la società cambia. per vendere giubbotti di cane procione bisogna spacciarli per sintetici.

due notizie in una.
una è una notiziola minima di cronaca.
l’altra, che vi è sottesa, è una notizia più vasta di costume e di cambiamento sociale.

notiziola minima.
la finanza di verbania ha sequestrato in un negozio al dettaglio e poi nel magazzino milanese di un importatore all’ingrosso 140 giubbotti di pelliccia spacciata per sintetica, e invece era pelliccia naturale di cane procione, ovvero un particolare canide asiatico le cui forme ricordano il popolare orsetto lavatore tipico delle americhe, il quale (procione americano) è raffigurato nell’immagine qui sopra.

notizia più ampia.
per riuscire a vendere meglio una partita di giubbotti bisogna dire che è pelle sintetica.
una volta la plastica doveva imitare il pellame naturale.
oggi il pellame deve spacciarsi per sintetico e artificiale.
i consumatori accettano malvolentieri una pelliccia ottenuta scuoiando un animale ucciso, e gradiscono di più una pelliccia ottenuta dalla sintesi del petrolio.

il dettaglio.
la guardia di finanza di verbania ha sequestrato 140 giubbotti con pellicce animali, in particolare di cane procione, ma i cartellini indicavano che la loro composizione era al 100% sintetico. sono stati trovati in un negozio di proprietà di un cinese e, successivamente, nel magazzino di un importatore a milano.
“questi beni – spiegano le fiamme gialle – venivano posti in commercio con l’indicazione sui cartelli della composizione in materiale sintetico, ma accertamenti tecnici hanno consentito di riscontrare come la pelliccia apposta sugli stessi fosse di origine animale, in particolare di cane procione. un trucco teso a danneggiare i consumatori certi di acquistare un bene diverso da quello che avrebbero effettivamente acquistato”.
l’importatore milanese è stato denunciato per frode in commercio.

non confondere ecopelle e similpelle.
l’ecopelle non è similpelle sintetica (clicca qui) ma pelle conciata in modo naturale.

asia sintetica.
come era avvenuto in italia fra gli anni ’40 e gli anni ’50, anche in anni recenti in numerosi paesi asiatici i materiali naturali (seta, cotone, lana) erano disprezzati perché simbolo di povertà e venivano preferiti quelli artificiali e sintetici (poliestere, nailon, viscosa) indice di progresso. una veste di seta era da poveri, una di poliestere era da persone evolute.
il fenomeno si ripete con il caso del procione, snobbato, e della similpelle, preferita, ma ha motivazioni economiche e sociali diverse come per esempio la diffusione della sensibilità ambientale e della tutela degli animali.

chi è interessato al tema degli animali può leggere il bel blog di guido minciotti (clicca qui).