la delibera in ritardo del molise
scrive un giornale molisano che “nella provincia di campobasso in futuro non sarà autorizzato alcuna azione di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi”. una delibera in tal senso è stata adottata dalla giunta regionale del molise e l’hanno fatto sapere il presidente della giunta paolo frattura e l’assessore regionale all’ambiente vittorino facciolla.
“il provvedimento regionale fa riferimento al decreto ministeriale del 2010 denominato santa croce che consente lo svolgimento di attività di prospezione consistente in rilievi geofisici e geochimici, eseguiti con qualunque metodo e mezzo, e ogni altra operazione volta al rinvenimento di giacimenti, escluse le perforazioni dei pozzi esplorativi, su una superficie territoriale in molise di 641,2 kmq ricompresa tra i comuni di campodipietra, cercemaggiore, cercepiccola, ferrazzano, gildone, mirabello sannitico, san giuliano del sannio e vinchiaturo”, scrive il giornale molisano.
una scelta avvertita quindi come necessaria, osservano frattura e facciolla, “in particolare alla luce degli eventi sismici che abbiamo vissuto nelle ultime settimane, con particolare concentrazione nella zona interessata dal progetto di ricerca di idrocarburi”.
questi gli annunci bellicosi della regione molise.
in realtà la giunta regionale è molto più blanda di quanto possa apparire dalle battagliere dichiarazioni per la stampa.
non è vietato nulla, non è revocata alcuna autorizzazione.
anche perché la regione non dà né revoca le autorizzazioni: chi rilascia questi permessi è lo stato perché allo stato appartiene il sottosuolo, e non alle regioni.
tardivissima la delibera regionale, perché si oppone a un permesso di ricerca di giacimenti rilasciato nel 2010, permesso che aveva superato il vaglio della via (valutazione di impatto ambientale) decretata dal ministro dell’ambiente di concerto con il ministro dei beni culturali.
tardivissima inoltre perché il momento per esprimere il dissenso è appunto quello della via, durante la quale si raccolgono i commenti dei cittadini e delle persone interessate e il parere della regione. scaduti i termini, chiusa l’istruttoria e emanato il decreto di compatibilità ambientale, i pareri ritardatari finiscono nel cestino.
la regione potrà riesprimere il parere quando la compagnia che vuole fare le prospezioni del sottosuolo aprirà una via relativa al progetto di ricerca: saranno riaperti i termini per pareri e osservazioni, e lì la regione molise potrà dire la sua contrarietà.
torniamo alla delibera regionale.
è tiepidissima. “fa voti” per la revoca.
ha deciso (ecco il testo)
di esprimere indirizzo non favorevole dell’amministrazione regionale alla ipotesi di azioni per la ricerca di idrocarburi sul territorio della provincia di campobasso, in considerazione dell’evento sismico del sedici gennaio duemilasedici;
di far voti affinché venga revocato, per sopravvenuto motivo di pubblico interesse, il decreto di conferimento del permesso di ricerca del direttore generale del dipartimento per l’energia, direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero dello sviluppo
economico rilasciato in data 16.12.2010;
di incaricare il direttore del servizio valutazioni ambientali della direzione area seconda della regione molise della trasmissione del presente provvedimento agli uffici competenti del ministero dello sviluppo economico e del ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
riassumendo. dopo che la regione abruzzo ha avuto la sua vittoria contro il giacimento ombrina, soppresso un mese e mezzo fa dal governo; dopo che le rimostranze della puglia per non essere da meno dell’abruzzo hanno portato il governo a far sopprimere le ricerche petrolifere in acque internazionali al largo delle isole tremiti, assegnando una vittoria al presidente michele emiliano, ora anche il molise vuole mettere il suo carrarmatino sul planisfero del risiko dei giacimenti.
no alla centrale a biogas. meglio i rifiuti in discarica
nella puglia indietro nella raccolta differenziata dei rifiuti, nella puglia delle discariche, la par srl ha proposto di realizzare nel vecchio stabilimento “cito” a monteroni (lecce) un impianto di fermentazione dei rifiuti e produzione di metano di origine biologica, da immettere nelle condutture del gas, e anidride carbonica, da mettere in bombole per le bollicine delle bevande gasate. il residuo della digestione anaerobica sarà un ammendante agricolo di qualità da insacchettare e vendere agli agricoltori.
