qualche giorno dopo le piogge torrenziali ricevo dal giornalista fabrizio stelluto questa lettera aperta, che voglio condividere con te.
perché – si chiedono stelluto e i giornalisti vèneti del settore agricolo, alimentare e ambientale – non trova ascolto sulle pagine dei giornali il dramma collettivo di questi giorni nel vèneto centrale, dove l'alluvione di pochi giorni fa ha le dimensioni della devastazione sociale ed economica?
perché – qui chiedo io, e non stelluto – a volte alcuni eventi catastròfici appaiono "più catastròfici" e in altre occasioni lo sono meno?
un tuo commento sarà gradito.
lettera aperta ai giornalisti italiani sull'alluvione nel veneto
preg.mi colleghi,
che cosa sta succedendo ai mass-media italiani?
come giornalisti agroalimentari ed ambientali di veneto e trentino alto adige, siamo avviliti e sbalorditi di fronte alla sostanziale disattenzione, con cui, a livello nazionale, si sta seguendo il dramma delle migliaia di sfollati (un termine, persino, desueto) veneti a seguito di un alluvione peggiore che nel '66.
sulle prime pagine dei quotidiani (non quelli locali), nella migliore delle ipotesi, c'è solo un richiamo; nelle pagine interne, i pezzi si fanno con le agenzie; ci si affida ai collaboratori locali, non ci sono inviati (almeno fino ad oggi); i servizi radiotelevisivi non sono in apertura; i talk-show (salvo qualche encomiabile eccezione) parlano d'altro.
eppure, qui, c'è un esodo di persone costrette a cercare ospitalità da amici e parenti o in ricoveri d'emergenza. chiunque abbia vissuto l'incidente domestico della rottura di un tubo, sa cosa vuol dire avere una perdita d'acqua in casa; provate a pensare abitazioni, negozi, case rurali invase dall'acqua per giorni… e poi ci sono gli scantinati, che spesso raccolgono le memorie di una vita.
professionalmente mi occupo, da anni, di comunicare i temi legati alla salvaguardia idrogeologica (sono responsabile comunicazione dell'associazione nazionale bonifiche e irrigazioni) e quindi so a quanti colleghi ho indicato situazioni di emergenza e quanti ne ho accompagnati in occasione di eventi calamitosi.
qui, invece, sul veneto, è evidente un'ingiustificata incomprensione nazionale della tragedia.
eppure, con tutto il rispetto, non è franato un versante scosceso: si è allagata una città come vicenza ed è stata messa in ginocchio una delle aree economicamente più vivaci del “mitico” nordest (senza dimenticare le vittime). vorrà pure dire qualcosa?
ma quale colpa hanno i veneti per meritare questo ostracismo? a roma, tra il serio ed il faceto, mi hanno detto che è perchè non sono “piagnoni”. allora è bene che si sappia: il veneto si rimbocca le maniche, ma piange il proprio dolore ed è più amaro degli altri. se davvero crediamo in un paese unitario, aiutateci a farlo capire.
fabrizio stelluto
presidente a.r.g.a.v.
qui puoi lèggere il secondo articolo sull'alluvione del vèneto, con una testimonianza dal friùli