la lombardia ha deciso di sterminare milioni di castorini.

la regione lombardia s’è svegliata e un secolo dopo l’invasione ha deciso: stermineremo i castorini.
in ogni modo.
a schioppettate ma anche – così dice il piano varato dalla regione lombardia – con armi bianche da lancio. la regione non specifica quali armi bianche da lancio, ma la categoria comprende per esempio pugnali swiss di diabolik, quadrelli di balestra, cerbottane amazzoniche, balliste e zagaglie abissine; oppure la gassificazione; la sterilizzazione; le trappole. il provvedimento lombardo, caragrazia, prevede anche lo studio di metodologie innovative per un abbattimento meno cruento.
lo sterminio dei castorini ovvero nutrie che dai primi del ‘900 popolano i fiumi italiani potrà essere attuato “anche nel periodo e nelle zone in cui vige il divieto di caccia”. quindi anche ai giardinetti.

attenzione: comunque il castorino non è specie cacciabile sul territorio nazionale poiché non è ricompresa negli elenchi di cui all’art. 18 della legge n. 157/92.

sotto tiro, non meno di 2 milioni di questi tranquilli e fiduciosi roditori ai quali vengono attribuite le peggiori nefandezze (trivellano gli argini dei fiumi, portano schifose malattie indicibili e così via) la cui unica colpa vera è apprezzare soprattutto riso, granturco, soia e altre prelibatezze dei campi coltivati.

anche i cinghiali rovinano le colture, e per questo motivo c’è una caccia regolamentata, in modo che il loro numero non superi la tollerabilità e affinché i loro danni – che ci sono – siano comunque contenuti entro un limite di accettabilità.

ma la voglia di sparare è davvero tanta. e il futuro piano di contenimento dei castorini ovvero nutrie potrebbe confermare l’obiettivo di contenere i danni di questi tranquilli animaloni oppure potrebbe rivelare la finalità di divertire i cacciatori ma non di alleviare le imprese agricole dai danni di queste bestie.

il fatto è che il castorino (o nutria) con la cui pelliccia calda e morbida le nostre nonne avvolgevano il collo dei paletò non è sensibile agli spari, perché s’abitua e diventa diffidente, e prendere a schioppettate questi animali non ne contiene l’esuberanza riproduttiva.
l’esperienza ha confermato che le nutrie si fanno sorprendere solamente le prime volte dal tiro delle doppiette; poi imparano a diffidare e alla prima ombra di sovrapposto si rifugiano nelle loro tane inestricabili.

i pochi strumenti efficaci per contenerne il numero sono poco divertenti per gli eserciti di doppiette e sovrapposti (o armi bianche da lancio previste dalla regione come frombole, balliste, dardi, picche, alabarde e onagri): funzionano assai meglio le noiosissime trappole e le poco spassose reti da posare sugli argini.

ne avevo scritto in gennaio un articolo in cui ricordavo la storia di un secolo di presenza in italia di questo animale di origine argentina.

ma ecco che cosa ha scritto oggi la regione lombardia.

la commissione agricoltura ha varato il piano di contrasto al proliferare delle nutrie, un’emergenza che fa registrare la presenza ormai di oltre 2 milioni di roditori (alcune stime spingono la conta fino a 3,5 milioni di esemplari) con danni pesantissimi all’agricoltura. il provvedimento è stato presentato da carlo malvezzi (ncd), coordinatore del gruppo di lavoro in seno alla commissione agricoltura, presieduta da alessandro fermi (fi).
il via libera è arrivato oggi a larghissima maggioranza, con la sola astensione del movimento 5 stelle.
“il piano ha come obiettivo l’eradicazione della nutria dal territorio regionale, con metodi di abbattimento più variegati rispetto al passato – ha spiegato il relatore, carlo malvezzi – il provvedimento consente inoltre di colmare il vuoto normativo e operativo derivato dalla modifica della legge 157/92 che ha sospeso in lombardia i piani provinciali di abbattimento, con gravi riflessi sulle coltivazioni nelle province lombarde e in particolare a mantova, cremona, lodi e brescia”.
il presidente fermi ha anche condiviso con tutta la commissione la decisione di inviare già questa sera una lettera all’assessorato all’agricoltura per chiedere che i 420.000 euro già stanziati per l’emergenza non vengano toccati nel periodo che porterà alla votazione del provvedimento in consiglio.
la proposta di legge, per la restante parte del 2014, prevede che le province predispongano appositi piani di eradicazione e non più solo di contenimento e che, a partire dal 2015, la giunta regionale elabori un ‘programma regionale triennale’ per coordinare gli interventi di abbattimento fino alla totale eradicazione dell’animale.
come strumenti per arrivare all’eradicazione della nutria, la legge autorizza, seguendo rigorose procedure, l’uso delle armi comuni da sparo e da lancio individuale, la gassificazione e sterilizzazione controllate e il trappolaggio. gli interventi potranno essere attuati anche nel periodo e nelle zone in cui vige il divieto di caccia.
il provvedimento prevede anche lo studio di metodologie innovative per un abbattimento meno cruento, in collaborazione con le università lombarde.
ora si attende il voto definitivo in consiglio regionale.

qui finisce la nota diramata dalla lombardia.

sottesa c’è l’accusa agli ecologisti, come scriveva ai primi dell’anno agrinsieme emilia-romagna, il coordinamento di cia, confagricoltura e alleanza delle cooperative italiane: “puntiamo il dito su un animalismo troppo rigido che spesso ostacola i piani di cattura di questa specie non autoctona ed estremamente invasiva”.
oppure ecco un esponente della lega nord: “maltempo: caon (ln), danni ambientali colpa degli animalisti”

in italia i primi esemplari furono importati nel 1928 dall’istituto di coniglicoltura di alessandria. poi la pelliccia di castorino perse di interesse commerciale e la chiusura o il fallimento degli allevamenti ne portò la liberazione di molti esemplari. la prima segnalazione di nutrie inselvatichite in francia si ebbe già nel 1935.

l’arma migliore per sterminare i castorini è il freddo, al quale sono molto sensibili. una gelata che ghiacci rogge e stagni ne farà strage più di falariche, brandistocchi, giavellotti, kriss malesi, onagri, picche e tomahawk.

  • Jacopo Giliberto |

    attraverso il suo commento, il lettore bob si è qualificato.

  • Jacopo Giliberto |

    simpatico il ricordo sulla sua nonna di metà ottocento.
    grazie del consiglio sulle maiuscole. ne terrò il dovuto conto.

  • Michele |

    Nel mantovano non li chiama nessuno castorini, solo le nostre nonne, quelle nate nella metà dell’800. Oltre che sul nome si potrebbe aggiornare anche sull’ortografia e fare tornare di moda le maiuscole.

  • Luigi |

    Dott. Giliberto, venga a fare un giro con me in campagna che le faccio vedere le gallerie che questi “simpatici roditori” scavano sugli argini dei fossi, sulle quali non di rado si rovesciano i trattori per le frane, poi se vuole, ne riparli. Saluti.

  • Schiatti Giordano |

    Il nome Castorino e’ un retaggio commerciale del secolo scorso.Le signore che si addobbavano con un economica pelliccia di nutria chiamandolo Castorino si sentivano meno inferiori alle più prestigiose pellicce di castoro ovviamente appannaggio delle persone più ricche.

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