ebbene, un centinaio di cittadini di monteroni di lecce, con in testa il sindaco angelina storino, ha manifestato a lecce sotto la sede degli uffici della provincia mentre era in corso la conferenza dei servizi sulla fattibilità del progetto.
il progetto è avversato da alcuni abitanti perché ritenuto ad alto impatto per l’ambiente e la salute pubblica.
i manifestanti hanno protestato con cartelli e slogan, indossando una maglietta con la scritta “no centrale”, a favore di sistemi alternativi.
il wwf, associazione ambientalista di esperienza, è molto più sereno. ecco un’analisi tecnica del progetto elaborata dal wwf di lecce: è un buon progetto, dice il wwf, se lo si controlla bene (clicca qui).
un politico sardo scopre (dopo un anno) le ricerche petrolifere
“accaparrarsi 1,4 trilioni di metri cubi di gas, cioè mezzo bilione di barili di petrolio”.
(accaparrarsi).
lo dice il politico sardo mauro pili, del partito unidos.
è circa un annetto che l’italia ha aperto le ricerche petrolifere in acque internazionali al largo della sardegna, fuori dal santuario dei cetacei.
clicca qui per leggere il mio articolo del marzo 2015 sulla sardegna.
“un dato di raffronto – dice il politico isolano – lascia comprendere la portata della questione”.
(lascia capire la portata della questione).
“la terra possiede giacimenti accertati di gas pari a 179 trilioni di metri cubi”.
(trilioni di metri cubi forse sta per miliardi di metri cubi).
esiste “riservato, in mano al ministero dello sviluppo economico, che dice chiaramente che in al largo della sardegna, in quella fascia, c’è petrolio e gas”.
(un rapporto riservato. così riservato che io stesso ne ho scritto più volte).
la norvegese tgs nopec, compagnia geofisica di ricerche petrolifere, ha fatto richiesta.
“a dargli manforte il ministero dell’ambiente che anziché respingere la vergognosa richiesta di perlustrazione a colpi di bombe sismiche a cavallo con il santuario dei cetacei, sta valutando di concedere una proroga ai norvegesi”.
(a dargli manforte. vergognosa richiesta. bombe sismiche).
“i cercatori di gas e petrolio hanno chiesto una nuova proroga per continuare a sperare nel permesso di devastare”.
(cercatori. continuare a sperare. a devastare).
“per questo è stata scelta la nave sismica r/v akademik shatskiy pronta ad operare in quel tratto di mare al confine del santuario dei cetacei”.
(nave sismica. dopotutto poseidone nettuno è il dio del mare e dei terremoti).
a salerno il depuratore inquina il mare invece di depurare
liquami in mare, nel paradiso della costiera amalfitana. scarichi potenzialmente pericolosi per i bagnanti come per l’ambiente. la procura di salerno ha sequestrato gli impianti di depurazione di amalfi e praiano (salerno). nove gli indagati – tra i quali il sindaco di praiano, l’attuale e l’ex sindaco di amalfi – tra coloro deputati al loro corretto funzionamento.
sono stati sequestrati un impianto di trattamento dei reflui urbani, in località cieco di amalfi, la stazione di sollevamento in località porto di amalfi e gli impianti di trattamento dei reflui urbani del comune di praiano, in località vettica maggiore e via roma.
“inqualificabile e grave quello scoperto dalla procura di salerno a cui va il nostro plauso. scaricare liquami nel mare della divina costiera è una vera offesa alla bellezza di quei luoghi che rappresentano il valore aggiunto per l’economia turistica della regione”. così, in una nota, michele buonomo, presidente legambiente campania, commenta il sequestro degli impianti di depurazione di amalfi e praiano da parte della procura di salerno. “in campania ancora una volta emerge l’esigenza di assicurare un’azione istituzionale coordinata e coerente per tutelare il mare e le aree costiere, nonché le importantissime risorse ambientali, turistiche, sociali ed economiche ad esse connesse. davanti a questo scempio la giunta regionale deve affrontare seriamente e con urgenza il tema della riorganizzazione dei servizi idrici e dare dei segnali forti affinché ci sia un definitivo cambio di rotta”.
