ciò che inquina il mare sono i comportamenti dell’uomo, non gli oggetti.
gli inquinatori siamo noi, non i sacchetti di plastica.
la plastica è ottima, ha un impatto ambientale più basso di molti fra i prodotti che sostituisce, ma va raccolta e va riciclata.
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un primo motivo della comparsa dei rifiuti nei mari è il fatto che miliardi di asiatici ormai consumano come gli europei.
consumano ma non riciclano.
è smaltito correttamente appena il 40% della spazzatura, così sulle onde viaggiano a tonnellate le lattine di bevande gassate, gli involucri di merendine e barrette, le ciabatte spaiate, i pacchetti schiacciati di sigarette.
dice la fao, l’organizzazione dell’onu sull’alimentazione: il 37% di tutti gli imballaggi alimentari è fatto con la plastica.
un materiale perfetto per conservare gli alimenti perché è leggero, infrangibile e non degrada: caratteristiche insostituibili che diventano terribili quando la vaschetta di polistirolo, la bottiglia di pet, il flacone di polietilene o la cassetta di polipropilene seguono la corrente.
in teoria, dicono i pessimisti, servono 500 anni per decomporsi.
in realtà le plastiche (anche quelle biodegradabili) impiegano alcuni anni a sparire se sono sottili e fragili come le pellicole dei sacchetti, ma molti decenni se sono più consistenti.
il mare, freddo e salato, non rende facile la degradazione dei materiali.