energia e ambiente. greenpeace contro i carburanti di origine vegetale (e in aiuto al petrolio). lo studio.

siamo sicuri che i biocarburanti facciano bene all'ambiente?
greenpeace dice di no. il biodiesel e la benzina all'alcol potrebbero creare più danni ambientali di quanti benefici apportino.

io personalmente dissento dall'asserzione di greenpeace. più sotto dirò perché.

la campagna di greenpeace mi suscita un dubbio.
emerge che greenpeace è contro una delle alternative più interessanti al petrolio.
non è il solo caso. la poderosa associazione ecologista è anche contro l'energia nucleare e contesta il pvc, la plastica meno "petrolchimica" di tutte perché è derivata dal cloro.
quasi come se greenpeace volesse favorire, indirettamente, il mondo del petrolio.

(beninteso, greenpeace non se la prende solamente contro i nemici del petrolio: ha molte campagne assai interessanti)
(greenpeace forse si arrabbierà per queste mie considerazioni: qui sotto c'è tutto lo spazio per rispondere).

ma greenpeace non ha tutti i torti.
il biodiesel è il gasolio ottenuto per transesterificazione degli acidi grassi (bello, vero? in termini più semplici: un grasso come l'olio di semi viene mescolato con un alcol come il metanolo in modo da eliminare i problemi meccanici e prestazionali dell'olio nel motore). il bioetanolo è il comune alcol (come quello della grappa e della birra) ottenuto dalla fermentazione di zuccheri, amidi o cellulosa.
cioè si parte da basi vegetali molto contigue a quelle alimentari. su questa possibile sottrazione di risorse alimentari punta chi contesta i bio carburanti.
inoltre, alcuni tipi di coltura energetica hanno un bilancio ambientale pesante, come nel caso dell'alcol ottenuto da amido di granturco, una pianta che dà rendimenti energetici modesti e che chiede litrate di acqua irrigua e di fertilizzanti.

i dati di fondo. l'europa aumenterà l'uso di biocarburanti nel settore dei trasporti con l'obiettivo di arrivare nel 2020 al 9,5% del totale dei carburanti.

secondo l'associazione, gli obiettivi europei per promuovere i biocarburanti potrebbero provocare (anzi, greenpeace non usa il condizionale ma usa il tempo indicativo fuituro: "causeranno") in tutto il mondo il cambio d'uso di 69mila chilometri quadri di suolo nei prossimi dieci anni con effetti negativi su clima, foreste, biodiversità e sicurezza alimentare.

il nuovo rapporto biocarburanti sull'impatto delle strategie ue (quando "bio" non è sinonimo di "verde") è stato lanciato da una coalizione di organizzazioni non governative europee composta da greenpeace, actionaid, bird life international, client earth, european environmental bureau, fern, friends of the earth europe, wetlands international, transport & environment.

clicca qui per lèggere il rapporto di greenpeace contro i biocarburanti

il rapporto afferma che, per le politiche adottate dall'Europa, sarà necessario destinare alle colture energetiche un'area pari a due volte il belgio.

"il cambiamento dell'uso dei suoli per soddisfare la crescente domanda di energia – asserisce greenpeace – comporterà la necessità per le attività agricole di espandersi altrove, spesso a scapito di foreste, pascoli e altri ecosistemi ricchi di carbonio. gli obiettivi europei causeranno, quindi, un'emissione aggiuntiva di gas serra compresa tra 27 e 56 milioni di tonnellate, l'equivalente di 12-26 milioni di nuove auto in circolazione. se la politica europea non cambierà, i biocarburanti che l'europa utilizzerà nei prossimi 10 anni causeranno un aumento delle emissioni di gas serra compreso tra l'81 e il 167% rispetto alle fonti fossili".

