era il 7 giugno 1973, un anno che per molti lettori parrà pre-paleolitico, quando una perforazione dell’enel alla ricerca di un campo geotermico s’imbatté in un giacimento di co2 ad alta pressione che fece esplodere il pozzo.
clicca qui per leggere la relazione scientifica sull’esplosione del pozzo nel 1973 (in inglese)
accadde a torre alfina, nella stessa zona in cui oggi i comitati nimby protestano contro un progetto della società itw lkw geotermia italia per una centrale geotermica.
dicono che la realizzazione dell’impianto produrrà terremoti catastrofici.
dicono che avvelenerà i pozzi e perfino il lago di bolsena il quale, antico cratere di un vulcano, dista una dozzina di chilometri da torre alfina.
l’anno scorso si scomodò perfino la scrittrice triestina susanna tamaro, la quale scrisse commenti catastrofici contro il progetto.
l’energia geotermica, cioè quella che sfrutta il calore del sottosuolo, è uno dei casi di made in italy meno noti.
più di un secolo fa nella zona di larderello (toscana) gli italiani produssero in modo metodico e industriale l’energia elettrica usando il soffio potente di vapore che usciva dal ventre della terra, e da allora il primato tecnologico e di esperienza dell’italia è imbattuto.
i nostri ingegneri e le nostre tecnologie sono richiesti in tutto il mondo.
nello stesso modo in cui si cercano acqua potabile, petrolio o giacimenti di fosfati, i geologi cercano di capire la forma del sottosuolo.
nel caso della geotermia, poiché viene usato il calore si cercano le aree vulcaniche, come gran parte della fascia tirrenica.
dove sgorgano acque termali, lì sotto c’è il ribollire che può essere utile anche alla geotermia.
se viene individuato uno strato di roccia impregnato di acqua bollente, prima vanno ottenuti tutti i permessi e va passato l’esame di valutazione di impatto ambientale, poi si perfora il terreno sperando di trovare il vapore.
in genere si trova l’acqua che si cercava.
a volte l’acqua è frizzantina per la presenza di co2, come quella della sorgente ferrarelle.
a volte mescolato con il vapor d’acqua – invece della co2 – c’è qualche altro gas, in qualche caso può essere assai pericoloso, e va separato dal vapore.
a volte si scava scava scava e si trova solamente roccia, e poi ancora roccia. e roccia. e roccia. in questo caso il pozzo è definito *sterile*.
e a volte non sgorga il vapore ma esce qualcos’altro. com’era accaduto nel ’73 a torre alfina.
molti i pozzi perforati dall’enel a torre alfina e nelle zone circostanti.
era il pozzo alfina1 e l’enel cercava un campo geotermico in quella zona, il cui sottosuolo tra viterbo, orvieto, la val d’orcia e il lago di bolsena è ricchissimo di vulcanismi antichi e di acque termali moderne.
della stessa formazione geologica fanno parte le terme di san casciano dei bagni (siena).
arrivati alla profondità di 663 metri la perforatrice forò un tratto di rocce compatte dentro le quali, sigillato, doveva esserci il vapore cercato.
invece, sopra lo strato d’acqua bollente c’era uno strato di anidride carbonica, la co2.
pressione altissima.
bum, la pressione inattesa sparò fuori le aste di perforazione e il gas eruppe in quantità di 300 tonnellate l’ora.
con un rombo potente.
si riuscì a fermare l’eruzione del pozzo geotermico quando ormai erano state sparate in atmosfera 25mila tonnellate di co2.
il pozzo fu cementato ma… ma la pressione dell’anidride carbonica liberata dallo scrigno era tale che si aprirono sul terreno squarci dai quali il gas soffiava in nuove vie di fuga.
c’era pericolo?
di per sé, l’anidride carbonica non è un veleno ma nemmeno un toccasana.
è quel gas che produciamo dalla combustione biologica di zuccheri e grassi e soffiamo nell’aria con il respiro. produce anidride carbonica la respirazione di animali e piante, tutti.
oltre una certa concentrazione, la co2 però diventa molto pericolosa. riduce la capacità di assorbire ossigeno nei polmoni.
poi, siccome è pesante, se non è rimescolata dal vento l’anidride carbonica si adagia in basso. chi si trova in un laghetto o in una pozza di anidride carbonica può svenire perché non respira ossigeno. e poi può anche morire, come accade a volte in chi pulisce i tini o i pozzi neri nei quali la co2 sviluppata dalle fermentazione ha scacciato l’ossigeno.
la nuvola di torre alfina non aveva generato questi accumuli.
la nuova centrale progettata dalla società itw lkw geotermia italia prevede l’uso di una tecnologia a *media entalpia* sui 150 gradi di temperatura a profondità oltre i mille metri.
oggi le tecnologie e la capacità di interpretare il sottosuolo sono ben diversi rispetto a 40 anni fa.
non credo all’allarme tamaresco
*ci avveleneranno i pozzi*
*un terremoto*
*una tremenda inondazione*
*le cavallette*.
ma credo invece che – se il progetto sarà realizzato – sarà indispensabile evitare i pericoli più verosimili, come quelli già letti dalla scienza.
pericoli come l’esplosione del ’73.
clicca qui per leggere la relazione scientifica sull’esplosione del pozzo nel 1973 (in inglese)
(la vicenda continua. su torre alfina ho altre cose da raccontare, croccanti e fastidiose.)