copio, plagiando luttazzianamente, l'ottimo carlo stagnaro, accorto osservatore del mondo economico attraverso l'istituto bruno leoni e commentatore garbato attraverso il chicago-blog.
oggi stagnaro ha pubblicato sul chicago-blog una nota interessante sulla nomina a presidente della futura agenzia per la sicurezza nucleare di umberto veronesi, senatore del pd, medico, già ministro della sanità, simbolo di laicità intelligente ed evoluta, creatore dell'istituto europeo di oncologia e (un pochino) anche giornalista.
ecco un passo di stagnaro.
fino all’ultimo veronesi è stato in “ballottaggio” con altri due potenziali presidenti, ciascuno – in modo e per ragioni diverse – in possesso di tutti i requisiti necessari. alessandro ortis, presidente uscente (scadrà a dicembre) dell’autorità per l’energia, è per formazione ingegnere nucleare e non ha mai nascosto di vedere di buon occhio la possibilità che il paese torni all’atomo. molti hanno visto nel documento di consultazione pubblicato dall’autorità sui contratti a lungo termine per le tecnologie caratterizzate da alti investimenti upfront una mano tesa al piano del governo. nei sette anni di presidenza del regolatore, ortis si è conquistato la fama di tecnico competente e indipendente sia dai soggetti regolati (con cui spesso si è scontrato), sia dalla politica. l’altro candidato, maurizio cumo, professore di impianti nucleari alla sapienza di roma, è ancora in pista come consigliere, quindi ne parlerò dopo.
c'è da osservare che veronesi ha un'immagine non di tecnico o di esperto delle tematiche atomiche. il suo rapporto con questa tecnologia è soprattutto come "prescrittore" e studioso di terapie antitumorali basate sulla medicina nucleare, quella – per indenderci – che usa il cobalto e altri isotopi per debellare le formazioni cancerose. ma il cancro è anche uno degli effetti della radioattività, e la figura di veronesi è pertinente nella veste di difensore-dei-cittadini-dai-rischi.
in altre parole, nell'immaginario il grande medico ci rassicurerà sul fatto che il programma nucleare non potrà comportare alcun pericolo.
una scelta, così, non di autorevolezza ma soprattutto di immagine e di comunicazione sul percepito collettivo.
a meno che la sensibilità ventrale degli italiani – sull'energia atomica gran parte degli italiani ragionano con la pancia, sia quelli a favore che quelli contro - non legga nella scelta di veronesi proprio il contrario di quello che si voleva ottenere.
e che dicano: "hanno scelto un medico del cancro: allora è vero che c'è pericolo nel programma nucleare".
veronesi aveva posto, per la nomina, una condizione forte. visto che io non sono un esperto di nucleare (questo il senso della sua avvertenza) voglio essere affiancato da esperti solidissimi.
ci sono, questi esperti che garantiranno umberto veronesi sui contenuti tecnici?
ecco allora un altro passo dal blog di carlo stagnaro:
chi dovrà affiancare veronesi alla testa dell’agenzia? secondo la legge istitutiva, se la nomina del presidente spetta formalmente alla presidenza del consiglio, i quattro componenti vengono decisi due dal ministero dell’ambiente e due dal ministero dello sviluppo economico. stefania prestigiacomo avrebbe scelto i nomi di bernadette nicotra, magistrato e vicecapo di gabinetto del ministro, e il geologo gualtiero bellomo, membro della commissione via (in precedenza si era parlato di aldo cosentino, direttore generale del ministero dell’ambiente). alcuni ritengono che nicotra e bellomo (o, se è per questo, cosentino), pur essendo professionisti di indubbia competenza, abbiano due limiti che, potenzialmente, potrebbero sollevare qualche malumore: non si sono occupati di nucleare in precedenza, e soprattutto sono troppo vicini – professionalmente – a prestigiacomo. su questo punto tornerò a breve.
io personalmente avevo sentito anche altri nomi di candidati per parte ambientale al vertice dell'agenzia a fianco di veronesi. nomi in ogni caso poco esperti di energia nucleare.
i mesi di ritardo nelle scelte erano dovuti anche a questo. al fatto che molti dei candidati per il vertice erano di scelta politica, e non tecnica. prima sull'elenco c'era stato il braccio di ferro tra l'allora claudio scajola e prestigiacomo. poi, in assenza del ministro dello sviluppo economico, la sola prestigiacomo senza controparte negoziale. ora c'è romani, che ha impresso lo sblocco dopo mesi di colpevole ritardo.
la lettura politica data da carlo stagnaro si completa con i complimenti alle qualità di stefano saglia, il sottosegretario che sottotraccia ha lavorato nella fase acefala dello sviluppo economico, e con la fregatura per il pd di bersani.
ecco stagnaro:
pur non essendo strettamente necessario ai sensi dello statuto (ed è un male), veronesi dovrà dimettersi da senatore, come hanno subito chiesto un po’ maliziosamente roberto della seta e francesco ferrante e come lo stesso veronesi aveva promesso, in seguito a una schermaglia col segretario del pd, pierluigi bersani. proprio il segretario del pd esce paradossalmente sconfitto da una scelta nel nome del dialogo, visto che, per evitare di pronunciarsi con chiarezza e mantenersi equidistante tra l’anima più dialogante del partito e quella massimalista, aveva puntato tutto sulla guerra senza se e senza ma al “modo in cui” il governo stava conducendo il programma. va da sé che il clima distensivo innescato dalla nomina di veronesi delegittima i toni guerrafondai di una parte del pd (che peraltro si trova nell’imbarazzante situazione di aver condotto un’opposizione massimalista nel paese, razionale in aula, e non può dunque oggi – per le scelte fatte in tema di comunicazione – rivendicare un ruolo nell’oggettivo ammorbidimento dell’esecutivo).
buona lettura della nota di stagnaro sul chicago-blog