il 18 febbraio è entrata in vigore una nuova norma sui rifiuti che potrebbe avere effetti dannosi per i nostri soldi e per l’ambiente.
la norma dice che su tutti i rifiuti delle attività economiche con un cosiddetto “codice a specchio” (sotto spiego che cosa significa) dei quali non è noto il contenuto dettagliato va fatta un’analisi per definire se sono pericolosi o no. quando le sostanze presenti non sono note o non è possibile determinarle, questi rifiuti vanno considerati pericolosi senza se e senza ma.
le analisi alla ricerca di eventuali presenze di composti pericolosi sono molto costose, impiegano molto tempo, le sostanze da cercare possono essere centinaia di migliaia quante ne conosce il genere umano (ogni cosa al mondo è una miscela di composti chimici), e i pochi impianti di smaltimento dei rifiuti pericolosi (che hanno tariffe dalle 8 alle 12 volte superiori rispetto ai rifiuti normali) si stanno riempiendo un gran numero di spazzatura ritenuta pericolosa perché non classificabile: i barattoli vuoti di vernice, i calcinacci del muratore, i mobili vecchi e così via.
il 25 febbraio avevo raccontato questa vicenda sul sole24ore in questo articolo (clicca qui per leggere).
quindi, un aumento dei costi.
ma anche un gran numero di microimprese e artigiani – dopo aver trovato chiusi i cancelli degli impianti di smaltimento dei rifiuti normali – diventeranno loro malgrado “ecofurbi”: rovesceranno sul bordo della strada i calcinacci del muratore, i barattoli vuoti di vernice, i trucioli di legno.
in quantità, si tratta di 80 milioni di tonnellate su circa 130 milioni di tonnellate prodotte ogni anno dalle attività economiche, e una parte dei rifiuti urbani (che in tutto sono 30-32 milioni di tonnellate).
cioè, con una stima approssimativa, un centinaio di milioni di tonnellate sui 160 milioni prodotti ogni anno in italia.
questa norma è in disaccordo con le regole europee, e scadrà fra un paio di mesi, quando a fine maggio entrerà in vigore la nuova normativa europea.
inoltre (attenzione!) la legge non è stata notificata all’unione europea e – come dicono numerose sentenze – una legge non notificata è come se non esistesse.
ciò potrebbe dare modo agli avvocati più agguerriti di mettere in discussione numerosi processi per smaltimento irregolare di rifiuti.
anche in questo caso, a maleficio dell’ambiente. (oppure a beneficio degli imputati).
una norma di padre ignoto. o forse noto.
chi ha voluto questa norma che peggiora l’ambiente e ti fa pagare di più?
in apparenza, non ha padri.
questa normetta invisibile è comparsa l’estate scorsa al parlamento senza senza alcuno sponsor apparente.
e nella distrazione generale è stata approvata.
negli atti parlamentari resta traccia del dna dei diversi interventi e l’autore però c’è, ed è un senatore, il senatore aldo di biagio di ncd-udc, vicepresidente della commissione ambiente.
in una seduta pomeridiana di fine luglio riuscì a inserire l’emendamentuccio e a fargli passare indenne voti e controvoti.
ma questa norma potrebbe avere un altro effetto, meno evidente.
potrebbe salvare qualche inchiesta sbagliata sui rifiuti di qualche procura della repubblica.
ipotesi di studio
difatti diverse inchieste per smaltimento abusivo di rifiuti o per gestione illecita si basano proprio sull’assunto che questi rifiuti siano pericolosi, ma potrebbero non esserlo.
senza questa leggina, avrebbero potuto svaporare alcune inchieste di risonanza nazionale nate su un’impostazione sbagliata dell’accusa.
può accadere che l’imputazione iniziale dell’accusa sia sbagliata: i magistrati sono in genere persone meravigliose ma, è umano, ogni tanto possono sbagliare.
com’è svaporato purtroppo il processo sull’eternit di casale monferrato per un errore iniziale di impostazione dei capi d’accusa (clicca qui per leggere la spiegazione di come s’è dissipato per sbaglio il processo).
