mille idee per l'auto elettrica. ci sono le città che fanno programmi impegnativi (come parma) o che si alleano con le aziende elettriche (come pisa o milano) per sperimentare le automobili a batteria.
pordenone fa una cosa differente: la provincia offre le automobiline elettriche in comodato ai comuni e soprattutto ai loro cittadini.
le automobiline, che non sono i giocattoli bensì quelle microcar che in genere sono immatricolate come "quadricicli leggeri" e sono targate con il targhino dei motorini.
non a caso, secondo un sondaggio presentato oggi dalla federutility, il 48% dei cittadini, se fosse sindaco, riserverebbe le zone a traffico limitato ai veicoli elettrici e a quelli non inquinanti. soltanto il 26% ritiene che i sindaci attualmente in carica avrebbero il coraggio di prendere misure che potrebbero mettere in discussione il consenso politico del quale godono.
qualche dettaglio sull'esperienza friulana.
la provincia di pordenone (con l'assessore all'innovazione giuseppe pedicini) aveva avviato all'inizio dell'estate un progetto sperimentale per dotare di minicar elettriche in comodato gratuito ai comuni per favorire l'accesso al centro storico e alle zone a traffico limitato dei comuni più popolosi.
la provincia ha stanziato i soldi necessari a comprare da produttori italiani circa 20 minicar elettriche.
le automobili sono state date (con una convenzione) ai comuni più popolosi della provincia per metterle nei parcheggi "scambiatori".
in questo modo la gente arriva nelle cittadine e lascia l'auto fuori dal centro storico, e usa (gratis) la minicar per arrivare fino in centro e per spostarsi senza limiti all'interno delle zone controllate.
qual è il vantaggio di affidare alla provincia il progetto? vengono superati due problemi.
il primo problema è quello dei soldi comunali. la provincia ha qualche flessibilità in più di risorse rispetto alle casse disastrate dei comuni.
il secondo problema che viene superato è il problema del consenso. come indicava il sondaggio della federutility, secondo molti italiani i sindaci hanno qualche timore a esporsi nei progetti innovativi che possono piacere ai cittadini più evoluti ma al tempo stesso possono dispiacere ai cittadini più incontentabili.
ma che cosa dice il sondaggio condotto dalla federutility?
poco sopra avevo anticipato il fatto che il 48% dei cittadini, se fosse sindaco, riserverebbe le zone a traffico limitato ai veicoli elettrici ed a quelli non inquinanti. mentre solo il 26% ritiene che i sindaci in carica non hanno il coraggio di prendere misure che potrebbero mettere in discussione il consenso.
dei 790 cittadini intervistati tra l’1 e il 3 dicembre da swg per federutility (metodo cawi), il 68% è convinto che la tutela dell’ambiente sia una delle priorità da affrontare e se la maggioranza (73%) è convinta che si debba migliorare il trasporto locale, una parte di questi – il 59% – ritiene che si debbano ridurre le tasse a chi ha un'auto ecologica, aumentarle a chi inquina e obbligare all'utilizzo di mezzi non inquinanti per i centri storici delle città.
i messaggi ai comuni e alla politica nazionale sono chiari.
un italiano su cinque chiede allo stato incentivi sull’acquisto del veicolo o riduzione delle imposte; la maggioranza chiede ai sindaci dei comuni di dotare le città di infrastrutture per la ricarica: il 43% dei cittadini intervistati vorrebbe un distributore ogni 5 chilometri mentre il 44% lo vorrebbe al massimo ogni 15 chilometri.
quanto al comportamento di consumo, ben l’80% degli intervistati acquisterebbe un'auto elettrica (con un aumento del 9% rispetto alla stessa indagine condotta da swg e federutility in maggio) se i prezzi delle elettriche fossero equiparabili alle altre auto.
i dati sono stati presentati da swg e da federutility – la federazione delle aziende idriche ed energetiche che si candidano a creare le reti con le colonnine di ricarica – al motor show di bologna, nel corso del convegno “infrastrutture per la mobilità elettrica tra aziende ed enti locali”.
“l’auto elettrica risolverebbe in misura consistente i problemi di inquinamento delle città. ne sono convinti – spiega alex buriani di swg – tre cittadini su quattro, con una crescita significativa rispetto a quanto emerso solo sei mesi fa. di conseguenza, si rileva nella popolazione un amplissimo favore (82%) rispetto all’ipotesi di istituzione di zte-zone a traffico elettrico: la chiusura totale dei centri storici, con la sola eccezione per i veicoli elettrici e non inquinanti.”
per luigi castagna di hera “i costi di realizzazione delle colonnine di ricarica non sono ancora ammortizzabili con la sola vendita di energia elettrica, ma eventuali incentivi alla costruzione della rete costituirebbero un utile volano per molti altri servizi che potrebbero essere forniti sulle smart grids, le reti intelligenti”.
“l’italia annovera già delle eccellenze nella produzione di veicoli elettrici, come dimostra il padiglione electric city del motor show – aggiunge marco martina, deloitte consulting – ma resta il problema delle batterie, sia per i costi che per lo smaltimento. le grandi città europee hanno però compreso meglio di noi l’importanza della eco-mobilità. londra ha messo in campo incentivi fino a 5 mila sterline”.
per pietro menga, presidente cei-cives, “basterebbe che il 10% dei chilometri percorsi fosse elettrico, per abbattere di oltre un quarto gli obblighi europei in materia di inquinamento e di co2. in tutto il mondo ci sono ormai incentivi e finanziamenti per sostenere la mobilità ecologica”.
il finanziamento di iniziative per la mobilità elettrica lo conferma anche riccardo romano, di renova, secondo il quale “i fondi europei ed i progetti comunitari per finanziare l’auto elettrica esistono e coprono fino al 75% dei costi, ma purtroppo solo in piccola parte vengono attivati dagli enti locali”
“in pratica alla “electric city”, per essere tale, manca ancora un sindaco – conclude fabio orecchini docente dell’università la sapienza – l’auto elettrica sarà una realtà contestualmente al cambiamento delle città. non si deve più pensare che l’automobile sia contro l’ambiente, ma aziende e ricerca universitaria devono lavorare insieme per una totale integrazione”.