oclocrazia

nell’antichità i pensatori studiarono a lungo il fenomeno politico dell’oclocrazia (ὀχλοκρατία), governo delle masse.
la descrizione che fecero dell’oclocrazia fa pensare a una specie di entropia della politica, dove l’entropia tende al caos calmo e indistinto, all’immobile e corrotto brodo primordiale che annulla assorbe equilibra in sé tutte le spinte.
ogni pensatore diede del fenomeno una lettura diversa.

per esempio platone ipotizzò che la degenerazione dell’aristocrazia (governo dei migliori) producesse la timocrazia (dei ricchi), la quale decadesse in oligarchia (dei pochi), in democrazia (del popolo) e infine nell’oclocrazia (l’anarchico e populista governo indistinto delle masse), alla quale il bisogno demagogico di consenso avrebbe portato al vertice un tiranno.
aristotile confrontò le tre forme di governo da lui ritenute alte con le corrispondenti forme corrotte, e quindi monarchia contro tirannide, aristocrazia contro oligarchia, timocrazia contro oclocrazia.

secondo polibio il processo di decadimento politico parte dalla monarchia, la quale si corrompe in tirannide, la cui degenerazione porta a una ribellione aristocratica, che però degenera in oligarchia, la quale porta alla democrazia, che pone le basi dell’oclocrazia, la quale ha come unica soluzione la monarchia, e il ciclo ricomincia.

  • Associazione Casolenostra |

    Gentile Jacopo Giliberto,
    questo non è un commento al post, le scriviamo in questa sede perché non abbiamo un suo indirizzo email.
    Nell’articolo pubblicato mercoledì 28 gennaio 2015 a pagina 27 del Sole24Ore, lei scrive del congelamento per sei mesi da parte della Regione Toscana dei nuovi permessi di ricerca per le centrali geotermiche. Nell’articolo dà anche notizia dei numerosi ricorsi degli avvocati delle società geotermiche e della loro “facile” vittoria.
    Parla dell’allarme per l’indotto toscano, le società di progettazione, i carpentieri, i fornitori di macchinari e anche le aziende turistiche che fanno dell’energia pulita il loro punto di forza.
    La colpa naturalmente, secondo l’articolo, è dei soliti nimby i cui voleri sono stati assecondati dal Presidente della regione.
    Non si dice però che quei nimby rappresentano e difendono gli interessi di un’economia del paesaggio e del turismo che è stata faticosamente costruita nel corso degli anni, che ha resistito alla crisi, e che in toscana dà lavoro a 1,500,000 persone, contro le 1600 (in decrescita a causa dell’automazione delle produzioni) impiegate nella geotermia.
    Trascura il fatto che gli stessi nimby che per esempio a Montecastelli, Castelnuovo Val di Cecina si oppongono ai nuovi impianti, hannoscelto di riscaldare le loro case e le loro aziende agrituristiche con la geotermia, ma hanno anche approvato un regolamento urbanistico che stabilisce le aree dove è consentito fare geotermia. Regolamento rispettato da ENEL e ignorato dai nuovi imprenditori dell’energia.
    Nell’articolo lei non spiega come facciano le imprese agrituristiche che “fanno dell’energia pulita il loro punto di forza” a dimostrare che l’elettricità delle loro lampadine proviene dalla geotermia e non dalle centrali nucleari francesi.
    Tace anche sul fatto che quei nimby hanno democraticamente e in accordo con l’amministrazione comunale di Casole d’Elsa, promosso un referendum nel quale si è espresso contro le centrali quasi il 94 per cento dei votanti.
    Nel suo articolo manca anche la notizia che la centrale che ha innescato la marcia indietro della regione dovrebbe sorgere a ridosso di uno dei resort più belli del mondo (http://www.forbes.com/sites/garywalther/2014/08/29/tuscanys-best-country-hotels-castello-del-casole/) con i suoi 250 posti di lavoro e il relativo indotto, e che i clienti di quell’impresa pagano cifre esorbitanti chiedendo in cambio un paesaggio assolutamente integro.
    E veniamo all’indotto locale. Supponiamo che un imprenditore decida di costruire una base per il lancio di astronavi in mezzo alle colline toscane, e che sventuratamente la regione conceda il permesso per studiarne la fattibilità. Però gli imprenditori locali che lavorano nel turismo, nella ristorazione e nell’agricoltura si ribellano perché la presenza di una base spaziale nuoce alle loro imprese. E’ difficile immaginare che i costruttori di rampe di lacio, di vettori interplanetari, di tute spaziali e combustibili solidi vadano in allarme. Perché quelle imprese, che vivono in Toscana da sempre, sanno perfettamente che una base per astronavi nella campagna toscana non si può fare, né ora né mai.
    L’articolo non dice neanche che molte delle società che hanno acquistato i permessi di ricerca non hanno rinnovato le concessioni, probabilmente perché non hanno le capacità economiche e tecnologiche di portarle fino in fondo, e che molte di quelle imprese non hanno mai costruito una centrale geotermica, portando a valori molto prossimi a 1 la probabilità di un fallimento dell’impresa, dato che la letteratura scientifica mostra che una centrale geotermica non è cosa che sia mai stata realizzata da una startup. Non bastano i soldi.
    Basta ricordare che i bravissimi ingegneri geotermici della Geyser Valley in California hanno dovuto chiedere aiuto ai tecnici dell’ENEL quando non tornava loro il bilancio della reiniezione dell’acqua.
    L’acqua, una parola che nell’articolo non viene mai citata, ma che per la geotermia è rilevante quanto il calore, e che nessuno sa da dove andare a prendere.
    L’articolo dimentica anche che quei nimby che scaldano le loro case con il calore della geotermia, sono anche i proprietari della risorsa geotermica, bene indisponibile dello Stato, e che hanno il diritto di decidere come dove e quando questa risorsa debba essere sfruttata.
    La realtà è che la legge sulla liberalizzazione del mercato dell’energia ha messo in conflitto due economie, quella del turismo e quella dell’energia, un po’ come se in una riunione di Confindustria di decidesse di promuovere il settore chimico a scapito di quello ferroviario florido e in attivo. La moratoria della Regione Toscana serve a prendere tempo per risolvere questa complicata questione, e serve anche a cercare soluzioni alternative come per esempio quella della realizzazione di una fitta rete di microimpianti locali o la contabilizzazione del risparmio energetico nel bilancio del burden sharing.

