone pratiche ispirate ai principi della genuinità, della qualità e della sostenibilità ambientale.
l’auspicio del movimento difesa del cittadino e legambiente è che da questo riconoscimento nascano dei modelli da seguire quali testimonianze di come la qualità e la sostenibilità siano non solo conciliabili con gli obiettivi economici ma anche dei veri e propri propulsori.

il premio italia a tavola 2011 è andato a:
per progetto 2q “qualità quotidiana” ad asti–interreg “programme alcotra 2007-2013” della asl di asti segnalato da aiab;
welfare, sostenibilità, salute e gusto alla ristorazione aziendale di eniservizi segnalato da aiab;
cosa bolle nelle pentole della mensa scolastica del comune di san lazzaro di savena segnalato da aiab;
la qualità coop: l’olio extravergine di coop italia;
premio un consumatore informato per l’acquisto consapevole ai prodotti ittici di eurofishmarket.

clicca qui per scaricare il testo integrale del rapporto "italia a tavola" (619 mb in formato pdf)

  • AgriPablo |

    Eh – caro/a Rosa:
    mettiamola così – con un capo di abbigliamento farlocco (es. made in China, tanto per rimanere nel tema) magari rischi solo una dermatite, un eritema, una reazione allergica (magari ai genitali). Ma la roba finisce lì.
    con il cibo il discorso si fa più complesso, anche perchè certe contraffazioni possono causare effetti letali. Il cibo, poi, tocca su un aspetto chiave della sopravvivenza. Sapere che in giro c’è cibo contaminato a me mette in paranoia, oltra alla voglia di prendere i mascalzoni a sberle per il resto della loro vita.
    Purtroppo un egregio Signor Ministro (buffone) ha cancellato le leggi che ci tutelavano dalle frodi alimentari.
    Ora sono cavolazzi amari – a dispetto delle migliori intenzioni dei migliori operatori del servizio pubblico.
    Resta poi sempre il “fai da te” – orto (per sè famiglia, amici), legnate per chi sgarra!!

  • rosa |

    Mah a me non pare un grosso problema: in fin dei conti Frida Giannini (la stilista di Gucci) ha sempre dichiarato di osservare con attenzione le bancarelle e di stupirsi quando non trova la copia di un suo pezzo! ponendosi sempre la domanda: perchè non lo hanno copiato? Cosa ha che non va?

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