“sul fronte della depurazione nei confronti dell’italia – ricorda legambiente – grava una procedura e la campania, purtroppo, spetta un posto di primo ordine in termini di numero di agglomerati depurativi posti sotto la lente. dagli ultimi aggiornamenti risultano infatti 108 su 151 gli agglomerati della campania cui viene contestata la non conformità ai dettami della direttiva comunitaria sulla depurazione. inadeguatezza che secondo i calcoli del governo, comporterebbe, a partire dal 2016 e fino al completamento degli interventi di adeguamento richiesti, una multa di 21 milioni di euro all’anno”.
a martina franca il depuratore inquina invece di depurare
l’impianto di depurazione delle acque reflue civili di martina franca (taranto), gestito dalla società acquedotto pugliese (aqp), e lo scarico attualmente asservito all’impianto, situato in località pastore, in un terreno di proprietà privata, sono stati sottoposti a sequestro preventivo, con provvisoria facoltà d’uso, dai carabinieri del nucleo operativo ecologico (noe) di lecce. quattro le persone indagate. lo scarico, secondo gli inquirenti, è costituito da un inghiottitoio naturale che recapita gli effluenti inquinanti del ciclo di depurazione nel sottosuolo, “intaccando – è detto in una nota – la salubrità delle acque sotterranee per effetto dell’estrema vulnerabilità della falda profonda in territorio carsico quale è quello della valle d’itria”.
le analisi chimico-fisiche su campioni di acque prelevate dai pozzi posti in un raggio di un chilometro dallo scarico sequestrato oggi “hanno evidenziato superamenti dei limiti tabellari per parametri quali il cloro, l’azoto totale il fosforo, i solidi sospesi e i tensioattivi anionici e totali. si è così raggiunta la prova che le acque della falda profonda, che alimentano i pozzi ispezionati, risultano contaminate dai reflui provenienti da un depuratore che non funziona adeguatamente”.
per questo si ipotizza “a carico dei responsabili dell’aqp spa il delitto di avvelenamento colposo di acque destinate al consumo alimentare”.
anche renato brunetta: no al riciclo dei rifiuti organici
il presidente dei deputati di forza italia, renato brunetta, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’ambiente, gian luca galletti, e al ministro dei beni culturali, dario franceschini, in merito a un impianto per il riciclo della parte umida e organica dei rifiuti di roma.
il progetto della pontina ambiente è a ponte della solforata lungo la via laurentina.
“l’area oggetto della proposta progettuale – scrive brunetta – è individuato all’interno di un geosito vulcanico di notevole interesse scientifico, paesaggistico e archeologico. la normativa enac prevede che non ci possono essere depositi di materiali derivanti dalla raccolta di rifiuti solidi urbani in un raggio inferiore ai 15 chilometri dall’attività aereoportuale come l’aeroporto di ciampino. la presenza di numerosi insediamenti abitativi di decine di migliaia di cittadini nelle immediate adiacenze ai siti interessati – pomezia, roma 2, selvotta, monte migliore, colle dei pini, santa palomba, castel di leva, divino amore, falcognana, spregamore, santa fumia, palazzo morgana, paglian casale – determina uno stato di grande agitazione sociale in vari quartieri, che rischia di innescare situazioni di pericolo per l’ordine pubblico”.
quindi no all’impianto per produrre compost.
in abruzzo 48 scarichi abusivi inquinano il fiume pescara e l’adriatico
la regione abruzzo attiva controlli a tappeto sui depuratori del fiume pescara. un giro di vite della giunta regionale sugli scarichi abusivi con l’attivazione di una “custodia visiva” sui cantieri che saranno aperti a breve dalle società aggiudicatarie dei lavori di efficientamento di 15 depuratori. l’aca ha appaltato i lavori grazie a un finanziamento della regione abruzzo pari a 36 milioni di euro. il presidente della giunta regionale, luciano d’alfonso, ha posto il tema dell’inquinamento del fiume pescara chiamando a raccolta i sindaci dei comuni che confinano con il fiume pescara. erano presenti i comuni di pescara, scafa, chieti, rosciano, cepagatti, manoppello, alanno, spoltore, turrivalignani, torre de’ passeri, castiglione a casauria per “innalzare la capacità rieducativa di alcuni soggetti privati che, per mero egoismo, rovinano il nostro fiume. dobbiamo pensare ad una attività sanzionatoria ma anche ad una di ausilio per chi vuole correggersi”.
gli scarichi abusivi sono 48, molti meno dei 116 rilevati nel 1989.
tra mantova e cremona il terrore degli ultrasuoni
il grillino alberto zolezzi teme gli ultrasuoni per studiare il sottosuolo della bassa padana alla ricerca di giacimenti.
