acqua. referendum. sono in gioco 20 miliardi. acquedotti pubblici a rischio. il caso firenze.

“in italia si potrebbero risparmiare non solo molti litri di acqua, ma anche molti soldi, se si facessero gli investimenti nelle reti idriche e si curasse la buona gestione. con investimenti migliori nelle reti idriche ci sarebbe un ritorno di 19,4 miliardi in sei anni, con una gestione più corretta dell’acqua in agricoltura, si risparmierebbero 17 miliardi in 5 anni e con 20 miliardi di investimenti in acquedotti, fognature e depurazione, potremmo risparmiare 130 miliardi nei prossimi 25 anni. il problema è che il secondo referendum, quello sulla tariffa, mette a rischio proprio quei 20 miliardi di investimenti che servirebbero per attivare questo ciclo virtuoso”.
è la valutazione sulla portata economica dei referendum di alessandro marangoni, amministratore delegato di althesys e capo del team di ricerca che negli ultimi mesi ha prodotto e presentato tre diversi studi sul settore idrico (in sintesi riportati su www.althesys.org): “i benefici di una buona gestione dell’acqua” (presentato recentemente a milano, in collaborazione con mm), “le politiche di gestione dell’acqua in agricoltura” (presentato a roma nel mese di maggio) e “i benefici dell’innovazione nelle reti utilities” (presentato a roma all’inizio dell’anno).

per capire meglio la questione, ecco una scheda interessantissima che chiarisce abbastanza la questione.
l'ha scritta antonio massarutto, il docente di economia dei servizi pubblici (università di udine) che ha promosso anche l'appello degli esperti di servizi pubblici locali e di economisti per il "no" al referendum idrico.

clicca qui per scaricare e lèggere la scheda informativa sui referendum idrici scritta da antonio massarutto (375kb in formato powerpoint pptx)

massarutto, con questa scheda, cerca di chiarire le idee in primo luogo a sé stesso.
in modo che siano chiare per tutti.

un'analisi attenta tra il "sì" e il "no".

nei giorni scorsi ho pubblicato in queste pagine un documento degli acquedotti pubblici, preoccupatissimi perché uno dei due referendum sull'acqua (quello con la scheda gialla) in realtà non è contro la *privatizzazione* bensì dissesta i bilanci di tutti gli acquedotti, pubblici e privati, e soprattutto pubblici.

avevo trovato e pubblicato un documento degli analisti londinesi della fitch, una delle più autorevoli società di rating, che diceva la stessa cosa: il referendum scheda-gialla blocca tutti gli acquedotti e rischia di mandarli al dissesto.

poi ho pubblicato un interessante commento di andrea gilardoni, professore alla bocconi e uno dei massimi esperti italiani di economia degli acquedotti.

e ancora, un commento di adolfo spaziani, direttore della federutility, cioè l'associazione degli acquedotti pubblici e di tutte le aziende di servizi pubblici locali.

ho ascoltato il parere dell'economista alessandro marangoni, tra i più noti nel settore dei servizi pubblici locali, di cui oggi questa nuova analisi.

poi ho pubblicato l'elenco dei circa 150 comuni italiani messi in mora dall'unione europea perché in 13 anni non si sono dotati di depuratori. questi comuni dovranno dotarsi entro due mesi dei depuratori, dice bruxelles; la multa va da 11mila a oltre 700mila euro per ogni giorno di ritardo: chi pagherà queste multe? con le tasse, tutti noi.

ecco l'appello di economisti di servizi pubblici ed esperti del settore idrico, i quali stanno raccogliendo le firme in difesa degli acquedotti pubblici di cui accennavo qui sopra.

ieri, ecco l'intervento di alessandro petretto, che insegna economia pubblica all'università di firenze.

e poi lo schema riassuntivo di massarutto di stamattina.

dei referendum (nucleare, acqua, legittimo impedimento berlusconiano), sulla "privatizzazione" dell'acqua ci sono due schede.
uno dei due referendum riguarda i soci privati delle società acquedottistiche e di depurazione, e quindi è effettivamente relativo alla privatizzazione del servizio.

