i lettori ricorderanno la vicenda di goro e di gorino.
ebbene, gli abitanti delle due borgate sulla parte ferrarese del delta del po nel passato recente avevano già protestato in modo chiassoso.
non contro l’arrivo degli africani.
nel 2014 le barricate di goro e gorino erano contro una centrale elettrica alimentata con un combustibile a bassissimo impatto, cioè quelle alghe che impestano gli allevamenti di pesce e fanno marcire le lagune della sacca di goro.
i goresi contrari al progetto innovativo vinsero; la centrale ad alghe fu respinta.
la vicenda fa pensare a un collegamento psicologico e sociale fra i comitati del “no a tutto”, cioè l’opposizione locale contro la realizzazione di impianti (nimby è la sigla di not in my back yard, non nel mio cortile), e l’opposizione locale di goro e gorino contro l’arrivo di due decine di africani digraziatissimi fuggiti dai loro paesi.
qualche sociologo potrà spiegare con ricerche accurate e riferimenti bibliografici che la paura del nuovo è il filo rosso che unisce il no alla piccola centrale elettrica e il no agli immigrati. lo sconcerto di quella comunità davanti all’evoluzione irreversibile della società. se una volta la società cambiava con lentezza, oggi ha il passo concitato che disorienta le persone meno pronte alla fluidità delle relazioni e dei cambiamenti.
c’era un problema.
le alghe impestavano le acque di goro.
fu proposta la costruzione di una piccola centrale elettrica alimentata con un combustibile ricavato dalle alghe raccolte dalla sacca di goro e dalle lagune adiacenti. la tecnologia era stata messa a punto dalla cclg (clicca qui per i dettagli del progetto), un’azienda innovativa di forlì (clicca qui per i dettagli).
un progetto internazionale pieno di istituzioni e di scienziati di tutte le sponde dell’adriatico.
clicca qui per leggere il progetto internazionale per la centrale ad alghe.
i promotori della centrale avevano proposto ai pescatori di goro e gorino (che si lamentano sempre per il poco pescato, e gli affari vanno male, e le tasse, e così non può durare) un lavoro per diversificare l’attività: pescare non solamente pesce e vongole ma anche le alghe, dalle quali ricavare un reddito integrativo (i pescatori) e il combustibile (la cclg di forlì).
ma nell’aprile 2014 scoppiò la protesta.
si formò un comitato che raccolse quasi mille adesioni. il no era rivestito di motivazioni ambientali.
ci furono per esempio assemblee animatissime in cui si raccoglievano le testimonianze di altre parti d’italia toccate da progetti di biogas (clicca qui).
delle 40 cooperative di pescatori, 36 dissero subito no al servizio di pesca delle alghe, il sindaco di goro e gorino (lo stesso sindaco diego viviani di oggi) convocò il consiglio comunale il quale — sala strapiena con cittadini accalcati e comitato del no in prima fila — votò all’unanimità no alla centrale ad alghe.
disse il sindaco: «mi sembra logico: manca la materia prima con cui far funzionare la centrale». il sindaco era lo stesso di allora, ma era lo stesso anche il capo dell’opposizione, quel fausto giannella che oggi si fa intervistare sulle tv per il suo no battagliero all’arrivo dei fuggiaschi africani.
clicca qui per leggere la brochure ufficiale del progetto per l’uso delle alghe.
la protesta fu appoggiata da diversi blog. contro l’uso di alghe, pagine e pagine sul blog di beppe grillo, per esempio.
dedico qualche riga in più a un vivace montanaro ribelle e antisistema impegnato in denunce e indignazioni a sostegno dell’antico e tradizionale formaggio bitto ma attivissimo sulla rete anche contro il biogas, cioè quel combustibile a basso impatto ambientale ottenuto dalla fermentazione di materie prime vegetali locali al posto dei combustibili estratti dai giacimenti di oligarchi, dittatori e sceicchi. ebbene, questo attivista contro il biogas il 9 aprile 2014 scriveva (clicca qui per leggere il blog) , con toni assai simili a quelli che si leggono oggi contro gli africani: “mercoledì 9 due paesi (goro e gorino), due comunità di pescatori (tremila abitanti in tutto) chiuderanno per biogas. pescatori in sciopero, negozi con le saracinesche abbassate, scuole deserte. per andate tutti a ferrara con una carovana di pullman e di auto. la dimostrazione che quando un popolo dice no non ci sono trucchi e cavilli pro speculazione che tengono. un esempio per tutta italia”.
poi quel mercoledì 9 aprile 2014 (riferisce il carlino) sciopero, negozi chiusi e pullman verso ferrara dove, nella sede della provincia, si sarebbe tenuta la conferenza di servizio sulla centrale ad alghe. in via isonzo a ferrara gli striscioni “no alla biotruffa”. e la provincia decise no, goro e gorino non avrebbero subito l’onta della centrale alimentata con le alghe dell’adriatico.
due anni e mezzo dopo cambia il nemico apparente, ma la comunità si è trovata ugualmente, con le stesse modalità, a combattere contro la perdita irreversibile della sua identità. perdita d’identità che accadrà comunque, purtroppo o per fortuna; perché la storia non ha nascondigli e non si ferma davvero davanti a un portone, entra dentro alle stanze e le brucia.