occhio, l’ecopelle non è la pelle sintetica.
l’ecopelle è la pelle di origine naturale (cuoio, nabuk e così via) la cui concia ha seguito criteri di sostenibilità.
quindi, quella bella borsa esposta in vetrina con la dicitura “ecopelle” potrebbe nascondere un’inconsapevole frode in commercio se è realizzata con similpelle, cioè con plastica.
l’avviso viene dall’unic, l’unione dell’industria conciaria, la quale ricorda che il linguaggio popolare ha introdotto significati ingannevoli al termine ecopelle, “con i quali la plastica viene elevata al rango della pelle e perciò venduta a prezzo molto superiore al suo vero valore”.
(devo però osservare che alcune pelli sintetiche hanno una qualità superiore ad alcuni pellami d’origine animale di cattiva qualità)
la definizione corretta di ecopelle quindi non è “finta pelle per ottenere la quale non è stato accoppato alcun animale” bensì “pellame animale conciato mediante un processo di lavorazione rispettoso dell’equilibrio ambientale”.
afferma l’unic che l’enciclopedia treccani e wikipedia, per esempio, rinviano alle norme tecniche (uni 11427:2011) per individuare quali sono i criteri di lavorazione a ridotto impatto ambientale, i quali permettono di usare legittimamente eco nei composti (ecopelle, ecocuoio e similari). nei paesi esteri, come u.k. e francia, l’uso è corretto; difatti ecoleather e ecocuir sono la definizione del materiale naturale processato ecologicamente. “similpelle”, “materiale sintetico simile alla pelle” vengono oggi marcati come termini impropri da vari dizionari (lozingarelli2012/zanichelli; il devoto-oli 2015, versione digitale).
ho verificato quanto dice l’unic leggendo la definizione che dà la treccani al termine ecopelle (non ho verificato su wikipedia né sullo zingarelli citati dall’associazione).
ecco la definizione della treccani (cliccando qui vai alla pagina della treccani):
ecopèlle s. f.
denominazione coniata nei primi anni novanta del 20° sec. per designare un materiale artificiale di aspetto simile alla pelle, prodotto con polimeri sintetici derivati dal petrolio (quindi non ecologico), spesso di importazione, e particolarmente utilizzato nella confezione di capi e accessori d’abbigliamento, nei tessuti d’arredo e nel settore calzaturiero e della valigeria, che ha progressivamente sostituito l’uso già affermato di similpelle e di vilpelle (sinonimo più comune del marchio registrato vinilpelle del 1961). più propriamente, l’e. designa il pellame animale conciato mediante un processo di lavorazione rispettoso dell’equilibrio ambientale. infatti, l’uso dei termini pelle, cuoio e pelliccia è riservato al pellame animale (l. 16 dicembre 1966, n. 1112), per lo più ottenuto come sottoprodotto della macellazione per l’industria alimentare. la norma uni 11427:2011 ha inoltre stabilito i criteri della lavorazione conciaria a ridotto impatto ambientale, definendo la pelle ecologica nelle sue varie accezioni (ecopelle, ecocuoio, ecoleather e similari). in questo settore produttivo le industrie conciarie italiane sono ai primi posti nell’esportazione in ambito europeo e internazionale, così come è molto consistente l’esportazione di prodotti lavorati con l’impiego di pelle ecologica.
conclude l’unic che “la legge n. 1112/1966 sull’uso dei nomi cuoio, pelle, pelliccia e le sue successive modifiche, il codice del consumo e la lealtà richiedono dunque un rispetto dei consumatori, consistente nell’uso appropriato di “ecopelle”, che tuttora molte aziende produttrici o venditrici di manufatti per la persona o per la casa evitano di praticare. le azioni di diffida nei loro confronti sono iniziate e proseguiranno fino alla cessazione delle scorrettezze”.
quindi, occhio all’ecopelle.