sul filo della memoria. la storia (e le foto) del milite ignoto. quello vero. l’eroe che nessuno racconta.

il 4 novembre del 1918 la prima guerra mondiale finì con la vittoria dell'italia (alleata con francia, inghilterra, usa e altri) contro gli austriaci (alleati con germania e altri).

nei giorni scorsi diversi giornali hanno scritto pagine dedicate alla propaganda del "viaggio dell’eroe".
pagine dedicate al milite ignoto.

in queste prime righe racconto la storia propagandistica del 2011.

poi, più sotto, leggerai la storia vera del milite ignoto.
racconterò dell’eroe vero. quello vero. quello ignoto.

hai presente piazza venezia, a roma?
da un lato, addossato al campidoglio, c’è un palazzone a colonne, è l’altare della patria, o vittoriano, che fu soprannominato dai romani anche la macchina per scrivere per la sua somiglianza alle vecchie macchine per scrivere, che avevano una struttura abbastanza simile.

Remington
Altare della patria

ai piedi della scalinata c’è il monumento al milite ignoto, custodito da un picchetto d’onore.
la fiamma lampeggia perenne.
lì c’è la tomba di un soldato della prima guerra mondiale, uno delle migliaia di soldati non identificati.

 

la propaganda del 2011

nei giorni scorsi si è svolto il viaggio dell'eroe, realizzato in collaborazione tra ministero della difesa e ferrovie dello stato con il patrocinio della presidenza della repubblica.
il viaggio dell’eroe edizione 2011 ha voluto rievocare, in occasione del novantesimo anniversario, il trasporto in treno della salma del milite ignoto da aquileia a roma, avvenuto nel 1921, dal 28 ottobre al 4 novembre con un treno speciale allestito dalle ferrovie dello stato di allora.
l'iniziativa, la mostra itinerante e il viaggio dello speciale convoglio, partito dal friuli venezia giulia attraverso l'italia con tappe in 15 città come accadde novanta anni fa, rientra tra le iniziative promosse dal comitato per i 150 anni del'unità d'italia e costituisce uno dei principali simboli dell'unità del paese, testimoniando il sacrificio e l'eroismo di migliaia di uomini che l'hanno difesa.
alla presenza del ministro ignazio la russa, il treno del 2011 è partito da aquileia con a bordo il tricolore, dopo la cerimonia inaugurale accompagnata dalla banda musicale allestita per la speciale occasione dal ministero della difesa.
Milite ignoto.scheda composizione treno
il convoglio è composto, oltre a un bagagliaio e alla locomotiva, da tre vetture mostra, una carrozza cinema dove sono proiettate immagini storiche e un carro speciale messo a disposizione da ferrovie italiane per esporre testimonianze del tempo.
cerimonie commemorative con istituzioni e autorità a udine, treviso, padova, rovigo, ferrara, pistoia, prato, arezzo, chiusi, orvieto e orte.
ma anche visite per le famiglie, le scolaresche e i tanti cittadini che hanno potuto rievocare una pagina di straordinaria emotività per la storia del paese nelle soste previste a venezia, bologna e firenze.

l'iniziativa si è conclusa a roma il 2 novembre quando, sulle note del piave mormorò (il nome vero della canzone è "la leggenda del piave" e fu composta da un repubblicano antisabaudo), il presidente della repubblica giorgio napolitano ha accolto al binario 1 della stazione termini il treno speciale, che fino al 6 novembre sarà aperto alle visite al binario 29.

questa la storia del treno propagandistico del 2011.

 

i militi ignoti

nella prima guerra mondiale, un numero grandissimo di soldati morti rimasero ignoti.
corpi smembrati dalle granate, di cui si ritrovavano pochi brandelli macellati;
i disertori fucilati;
i cadaveri decomposti che emergevano dalle valanghe sulle dolomiti;
quelli sepolti in fretta perché i combattimenti si accanivano;
i cimiterini dietro il fronte che venivano arati dai grossi calibri d’artiglieria.

per darti un’idea del numero senza fine di militi ignoti, questa è un’immagine del sacrario in cui sono conservati i resti dei caduti sul monte grappa, in veneto.
vedi i gradoni con le file di loculi?
ogni trentina di nicchie, ognuna delle quali con nome e cognome del caduto, c’è una nicchia più alta.
alta quanto tre file di loculi.
ebbene, in ciascuna delle nicchie più alte ci sono i resti di 100 ignoti.
così hai (circa) 30 caduti con nome e cognome e 100 non identificati.
Sacrario del grappa
ho prelevato questa foto di areaphoto image & comunication da questo indirizzo.

