la basilicata userà (finalmente) le royalty del petrolio per aiutare i poveri. polemiche sui pozzi.

la basilicata userà le royalty aggiuntive del petrolio dei suoi giacimenti (circa cento milioni di euro l’anno) per finanziare le politiche sociali e di welfare, per aiutare gli artigiani, per stimolare la nascita di nuove attività, per dare un sussidio ai più poveri.

a lungo la regione è stata accusata di avere usato malamente (addirittura di avere sprecato) buona parte del fiume di denaro che le arrivava dal petrolio, e l’anno scorso la corte dei conti aveva censurato questa incapacità (clicca qui per scaricare il documento originale (pdf 3,3mb).

nei giorni scorsi la sottosegretaria dello sviluppo economico simona vicari e il presidente della regione basilicata, marcello pittella, si sono incontrati a potenza e hanno definito un’intesa per l’uso delle risorse derivanti dal fondo 3% delle royalty destinato, dopo il decreto sblocca italia, alla “social card” e a misure di sviluppo economico.
dai fondi 2013-2014 e per i bienni successivi sono stati individuati i seguenti principali settori d’intervento: misure di sviluppo economico a favore dei sistemi di impresa, delle piccole e medie imprese, artigiani, commercianti e autoimprenditorialità, sostegno al reddito per i più svantaggiati, potenziamento dei servizi alle comunità locali, occupazione stabile, progetti di utilità sociale.

ma i giacimenti lucani possono costituire un rischio per l’ambiente? per rispondere a questa legittima domanda, vicari e pittella hanno concordato di avviare un monitoraggio diretto, continuo e capillare delle zone interessate dagli impianti petroliferi. costituiranno un gruppo di lavoro tecnico-scientifico, all’interno della commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie, con il compito di valutare i parametri di esercizio degli impianti di estrazione degli idrocarburi in basilicata, per conoscere dettagliatamente ogni elemento rilevante per la salute e l’ambiente e individuare tutti gli eventuali interventi migliorativi del ciclo produttivo.

gira voce in basilicata che siano attivi 300 pozzi di petrolio e metano; pittella risponde che i 300 pozzi sono solamente “nell’immaginario collettivo”: i pozzi che estraggono greggio in basilicata sono 59, ridotti a 46 nel 2005 (di cui 40 realizzati, 27 oggi in produzione, altri 4 in attesa di nulla osta dalle soprintendenze e 2 pozzi di reiniezione previsti di cui solo un in esercizio).

oltre alla val d’agri, sono sei i pozzi già perforati nell’altro giacimento di tempa rossa che andrà in produzione il prossimo anno.
in tutta la regione, inoltre, sono 10 i permessi di ricerca vigenti (sette con decorso temporale sospeso e tre rigettati in seguito alla definizione della via, valutazione di impatto ambientale).
dei permessi richiesti, sono 18 le istanze su terra ferma, con esiti negativi, tranne una attualmente in commissione idrocarburi e risorse minerarie.
un permesso riguarda la ricerca in mare e ha avuto parere negativo.

in italia ci sono circa 900 pozzi attivi degli oltre 7mila perforati finora.

c’è chi si oppone, come il radicale maurizio bolognetti che ha tenuto uno sciopero della fame di due settimane. in basilicata sono stati fatte 482 perforazioni, dice.

una denuncia è stata presentata alla commissione ambiente del parlamento europeo dal movimento 5 stelle che ipotizza un inquinamento delle acque. secondo il senatore vito rosario petrocelli del m5s sarebbe stata utilizzata da una compagnia americana la tecnica del fracking intorno alla diga del pertusillo, invaso che alimenta di acqua potabile la basilicata e la puglia.
l’eni (non chiamata in causa) replica alle asserzioni del senatore dicendo che la tecnica della fratturazione idraulica è inapplicabile in basilicata e in italia perché non esistono formazioni rocciose di scisti tipiche dei giacimenti di shale gas e shale oil.

  • Maurizio Bolognetti |

    OIL FOR FOOD

    Dopo sagre, film, ricchi premi e cotillons arriva la social card.

    Una regione colonizzata.

  Post Precedente
Post Successivo