acqua. referendum. i vincitori veri. cattiverie, attualità, scomodità. notizie da bari.

cattiverie

carlo giovanardi, ansa

sto leggendo con un certo divertimento le testate locali che riportano come le strutture pubbliche che gestiscono l'acqua, in particolare in emilia-romagna, una regione del pd, hanno avuto un tracollo in borsa, perdendo decine di milioni di euro e si sta già parlando di aumento delle tariffe, oltre ad una sparizione degli investimenti: un dramma.

carlo stagnaro, chicago-blog

grazie ai potenti mezzi dell’istituto bruno leoni, abbiamo intercettato alcuni scambi epistolari. li pubblichiamo. forse sono veri.

caro signor sindaco,
congratulazioni per la vittoria referendaria! il suo contributo è stato fondamentale per mantenere l’acqua nelle mani di tutti. le scrivo per una piccola cortesia. come ricorderà, la mia impresa ha generosamente sostenuto la sua campagna elettorale. mio figlio (omissis) è una persona molto in gamba, ha 35 anni, e sta per laurearsi in scienze della comunicazione (gli mancano solo una dozzina di esami). purtroppo non mi sembra molto interessato a essere coinvolto nella gestione dell’azienda di famiglia, né mi pare versato in tale attività. ciò non toglie che anche lui abbia diritto a un’occupazione. potrebbe per cortesia nominarlo nel consiglio d’amministrazione della società dell’acqua potabile?

spettabile società dell’acqua potabile,
con la presente vi intimo di riallacciare la fornitura d’acqua. e’ vero che da alcuni anni non pago la bolletta, ma l’acqua è un diritto di tutti. a maggior ragione di chi, come me, dichiara un reddito di 12.000 euro all’anno. vi invito quindi a procedere sollecitamente, anche perché sabato do una festa e se gli amici trovassero la piscina vuota, farei una figuraccia.

spettabile amministratore delegato della municipalizzata dei rifiuti,
le scrivo per invitarla a pranzo in modo da concordare l’offerta per il bando che avete appena lanciato, in relazione alle opere civili della vostra discarica. come lei sa, la mia azienda non è in grado di farle un’offerta competitiva, quindi è necessario che l’appalto sia formulato in modo tale da impedire a concorrenti sleali di vincere. nella deplorevole ipotesi in cui ciò dovesse accadere, il mio amico, il sindaco, che ha ottenuto i voti di tutti i miei dipendenti, sarebbe costretto a fronteggiare uno spiacevole sciopero, e lei dovrebbe assumersi la responsabilità di aver sbattuto in mezzo alla strada un numero inaccettabile di maestranze altamente professionalizzate. sono sicuro che, dato il suo senso di responsabilità, vorrà impedire questo increscioso sviluppo. e’ chiaro che non le sto chiedendo nulla di illegale, diciamo al massimo un’interpretazione creativa delle norme: grazie al recente voto referendario, lei non è più tenuto a garantire l’economicità del servizio. sono sicuro che né lei, né io, né il sindaco desideriamo trovarci in una situazione tale da pregiudicare la serenità dei lavoratori, della collettività e delle nostre rispettive famiglie – vero?

gentile associazione dei consumatori,
sono un cittadino della città di (omissis), che come sapete era candidata a ospitare una centrale nucleare. dato l’esito del referendum, vi prego di includere il mio nome tra i partecipanti alla class action contro l’impresa elettrica (omissis) per essere risarcito del tumore che avrei potuto contrarre qualora l’impianto fosse stato realizzato.

cara amica, caro amico,
chi vi scrive è il segretario del sindacato della locale società di trasporto pubblico. sebbene la società sia chiaramente sovra-organico, grazie al recente referendum nessuno dei nostri associati dovrà essere licenziato, perché il comune non sarà obbligato a mettere a gara la gestione del servizio. anzi: il sindaco si è già impegnato a regolarizzare tutti i precari e anche la nostra battaglia per 15 minuti di pausa ogni 15 di lavoro è praticamente vinta. a questo punto, stiamo cercando qualcuno che occupi le posizioni precedentemente occupate dai precari, in quanto il lavoro va comunque svolto. vi preghiamo quindi, nel caso siate interessati, di farci pervenire il vostro curriculum e di iscrivervi il prima possibile al nostro sindacato.

caro sindaco,
sono l’amministratore delegato dell’azienda comunale dei rifiuti. come lei sa, la nostra azienda è un esempio di realtà pubblica efficiente, da tutti lodata. per dar seguito ai nostri piani di sviluppo, dobbiamo fare investimenti per i quali contavamo sull’opportunità di una quotazione in borsa, su cui lei ci aveva garantito il via libera e il consiglio comunale si era pronunciato favorevolmente. leggo oggi le sue dichiarazioni contro la privatizzazione: mi può per cortesia ragguagliare? e come devo comportarmi nei confronti dei nostri fornitori, a cui dovremo pagare delle penali se fossimo costretti a tagliare gli investimenti già pianificati, la cui fattibilità dipendeva appunto dall’apporto di capitali privati?

caro amministratore delegato,
non so di cosa stia parlando. io e la mia maggioranza siamo sempre stati contrari alla privatizzazione. la gestione dei rifiuti, come lei sa, è un servizio pubblico essenziale che non può essere tolto dalle mani pubbliche, e tanto meno può essere assoggettato alla logica dei profitti. i suoi investimenti, quindi, non riceveranno mai il mio via libera, come peraltro ho testé confermato ai rappresentanti del comitato “acqua pubblica – no al termovalorizzatore”. ne approfitto per invitarla a liberare l’ufficio perché, come sa, il mio compagno di partito (nonché, ma lo dico solo a titolo informativo senza nulla implicare, mio cugino) non è stato eletto in consiglio regionale. ho solennemente promesso, in campagna elettorale, di combattere contro la disoccupazione e non intendo venir meno alle mie promesse. lo devo agli elettori e alla mia stessa dignità. in più, tengo famiglia.

