la danimarca, prima e (spero) unica al mondo, ha deciso di tassare il grasso.
un'imposta sul contenuto di grasso saturo nei cibi.
lo racconta il settimanale newyorkese time in questo articolo e la notizia contrista le mie papille.
il burro, ovvio, è grasso saturo e quindi rincara, ma anche la panna da cucina, la besciamella, le carni o il formaggio (quelli francesi riportano sull'etichetta indicazioni come "60% matière grasse").
non c'è riguardo fiscale per nessuno, dagli hamburger del mcdonald fino al latte delle vacche razza frisona che ruminano l'erba verdissima dello jutland.
sono esentati dall'imposta i grassi insaturi, come l'olio d'oliva, ritenuti meno dannosi.
questa scheda di wikipedìa sugli acidi grassi è molto chiara.
è la guerra danese contro gli ingredienti ritenuti cattivi per la salute. grassezza, diabete, malattie al cuore.
dal 1° ottobre sono colpiti non solamente i grassi ma anche gli alcolici (che erano già triturati da imposte schiacciasassi).
l'imposta sui grassi si basa su una formula semplice: 16 corone per ogni chilo di grassi saturi a partire da un contenuto minimo del 2,3%.
così il pacchetto di burro (salato o non salato, secondo la tradizione danese) contiene il 63% di grassi saturi e rincara in media di 2,5 corone.
i danesi sono un popolo che non si risparmiano: tra salsicce, pane imburrato e altre saturazioni, ogni anno ingluviano 82 milioni di chili di grassi tassabili.
sono esportatori formidabili di burro (il lurpak è presente nei nostri scaffali) ma i danesi sono famosi in tutto il mondo soprattutto per i dansk smør cookies, danish butter cookies, bisquits au beurre danois, venduti nelle classiche scatole di metallo smaltato di blu.
già nel 2004 la danimarca aveva tassato i grassi idrogenati (le margarine e così via) usati dall'industria alimentare per biscotti e altre preparazioni.