 

 il treno del ’21

impennacchiati e coperti di medaglie (conquistate nelle retrovie mandand
o al macello migliaia di cittadini italiani), i generali dovevano sdebitarsi con lacrime di coccodrillo di fronte alle loro vittime: gli italiani.

il 26 ottobre 1921, nella basilica di aquileia, la triestina maria bergamas, madre di un soldato il cui corpo non fu mai identificato, scelse il milite ignoto da onorare a roma.

in questa foto, l'espressione dolente di maria bergamas durante la cerimonia.

una cerimonia solenne nell’antica cattedrale di aquileia.
da varie parti del fronte furono portate undici salme senza nome.

la donna fu posta di fronte alle undici bare allineate: appoggiò lo scialle sulla seconda bara e, dopo essere passata davanti alle prime, non riuscì a proseguire.
si accasciò al suolo, sopraffatta dal dolore, davanti alla decima bara su cui, per questo motivo, cadde la scelta.

altre dieci bare senza nome che non erano state sorteggiate da maria bergamas furono collocate in un monumento funebre adiacente alla basilica, monumento dove, negli anni 50, fu sepolta anche la donna.

ecco l’immagine della scelta dolentissima secondo la copertina della domenica del corriere
Domenica del corriere
ho tratto l'immagine da cime e trincee

ed ecco la foto (vera) di quel momento drammatico.

il cadavere del milite ignoto venne allora adagiato, con la bara avvolta nella bandiera sabauda, su un affusto di cannone, per poi essere accompagnata dagli ufficiali più alti in grado al treno disegnato appositamente per l'occasione.

una foto il vagone del treno speciale che ha portato la bara del milite ignoto da aquileia fino a roma.

tutto il viaggio fu accompagnato da folle di pubblico che s’assiepò lungo i binari. bandiere, bande municipali.
in ogni famiglia c’era stato un caduto, in moltissime il parente era "disperso", mai più identificato.

un'immagine dell'arrivo del treno a milano (non c’era ancora la stazione centrale di oggi: allora la centrale era una stazione "passante" dove oggi si trova piazza della repubblica, e il fascio dei binari correva da viale tunisia verso le varesine)

il milite ignoto arrivò a roma.
il 4 novembre, anniversario della vittoria sugli austriaci, la bara senza nome fu sepolta nell’altare della patria.

questa la cerimonia di tumulazione della salma senza nome nel monumento del milite ignoto.

consiglio di guardare questa splendida documentazione fotografica del '21: fotografo ufficiale della cerimonia del milite ignoto, da aquileia a roma e di tutto il viaggio del treno, fu achille poli, la cui raccolta è stata messa a disposizione da lombardia beni culturali.

 

evitare i fucilati

come furono scelte le undici salme tra le quali maria bergamas indicò il milite ignoto da collocare a roma?
una commissione di alti ufficiali prelevò undici salme dai vari fronti.
da tutti i fronti: tranne il medio e alto isonzo, dove più che altrove la crudeltà degli ufficiali carrieristi e degli omicidi seriali portò a morte migliaia di cittadini italiani in assalti-macello e in fucilazioni sommarie.

ecco la relazione: "in merito all’esclusione dei territori dell’alto e medio isonzo dalla nostra ricerca, si è ritenuto doveroso evitare sia pure il lontano sospetto, la pur minima ombra di dubbio, che a rappresentare i nostri eroici caduti fosse una salma che non ne avesse i requisiti".
quali requisiti esigevano gli alti ufficiali?
il milite ignoto non avrebbe dovuto essere una delle vittime delle fucilazioni di massa, vittime che venivano sepolte come "dispersi".
in bare senza nome.

 

il vero milite ignoto. quello da onorare

ecco una storia fra mille per capire chi erano i fucilati di cui i generali vittoriosi e tinnanti di medaglie vollero evitare di onorare la memoria.
racconto una storia minima del marzo ’17, avvenuta a ciglione dell’isonzo, nelle trincee della vertoiba, con la brigata ravenna, 38° reggimento.

un’immagine della vertoiba scattata dagli austriaci, che ho prelevato da questo sito web.
Vertoiba
voglio dire: questa storia orrenda – come mille altre – avvenne con quel 38° reggimento che due mesi dopo si farà massacrare con eroismo sul san marco, conquistando il 23 maggio del ’17 posizioni importantissime e catturando cento prigionieri ma facendosi macellare.
400 morti.
né poi quelli del 38° si risparmieranno sui dossi erbosi del monte grappa, sul col dell’orso e sui terrificanti panettoni dei salaroli; questi uomini valorosi del 38°.

per caso l’estate appena passata ero lì, sul monte grappa tra il col dell’orso e la valle delle mure.
mi sono trovato per caso proprio dove quasi cent'anni fa erano intrincerati questi del 38°: eppure pochi mesi prima quegli stessi soldati erano stati giudicati ribelli, sediziosi, una vergogna tale per l'italia da meritare la fucilazione.

ecco, qui vedi la valle delle mure (io ero lì) e a sinistra i dossi erbosi su cui c’erano quelli da fucilare.
ho preso questa voto dal sito della rete comuni.
Col dell'orso
dunque, questo era il 38° della ravenna.

passo al tempo presente storico.

davanti alla commissione d’inchiesta per caporetto, il capitano alfredo caloro, aiutante di campo della brigata, racconta che nel marzo del ’17 al secondo battaglione del 38° sulla vertoiba sono state sospese da mesi le licenze.
i soldati e gli ufficiali sono sfiancati.
e protestano.

