nei giorni scorsi, come scrive il giornale parigino le nouvel observateur (clicca qui per leggere l’articolo “françois de rugy, l’anti-gauchiste de l’écologie”), il copresidente dei deputati ecologisti all’assemblea nazionale francese, françois de rugy, ha pubblicato un libro intitolato “ecologie ou gauchisme, il faut choisir” (ecologia o sinistra, bisogna scegliere).
le osservazioni di de rugy non sono peregrine.
già nella sua natura, la protezione della natura ha in sé una componente di conservazione, di salvaguardia di ciò che esiste, di mantenimento.
ha in sé un elemento “conservatore”.
per esempio vi sono associazioni meritorie che alla salvaguardia e alla tutela dei beni culturali e artistici aggiungono un tono ambientale (penso per esempio all’ottimo lavoro di italia nostra o del fai) ed esprimono un principio di conservazione soprattutto attraverso l’approccio di fasce sociali alte, della borghesia evoluta.
ma alcuni primi movimenti ecologisti nacquero in contesti davvero reazionari, come il culto della natura che caratterizzava diversi gruppi ambientalisti della hitlerjugend nella germania nazista degli anni ’30.
dalla componente del nazismo verde sono nate – ma parliamo di decenni fa – alcune delle più accreditate associazioni ambientaliste internazionali.
negli ultimi decenni in tutto il mondo l’ecologismo si è affiancato invece ai movimenti della sinistra, ed è oggi questa la percezione più comunemente diffusa, percezione che anche io ho condiviso: l’ambientalismo (così pensavo) è progressista.
in questi anni il cambiamento della società ha però cambiato il panorama dell’attivismo ecologista e, a fianco di diverse grandi associazioni che hanno una tradizione progressista, è cresciuto e sta diventando dominante un forte ambientalismo fai-da-te dalle forti coloriture reazionarie.
in molti casi, lo spontaneismo ambientalista dei comitati locali o delle aggregazioni spontanee del web si limita a contrastare l’evoluzione inarrestabile della società adottando motivazioni “verdi”.
in molti casi, si tratta di banale opposizione al cambiamento del mondo intorno a sé.
in altri casi, si tratta proprio di un’opposizione che, adducendo motivi “ecologici”, produce un aggravamento delle condizioni ambientali oppure danneggia altre persone, danneggia classi sociali meno ricche o persone meno fortunate, consolida corporazioni e status quo.
alcune delle contestazioni sedicenti ecologiste mostrano in realtà l’intenzione di impedire il miglioramento delle condizioni di vita.
ovviamente, queste situazioni sono spesso mescolate fra loro, unendo più di questi elementi con dosaggi differenti e con componenti contraddittorie tra ambientalismo, progressismo, reazione.
non ho intenzione di fare esempi. ma è sufficiente analizzare con occhio distaccato, non emotivo, non di parte, molti dei commenti “ambientalisti” sui social e sul web per individuare questa componente fortemente reazionaria che sta emergendo prepotente nel mondo ecologista, scavalcando spesso le posizioni delle associazioni più strutturate.
il “no al treno” che esprimevano gli aristocratici inglesi di metà ottocento, in una saldatura con gli uomini di cultura come john ruskin o george elliot e con il lumpenprolätariat londinese (clicca qui per leggere l’articolo “quando la paura del treno scatena rivolte e sabotaggi. è il 1830”), già 150 anni fa esprimeva la paura di un mondo in cambiamento con modi che per molti aspetti anticipano i dibattiti di oggi.
avevo trovato un parallelo tra lo squadrismo fascista degli anni ’20 e alcuni fatti recenti di cronaca; l’articolo che ne avevo scritto (clicca qui per leggere l’articolo “ogm, assolti i distruttori di un raccolto. attentato no-ogm in veneto”) aveva comprensibilmente indispettito alcuni amici che sono attivisti in importanti associazioni ambientaliste.
eppure, è vero.
il movimento ecologista sta assumendo smalti sempre più chiaramente reazionari.
ma veniamo a françois de rugy.
de rugy, uno dei principali esponenti del gruppo politico francese eelv (europe ecologie – les verts) nel libro “ecologie ou gauchisme, il faut choisir” fustiga l’ecologismo contemporaneo.
soprattutto, de rugy contesta l’ambiguità del movimento eelv, al tempo stesso di lotta e di governo.
l’analisi di de rugy è eminentemente politica, di rapporti fra partiti francesi e di rapporti all’interno del partito eelv.
in questa intervista del 28 agosto con il quotidiano francese le monde (clicca qui per leggere l’articolo “pour moi l’eelv c’est fini”) de rugy dice che l’esperienza del partito verde cominciata con daniel cohn-bendit è chiusa, che il fronte nazionale di le pen è il vero nemico da battere, e che fonderà un nuovo raggruppamento politico ecologista con una tonalità chiaramente riformista.
nel suo sito web personale, de rugy scrive (clicca qui per leggere il commento di de rugy) che c’è una crisi sociale; la generazione che viene vivrà meno bene della precedente (“la génération qui vient vivra moins bien que la précédente”); la società si sta scomponendo in identità fantasma spesso costruite da demagoghi dalle intenzioni pericolose (“démagogues aux intentions dangereuses”). è contro le posizioni sterili di contestazione, contro il fatalismo colpevole, le diseguaglianze e le ingiustizie.
c’è da pensare.