attualità

come ho anticipato un mese fa sul sole 24 ore, il consiglio regionale della puglia ha approvato in serata a maggioranza (con 37 voti a favore, quelli del centrosinistra e di mep, e 24 contrari, quelli del centrodestra e dell'udc) il disegno di legge "governo e gestione del servizio idrico integrato – costituzione dell'azienda pubblica regionale acquedotto pugliese (aqp)". prevede la trasformazione dell'aqp da società per azioni (la maggioranza è della regione puglia per l'87% circa e della basilicata per circa il 13%) a ente pubblico.
entusiasta il leader nazionale di sinistr
a ecologia e libertà e presidente della regione puglia, nichi vendola, che non ha dubbi: "rendere l'acquedotto pugliese di proprietà del popolo pugliese credo sia il modo migliore di rispondere alla meravigliosa domanda di cambiamento e di difesa dei beni comuni che si è espressa nei referendum".

risale al maggio del 1999, col primo governo presieduto da massimo d'alema (allora ds), il decreto legislativo che sancì la trasformazione dell'acquedotto pugliese in società per azioni: l'ente autonomo acquedotto pugliese divenne allora acquedotto pugliese spa (azionista unico il ministero del tesoro). con questo atto il più grande acquedotto d'europa (20.000 chilometri di rete in cinque regioni), si avviava a una privatizzazione che fu di fatto fermata dall'attuale ministro agli affari regionali, raffaele fitto, all'epoca nella quale era appena stato eletto presidente di centrodestra della regione puglia. ne scaturì che, di fatto, non solo aqp, benché trasformato in società per azioni, restò in mano pubblica, ma che fu anche passato dalla proprietà dello stato a quella delle regioni (per l'87,1% alla regione puglia e per il resto alla regione basilicata).
dopo il passaggio dell'acquedotto a società per azioni, infatti, d'alema stabilì, con un proprio decreto, il 3 marzo 2000, che l'acquedotto andasse venduto all'enel mediante trattativa diretta dopo una valutazione da parte di un collegio di tre advisor. quando il centrosinistra perse le regionali (19 aprile 2000), d'alema si dimise da presidente del consiglio e gli successe giuliano amato, sempre alla guida di una coalizione di centrosinistra. l'operazione aqp andò avanti. alla fine del 2000 gli advisor conclusero il proprio lavoro, stimando un prezzo intorno ai 1.300 miliardi di lire. per il centrodestra si trattava di una svendita, dato il valore di opere e impianti di aqp, che a suo giudizio si aggirava tra i 3.500 e i 4.500 miliardi di lire.
enel che, prima della valutazione degli advisor, era disposto a sborsane 3.100, cominciò a scalpitare; il 3 maggio 2001 il ministro del tesoro, vincenzo visco (ds), diede il via libera alla cessione, ma l'appena eletto presidente della regione puglia, raffaele fitto, si oppose fortemente, sostenendo che alla privatizzazione avrebbe dovuto provvedere il governo che sarebbe uscito dalle elezioni politiche che si sarebbero svolte solo 10 giorni dopo, il 13 maggio 2001.
vinse berlusconi, e tremonti, ministro dell'economia, con la finanziaria 2002 trasferì, senza oneri, la proprietà dell'acquedotto pugliese alle regioni puglia e basilicata in proporzione del numero degli abitanti di ciascuna.
il passaggio prevedeva che entro il 31 luglio 2002 l'acquedotto andasse privatizzato, ceduto cioè a privati con l'immissione sul mercato delle quote azionarie. operazione mai avvenuta.

scomodità

l'altra settimana ho pubblicato in queste pagine un documento degli acquedotti pubblici, preoccupatissimi perché uno dei due referendum sull'acqua (quello con la scheda gialla) in realtà non è contro la *privatizzazione* bensì dissesta i bilanci di tutti gli acquedotti, pubblici e privati, e soprattutto pubblici.

avevo trovato e pubblicato un documento degli analisti londinesi della fitch, una delle più autorevoli società di rating, che diceva la stessa cosa: il referendum scheda-gialla blocca tutti gli acquedotti e rischia di mandarli al dissesto.

poi ho pubblicato un interessante commento di andrea gilardoni, professore alla bocconi e uno dei massimi esperti italiani di economia degli acquedotti.

e ancora, un commento di adolfo spaziani, direttore della federutility, cioè l'associazione degli acquedotti pubblici e di tutte le aziende di servizi pubblici locali.

ho ascoltato il parere dell'economista alessandro marangoni, tra i più noti nel settore dei servizi pubblici locali, di cui oggi questa nuova analisi.

poi ho pubblicato l'elenco dei circa 150 comuni italiani messi in mora dall'unione europea perché in 13 anni non si sono dotati di depuratori. questi comuni dovranno dotarsi entro due mesi dei depuratori, dice bruxelles; la multa va da 11mila a oltre 700mila euro per ogni giorno di ritardo: chi pagherà queste multe? con le tasse, tutti noi.

ecco l'appello di economisti di servizi pubblici ed esperti del settore idrico, i quali stanno raccogliendo le firme in difesa degli acquedotti pubblici di cui accennavo qui sopra.

ecco l'intervento di alessandro petretto, che insegna economia pubblica all'università di firenze.

e poi lo schema riassuntivo di massarutto di ieri.

qui una notizia sui conti del referendum sull'acqua (a rischio investimenti per 20 miliardi negli acquedotti pubblici) con l'esempio del caso di firenze.

infine, una raccolta di video e di link referendari.