era l’alba di cent’anni fa, le 7,53 del mattino di mercoledì 13 gennaio 1915.
a un tratto i pennini dei sismografi di tutta europa cominciarono a balzare impazziti, tracciando disegni stragisti sui rotoli di carta.
era il terremoto di avezzano, ovvero il terremoto della marsica. giuseppe mercalli aveva da poco messo a punto la sua scala per valutare i danni di un sisma sull’uomo, la scala mercalli: nono grado, “terremoto catastrofico, distruzione di agglomerati urbani, moltissime vittime, crepacci e frane nel suolo, maremoto”.
la magnitudo (cioè l’energia espressa) è 7, pari all’esplosione di 31 miliardi di tonnellate di tritolo.
furono spazzate la città di avezzano, in abruzzo, e l’intera piana del fucino sotto la quale ci fu l’epicentro, e in numerose località della valle roveto e della media valle del liri.
ad avezzano morirono 10.700 dei 13mila abitanti. a gioia dei marsi morì il 78% degli abitanti, ad albe il 72%, a ortucchio e pescina il 47%.
gli effetti più distruttivi interessarono non solo l’area del fucino ma anche la val roveto, il cicolano e la zona di sora, nel frusinate.
danni di varia entità furono complessivamente riscontrati in circa 700 località sparse in un’area molto vasta, estesa a sei regioni: abruzzo, lazio, molise, marche, umbria e alcune località del casertano, in campania.
fra le città danneggiate anche roma, dove decine di edifici e di chiese rimasero lesionati e ci furono alcuni crolli.
la scossa principale fu avvertita in una vastissima area: fino al veneto e alla lombardia, verso nord, e fino alla puglia e alla basilicata verso sud.
morirono 30.519 persone. il secondo più catastrofico terremoto italiano dopo il terremoto-maremoto di messina del 1908.
secondo il noto sismologo dell’epoca alfonso cavasino, il terremoto non fu preceduto da scosse premonitrici o altri segnali: “sembra che la catastrofe sia avvenuta improvvisamente senza, cioè, alcun segno precursore, dappoiché, non solo non fu avvertita in precedenza la benché minima scossetta in tutta la zona mesosismica, ma nemmeno si scorge alcunché nei tracciati dei più delicati apparecchi sismici dei tre osservatori più vicini”.
le repliche si seguirono per 4 anni; solo nei primi sei mesi successivi al grande terremoto l’osservatorio di rocca di papa registrò quasi 1.300 scosse di varia intensità.
per ricordare il terribile evento l’ingv ha organizzato
il 15 e 16 gennaio, nel castello orsini-colonna di avezzano, il convegno “cento anni dal terremoto. il percorso della cultura sismica”;
il 17 gennaio a pescina, sala conferenze del teatro san francesco, il convegno “ricostruzioni: marsica 1915, l’aquila 2009”;
dal 1° febbraio al 3 maggio nel castello piccolomini di celano la mostra interattiva “1915-2015: cento anni dal terremoto della marsica”
(ringrazio l’ingv per le immagini d’epoca e scientifiche)