(ho tratto l’immagine qui sopra da un cinegiornale pathé del 1948).
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hai sentito parlare delle microplastiche che inquinano il mare?
ebbene, mi dice uno scienziato: le microplastiche vengono soprattutto da lavatrici e pneumatici.
(non ho documenti a suffragio di quanto mi ha detto costui, ma mi pare verosimile).
mentre vetri, metalli e altri rifiuti pesanti affondano e spariscono alla vista, le plastiche galleggiano.
ogni mare è sporcato da rifiuti differenti perché diversi sono i paesi che vi si affacciano.
per esempio gli oceani sono insozzati da grandi rifiuti plastici non riciclati: flaconi di detersivi e bottiglie di bevande, cassette di ortaggi, imballaggi di polistirolo espanso, ciabattame e suole e così via.
la prima fonte di microplastiche — quelle mangiate dal plancton, il quale viene mangiato dai pesci ed entrano nella catena alimentare che arriva all’uomo — sono le fibre tessili rilasciate dalle acque di lavaggio dei tessuti e le polveri di gomma da usura degli pneumatici.
ogni giro della lavatrice, ogni risciacquo e scarico, sono fibre di poliestere e di nailon invisibili e sottilissime rilasciate a migliaia; scivolano nelle fogne, superano i depuratori, scorrono nei fiumi, arrivano nel mare.
lo stesso accade per lo sfarinarsi delle gomme delle auto, i cui polimeri dilavati dalla pioggia vengono portati portate fino al mare dai corsi d’acqua.
e poi le microplastiche dei cosmetici (gli “scrubber” per rendere liscia la pelle o alcuni dentifrici) e ancora i bastoncini cotonati non biodegradabili, per i quali finalmente una buona legge ha imposto nuovamente la degradabilità.
(da non confondere con gli ecologici cotton fioc, prodotti a marchio commerciale registrato dei bastoncini biodegradabili della johnson, che sono a base di cotone e non di plastica).