nell’antichità i pensatori studiarono a lungo il fenomeno politico dell’oclocrazia (ὀχλοκρατία), governo delle masse.
la descrizione che fecero dell’oclocrazia fa pensare a una specie di entropia della politica, dove l’entropia tende al caos calmo e indistinto, all’immobile e corrotto brodo primordiale che annulla assorbe equilibra in sé tutte le spinte.
ogni pensatore diede del fenomeno una lettura diversa.
per esempio platone ipotizzò che la degenerazione dell’aristocrazia (governo dei migliori) producesse la timocrazia (dei ricchi), la quale decadesse in oligarchia (dei pochi), in democrazia (del popolo) e infine nell’oclocrazia (l’anarchico e populista governo indistinto delle masse), alla quale il bisogno demagogico di consenso avrebbe portato al vertice un tiranno.
aristotile confrontò le tre forme di governo da lui ritenute alte con le corrispondenti forme corrotte, e quindi monarchia contro tirannide, aristocrazia contro oligarchia, timocrazia contro oclocrazia.
secondo polibio il processo di decadimento politico parte dalla monarchia, la quale si corrompe in tirannide, la cui degenerazione porta a una ribellione aristocratica, che però degenera in oligarchia, la quale porta alla democrazia, che pone le basi dell’oclocrazia, la quale ha come unica soluzione la monarchia, e il ciclo ricomincia.