    Infine lei nell’articolo afferma che “la media entalpia è caratterizzata dall’altissima efficienza, dalle emissioni azzerate e dalle dimensioni così contenute che in un seminterrato può essere ospitata una centrale che può dare luce e può riscaldare a zero inquinamento borghi, resort, centrali termali, aziende agricole di valore”. Bene, la invitiamo a dimostrare questa affermazione, calcolando esattamente l’efficienza e il rendimento di una centrale a media entalpia, calcolando quanti borghi, resort, centrali termali, aziende agricole di valore possono essere illuminati e riscaldati da una centrale che entra nel seminterrato di casa.
    Vorremmo tutti i conti in dettaglio, al netto di tutte le dissipazioni e i consumi energetici interni. Infine vorremmo anche che ci indicasse un solo esempio sul pianeta dei pozzi e delle centrali di cui parla l’articolo, ipogee, silenziose a zero impatto paesaggistico e alta efficienza e rendimento. Un solo esempio.
    Se ci mostra questi calcoli noi le regaliamo una bottiglia del miglior vino della nostra terra, ma solo se è in grado di dimostrare con un teorema e con conti esatti tutte le sue affermazioni. Non è lei il paladino della lotta all’antiscienza?

    A al suo giornale lasciamo invece le riflessioni su cosa significhi, da un punto di vista etico, fare imprenditoria contro la popolazione, a colpi di avvocati, di ricorsi, di espropri e di accesso coatto nei terreni delle imprese agricole. Nel cuore della Toscana.
    Un caro saluto
    Associazione Casolenostra

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