insomma, potrebbe accadere che questa norma che tanti danni produce abbia anche come conseguenza il salvare la faccia a uno o più processi nati sull’accusa erronea di smaltimento abusivo di rifiuti pericolosi che però non erano classificabili come pericolosi, e quindi il loro smaltimento non era abusivo.
la mia è solo un’ipotesi di studio.
casi di cronaca
cito qualche caso possibile, ma non so se pertinente poiché non ho gli atti processuali, di inchieste che potrebbero essere interessate dalla leggina devastatrice dell’ambiente: sono alcuni casi della cronaca degli ultimi anni in cui può esserci un dissidio di interpretazione sulla pericolosità dei rifiuti.
potrebbe essere per esempio il caso della drammatica vicenda dell’ilva di taranto dove sette persone sono accusate di avere smaltito in modo scorretto i rifiuti dell’acciaieria.
proprio nel processo ilva c’era una questione dibattutissima sulla codifica dei rifiuti dello stabilimento che – qualora classificati come non pericolosi – avrebbe potuto smantellare parte dell’impianto accusatorio.
ma il rischio è stato sventato anche in questo caso da un comma piccino picciò aggiunto, dal senatore aldo di biagio anche in questo caso, nel decreto ilva dell’altra settimana.
potrebbe essere per esempio il caso di questo processo ora in corso a frosinone, oppure a grosseto, nell’area della torba, anni fa fu aperta un’inchiesta per rifiuti classificati come chiaramente pericolosi.
un’inchiesta di pochi mesi fa a lecce ha interessato i residui del vecchio inceneritore di rifiuti urbani.
ancora: a terni il bravissimo magistrato maurizio santoloci – uno dei grandi esperti di diritto ambientale – sta gestendo un processo contro alcuni dirigenti della thyssen krupp la cui discarica è accusata di avere inquinato la galleria tescino, mentre secondo l’avvocato dell’azienda la discarica è totalmente impermeabilizzata e l’inquinamento viene dalla vicina discarica comunale.
simile il processo sulle ceneri della centrale enel di brindisi: sono rifiuti pericolosi oppure no?
oppure il processo contro i dirigenti della raffineria tamoil di cremona.
o ancora l’inchiesta avviata nel 2007 a piombino per gli scarti di acciaieria.
(ripeto: non so se questi casi di cronaca vengono “salvati” dalla leggina piccina picciò appena entrata in vigore. è solamente un repertorio di alcuni dei molti casi recenti di processi sullo smaltimento dei rifiuti).
i codici specchio
la questione nasce dai cosiddetti codici a specchio dei rifiuti.
in base alle norme europee, ogni rifiuto ha un codice. si chiama codice cer.
alcuni rifiuti hanno una doppia codificazione secondo il contenuto di sostanze pericolose.
il barattolo vuoto che contiene residui di vernice all’acqua ha il codice non pericoloso, il barattolo di vernice che contiene residui di vernice al nitro ha il codice pericoloso.
dibattito fra giuristi
la classificazione dei rifiuti con codice a specchio è un tema dibattuto fra gli studiosi di diritto dell’ambiente, e in diversi giuristi hanno cercato di capire come comportarsi, se in modo rigido oppure se in modo flessibile. interessante in proposito la lunga analisi di un altro giurista dell’ambiente assai accreditato, franco giampietro, che ne scrive nel libro su “la nuova disciplina dei rifiuti” con diversi passi dedicati in particolare nel capitolo 10 sui rifiuti pericolosi, per esempio in questa pagina dedicata a una sentenza emessa a rieti nel 2010 in contrapposizione con un giudizio espresso da altri magistrati a lecce: i rifiuti non analizzati nel dettaglio sono pericolosi oppure no? e quindi, come vanno trattati?
un altro interessante contributo (in questo caso molto allineato con la leggina disastrosa in questione) viene da gianfranco amendola, magistrato di grandissima esperienza e di alta valenza nell’ambiente, uno dei fondatori storici del movimento ambientalista, nell’articolo “viva i codici a specchio” pubblicato su lexambiente, la rivista di diritto ambientale pubblicata dal bravo luca ramacci, magistrato di cui ho apprezzato personalmente anche i non banali studi storici sulla prima guerra mondiale che condusse quando lavorava in veneto.