il parlamento italiano sta lavorando per mettere nuove restrizioni (già oggi le più severe) alle perforazioni petrolifere e alla ricerca dei 700-750 milioni di tonnellate di petrolio e gas stimate nei giacimenti nazionali.
per esempio i parlamentari del pd, compresi stella bianchi e alessandro bratti, vogliono imporre un divieto totale anche alla distanza di 12 miglia (22 chilometri) dal perimetro delle aree protette future, cioè quelle che non esistono ancora e che non hanno perimetro da cui misurare le distanze.
anche al senato programmi simili, come quelli promossi dall’alfaniano giuseppe marinello.
l’obiettivo dei parlamentari e di tanti italiani che li sostengono è proteggere dalla devastazione delle trivelle il territorio e il mare di un paese vocato al turismo e alla cultura.
dopotutto, le fonti rinnovabili sono un obiettivo condiviso in sostituzione del petrolio e del metano, come confermano gli incentivi all’energia fotovoltaica, come conferma la geotermia di un paese ricco di risorse vulcaniche e come confermano i progetti di impianti innovativi che vogliono sfruttare l’energia del generoso sole italiano. purtroppo, le fonti rinnovabili hanno molti nemici.
l’italia inoltre ha già trivellato più di 7mila pozzi di gas e petrolio, come avevo scritto l’altra settimana in questo articolo che riportava un po’ di dati interessanti.
non basta. i nostri mari già subiscono ben un centinaio di piattaforme, soprattutto di fronte all’emilia e alla romagna (in questo articolo dell’altro giorno descrivo con filmini e foto una mia visita a una piattaforma davanti alle belle coste della sicilia).
c’è da chiedersi: servono nuove perforazioni altrettanto devastanti per l’ambiente, la cultura e il turismo?
ma tralasciamo il nostro bel paese di camerieri, cuochi, pompei sbriciolate e musei deserti, dove purtroppo il panorama è punteggiato da rifiuti sul bordo della strada, da capannoni con la scritta “affittasi”, da edilizia d’arrembaggio e da supermercatoni della poltrona, e vediamo che cosa fanno gli inglesi, il cui paese – per tanti versi simile al nostro – non deve difendere un capitale di cultura e di turismo pari al nostro.
l’inghilterra ha deciso di semplificare ancor più le già agevoli norme sulle perforazioni, sia per il petrolio che per la geotermia.
infatti è sfumato il referendum per l’indipendenza scozzese – in scozia si stimano molte risorse sotterranee – e i programmi inglesi ora sono più chiari.
ecco il documento del governo inglese (clicca qui).
il documento si intitola government to remove barriers to onshore oil and gas and deep geothermal exploration e dice:
now more than ever, the uk needs secure domestic energy supplies. since 2003, as north sea oil has declined, we have become a net importer of oil and gas and are now increasingly dependent on international energy resources. it is essential that we make the most of home-sourced energy and start exploring the natural energy supplies beneath our feet.
(ora più che mai, il regno unito ha bisogno di rendere sicure le forniture di energia nazionale. dal 2003, quando è scesa l’estrazione di greggio dal mare del nord, siamo diventati importatori netti di petrolio e metano e ora siamo sempre più dipendenti dalle risorse estere. è essenziale sfruttare quanto più possibile le risorse energetiche nazionali e dobbiamo cominciare a cercare le forniture energetiche naturali che abbiamo sotto i nostri piedi).
questo sta facendo l’inghilterra.
è probabile che in inghilterra i conservatori, che sono coloro che temono il cambiamento della società e l’evoluzione del paese, sollevino contestazioni simili a quelle che avevano espresso 150 anni fa quando furono realizzate le prime linee ferroviarie: una storia molto interessante da leggere in questo articolo (clicca qui).