"di fatto, il piano europeo giustifica la politica delle multinazionali nell'accaparramento di terre nei paesi in via di sviluppo da destinare alla produzione di biocarburanti piuttosto che a quella di cibo – afferma livia zoli, responsabile dell'unità di policy di actionaid. – in questo modo, le politiche energetiche europee pongono in serio pericolo milioni di persone, aggravando ulteriormente il già drammatico problema della sicurezza alimentare, soprattutto in africa".

perché dissento?
per mille motivi.
ne cito uno fra tanti. (ci sono altri motivi per dissentire da greenpeace, ma non ho punta voglia di fare un elènco del telefono).
i biocarburanti estratti per esempio dal granturco forse possono avere effetti (modesti) sulla disponibilità di cibo, ma ci sono colture energetiche indipendenti dal cibo.
in africa per esempio cresce la giatrofa (jatropha), che cresce anche nelle zone aride e il cui olio è tòssico per l'alimentazione ma è ottimo per produrre biodiesel: le colture di giatrofa possono essere una risorsa di riscatto dalla povertà per chi vive a sud del sahara e possono contribuire a ridurre il fenomeno della desertificazione.
oppure il gruppo italiano mossi & ghisolfi sta sviluppando la produzione di alcol per motori partendo dalla canna dei fossi, una pianta che non chiede irrigazione né manutenzione e che gli agricoltori possono coltivare nei terreni marginali altrimenti incolti.

  • jacopo giliberto |

    chiaro che oggi l’alcol non può sostituire tutti gli usi della benzina, né l’olio può sostituire tutto il diesel.
    però tecnicamente e come mercato si può già cominciare a utilizzare in quantità meno pidocchiose di oggi…
    non trova?

  • Alessandro De Maida |

    Sign Giliberto,
    non capisco che intende quando dice ” la benzina all’alcol è disponibile qui, ora. il brasile ci fa marciare da anni le macchine ” ??? Anche ammettendo la sostenibilità ecologica (e persino un ritorno energetico positivo, di cui dubito) l’ Italia non ha minimamente le enormi superfici e il micro clima necessari per convertirsi anche in minima parte all’ etanolo da canna…mentre è relativamente semplice e molto più efficiente bruciare qualsiasi biomassa di scarto (non è nemmeno necessaria alcuna coltura specifica) per produrre diesel da processi BTL
    Secondo, a differenza di altre strategie come ad es. l’ idrogeno, è più di due volte più efficiente usare anche i combustibili fossili per produrre elettricità per alimentare veicoli elettrici che usare lo stesso petrolio per alimentare ordinari veicoli termici, e per di più i veicoli ibridi plugin, così come i treni/tram/metro e le pompe di cal nel risc/condizionamento domestico, sono tecnologie praticamente disponibili già oggi (a differnza della chimaera idrogeno o l’ etanolo)

  • ludigno |

    ma se le centrali a torio funzionano, perchè affaticarsi tanto a piantare ventole o specchi o bucare per terra? Sarebbero più che sufficienti le centrali! Ma allora chi si prende la briga di provare a farne una? Dopotutto costerebbe meno di un crack finanziario e ci si potrebbe mandare a lavorare i manager di certi istituti bancari per evitare che facciano altri danni. WinWin situation!

  • ludigno |

    la mia nonna diceva che chi ben comincia è a metà dell’opera. Comunque convertirsi all’alcol non è così immediato. Direi che l’inerzia italiana si farebbe vedere anche lì… comunque resto dell’idea che dotarsi di un sistema per veicolare l’energia (idrogeno) che sia indipendente dalla fonte primaria utilizzata sia una buona idea, concreta, ma da prendersi tutti (ma proprio tutti) insieme. Ognuno poi decida che fonte primaria usare, comunque cambiare fonte sarebbe molto più semplice perchè non implicherebbe cambi nella rete di distribuzione dell’energia per qualsiasi uso. Vabbè, comunque il petrolio finirà prima o poi, anche se credo che sarà “poi”, alla faccia dei vari picchi ostentati come sacre scritture che scompaiono nel dimenticatoio appena si avvicina la scadenza per un sano confronto coi fatti.

  • jacopo giliberto |

    mille idee buone. anche ottime. qualcuna (permettétemi) un po’ velleitaria. il fatto è che il problema del fabbisogno di energia a costi ragionevoli per l’italia va risolto adesso e deve valere per la prossima ventina d’anni. il nucleare (se ci sarà) non arriverà domani. né le rinnovabili saranno sufficienti nell’immediato. la benzina all’alcol è disponibile qui, ora. il brasile ci fa marciare da anni le macchine.

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