per risolvere i mugugni, viene chiamato il capitano caloro.
lui vede i soldati del 38° "in atteggiamento un po’ seccato, stanchi, in condizioni fisiche deplorevolissime quasi tutti, ufficiali compresi".

il generale e il capitano li calmano, strappano sorrisi tra i poveri militari distrutti.
pace fatta.

ma dal comando di corpo d’armata – quello che era comandato dal criminale pietro badoglio – il capo di stato maggiore urla al telefono: "perdìo, incendiate tutte le baracche, fucilate".
ma no, non serve; sono bravi ragazzi, adesso sono tranquilli; sono già in marcia verso la nuova destinazione.
al telefono il comando urla: "perdìo, fate così! ci penso io".

arriva notte. ci pensa lui, il comando: si avvicinano i fari di un’auto: c’è il generale della divisione domenico guerrini.
guerrini convoca il generale della ravenna.
è testimone il capitano caloro.

metto a verbale:
generale 1: cosa è successo?
generale 2: niente, tutto è in ordine e la truppa è già partita.
generale 1: quanti ne ha fucilati?
generale 2: fucilate? poche, poche fucilate.
generale 1: ma quanti?
generale 2: ma, veramente non so quante fucilate sono state sparate.
generale 1: ma dove sono i cadaveri?
generale 2: i… i cadaveri? ah! ma veramente non ne ho fucilato nessuno. io parlavo delle fucilate sparate per aria.
generale 1: male, malissimo.
Vertoiba cartolina italiana
la mattina dopo arriva al capitano sul vertoiba un fonogramma cifrato rosso: l’ordine di destituzione del generale della ravenna che non aveva fucilato nessuno.
colpevole di non avere massacrato i suoi soldati.

un altro fonogramma ordina di andare alla trincea "e" sulla vertoiba, dove c’è l’ottava compagnia del 38° reggimento. tirarne a sorte venti, tra i venti tirare a sorte cinque e fucilarli sul posto.
fatto.
fucilati.
altri cinque militi ignoti.

racconta il capitano caloro: "il morale dei soldati era scosso. io mi accorgevo infatti che si soldati al solo vedermi tremavano".

tutto finito? no.
agli assassini seriali il sangue non è bastato.

dopo due settimane il comando informa che sarà fatto un processo a tutti gli indiziati della sera in cui mugugnavano.
come? un secondo processo?

al capitano caloro viene ordinato di fare il giudice.
"feci notare che io ero aiutante di campo e che, come tale, il regolamento mi vietava di partecipare come giudice a un tribunale. ribatterono che io dovevo essere giudice in quel processo".
vanno sotto processo: un caporale già assolto alla prima indagine, un altro caporale, sette soldati.

il comando di badoglio manda alla giuria militare un fonogramma cifrato:
"il dovere dei giudici è essere severi. v.s. conosce i motivi per i quali (eccetera) e vorrà dare nel giudizio attuale un esempio salutare".
il messaggio è chiaro: fucilare.

non c’è alcuna testimonianza a carico degli imputati.

i giudici votano e le condanne sono prese a maggioranza.

il caporale, già assolto in precedenza per i mugugni del 38°, era stato ferito pochi anni prima nella guerra di libia.
era emigrato all'estero, ma il caporale era tornato in italia per combattere da volontario per la sua patria.
quando due settimane prima c’erano stati i malumori fra i soldati, racconta il capitano caloro, quel caporale "aveva cercato con l’autorità e l’ascendente che aveva di mettere calma".

è condannato a morte.

ascoltata la sentenza, quel caporale dice:
"ritengo che i giudici hanno votato con coscienza e vado a morire con orgoglio".

davanti al plotone d’esecuzione il caporale non vuole essere bendato.
si rivolge ai soldati, ai suoi compagni di trincea che ora sono costretti a puntargli i fucili.
il caporale dice:
"soldati, io sono stato con voi, ho combattuto con voi; mirate giusto, mirate al petto, e servite sempre il vostro paese. viva l’italia".

è sepolto innominato.

milite ignoto.
a lui dedico questa giornata.

 

(ringrazio i siti web che, inconsapevoli, mi hanno consentito di illustrare questo articolo. non mi pare che queste immagini siano coperte da diritti d'autore, ma se qualcuno vantasse diritti su alcune di queste immagini, mi avverta: provvederò a rimuovere immediatamente le immagini)

  • Marco |

    Il paragrafo “evitare i fucilati” dice una cosa completamente falsa: non è assolutamente vero che si evitò di scegliere caduti dai fronti del Medio e Alto Isonzo: delle 11 salme tra cui la Bergamas scelse il Milite Ignoto, una era stata raccolta sul monte Rombon, e una a Gorizia, che rappresentavano, appunto, rispettivamente l’Alto e il Medio Isonzo.

  • Dana |

    […]

  • walt |

    Questo tuo articolo mi ha ricordato un sacco di brutti episodi accaduti e soprattutto mi ha fatto tornare a mente una parola, poco usata , desueta:
    Idiosincrasia
    di (dello) stato

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