“trivelle precedute da prospezioni con ultrasuoni per cercare gli idrocarburi.
propongo siano precedute da prospezioni cerebrali di tutti gli amministratori pubblici, capire se sindaci, assessori, dirigenti di partecipate, parlamentari (me compreso) hanno qualcosa in zucca e che cosa!”
(ultrasuoni, dice zolezzi. e propone prospezioni cerebrali).
“le trivelle hanno bisogno di acqua, qui non ce n’è più e quella poca è inquinata, le trivelle inquinano l’acqua e l’aria, ne abbiamo a sufficienza”.
(nel mantovano, 413mila abitanti, ci sono 3mila aziende zootecniche con 9.540.297 capi, di cui 1,2 milioni di maiali. aspetto di vedere il solerte zolezzi insorgere contro l’inquinamento spaventoso dell’aria e dell’acqua prodotto dal letame di questi animali e dalla produzione di mangimi con grantusco ibrido chimicizzato pesticidizzato).
“le trivelle sono state correlate statisticamente al sisma del 2012 a mantova e in emilia romagna”.
(veramente il rapporto ichese dice che NON è stato correlato).
“mantova è diventata capitale della cultura italiana il 27 ottobre 2015 dopo aver approvato la sera prima la svendita dei servizi pubblici con la fusione con aimag-hera (acqua, rifiuti), credevo che bastasse come tassa per avere un ciocapiat al bibiena, invece anche le trivelle!
matera è diventata capitale della “cultura” dopo aver concesso qualche buco in più sul suo territorio già avvelenata”.
gli artigiani dell’emilia: viva le trivelle, danno benessere e lavoro
riprendere l’attività di ricerca ed estrazione di gas in adriatico osservando la “massima salvaguardia ambientale” e il pieno rispetto della sicurezza. cna emilia-romagna è accanto alle aziende del distretto energetico ravennate, sul quale incombe il “referendum trivelle”. occorre, sottolinea il presidente dell’associazione paolo govoni, “sviluppare nuovi obiettivi di politica energetica ad alta sostenibilità ambientale, che sappiano coniugare efficacemente l’utilizzo del gas metano e la produzione di energie rinnovabili”. e da questo punto di vista il distretto di ravenna è “una delle eccellenze industriali del territorio regionale. oggi siamo di fronte al forte rischio di un suo ridimensionamento a causa del basso prezzo del petrolio e del blocco delle attività offshore decretato nella legge di stabilità“.
cna punta a riprendere i contenuti dell’accordo sottoscritto oltre un anno fa a ravenna da enti locali, imprese e sindacati in cui viene sottolineata la necessitdi riprendere l’attività di ricerca ed estrazione di gas in adriatico osservando la massima salvaguardia ambientale e il pieno rispetto della sicurezza. nel settore, tira le somme govini, “operano tante imprese del comparto artigiano di piccole e medie dimensioni, specializzate nelle manutenzioni e nei servizi, che devono essere difese”.
in abruzzo il wwf contro il tubo del gas
mentre i consumi di gas sono in crescita il wwf abruzzese dice: “diminuiscono i consumi, aumentano i gasdotti”.
l’affermazione stravagante del wwf abruzzese serve a dire che l’associazione non vuole la posa della conduttura larino-chieti, “ennesima opera inutile e dannosa per il territorio”. il wwf sottolinea, in una nota, di essersi già occupato del metanodotto sulmona-foligno, “condividendo la battaglia di comitati ed enti locali che osteggiano la centrale di compressione in zona a forte rischio sismico” e un tracciato che prevede a popoli “l’attraversamento della falda acquifera più importante d’italia e forse d’europa”.
(d’europa).