ma l'altro dei due quesiti del referendum, quello con la scheda gialla, riguarda la determinazione della tariffa del servizio dell'acquedotto idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito, e riguarda tutti, proprio tutti, gli acquedotti.
soprattutto quelli pubblici.
la domanda che ci sarà posta è:

volete voi che sia abrogato il comma 1, dell'art. 154 (tariffa del servizio idrico integrato) del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "norme in materia ambientale", limitatamente alla seguente parte: "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito"?

che cosa dice marangoni?
“c’è un fattore di rischio nel referendum che chiede di abrogare la remunerazione del capitale – afferma marangoni – ovvero la concreta possibilità che si blocchino tutti gli investimenti. l’acqua non piove dal cielo, ma esce dai tubi e il contestato “profitto” per i tubi dell’acqua, cioè la remunerazione degli investimenti, è esattamente uguale a quello delle reti elettriche e del gas. perché nessuno mette in discussione queste? e’ pacifico che in italia sia necessario invest
ire nelle reti e negli impianti e che sia necessario farlo in fretta. le numerose analisi costi-benefici che ho condotto negli anni dimostrano chiaramente che le perdite dovute ai mancati investimenti ci costano 4-5 miliardi di euro l’anno”.

uno degli studi di althesys calcola in 51mila chilometri il fabbisogno di nuove reti (oltre 30mila di acquedotti e circa 21mila di fognature) e in oltre 170mila chilometri le necessità di rifacimenti, dei quali 125mila per acquedotti. “con questi interventi l’italia si metterebbe al livello dei migliori paesi europei”, assicura marangoni.

vogliamo un esempio pratico?

ecco firenze.
la settimana scorsa l'ersa (emissario riva sinistra arno) ha spiegato l'andamento dei lavori per il sistema fognario che toglierà dalle acque dell'arno l'inquinamento di 140mila abitanti.

ebbene, questo lavoro pubblico per un acquedotto pubblico è finanziato con le tariffe dell'acqua pubblica. il referendum con la scheda gialla toglie il finanziamento per fare queste opere.

il collettore permetterà la depurazione le acque reflue di metà firenze e bagno a ripoli ancora non collegati al depuratore di san colombano.
si tratta degli scarichi di 140mila abitanti che finiscono in arno.
dal 22 settembre scorso, giorno dell'inaugurazione del cantiere, sono state realizzate opere accessorie e posizionati 250 metri di tubi del diametro di due metri.
altri 2mila metri di tubazioni sono già pronti per essere posati nei prossimi mesi.

i lavori sono partiti dal depuratore di san colombano che sta già depurando gli scarichi dei circa 350mila abitanti dei comuni della piana e della riva destra di firenze, e stanno risalendo lungo la riva sinistra dell'arno in modo tale da poter rendere operativa la tubatura mano a mano che si intercetteranno le fognature esistenti.
una volta conclusa, l'opera sarà lunga complessivamente 7,4 chilometri e porterà a san colombano le acque reflue, rendendo così l'intera area metropolitana fiorentina la prima in italia depurata al 100%.

è il più grande cantiere idrico italiano.
l'emissario in riva sinistra sarà realizzato mediante l'interramento di una tubazione che correrà per 6,8 chilometri lungo l'asse principale sull'argine dell'arno.
a questa si aggiungerà una conduttura di un 1 metro di diametro lunga 600 metri, che raccoglierà i reflui che scaricano attualmente nel fosso degli ortolani, e saranno collettati anche gli scarichi di bagno a ripoli per 20mila abitanti.

oltre allo scavo per la posa della tubazione, gli operai al lavoro quotidianamente nell'area hanno allestito le piazzole in cemento armato per lo stoccaggio dei materiali provenienti dallo scavo che finora equivalgono a circa 7.500 metri cubi. il terreno viene subito analizzato e in base alla sua composizione, viene stoccato in una della 4 diverse piazzole presenti. per evitare qualunque contaminazione con l'ambiente esterno le piazzole sono state rivestite di pvc e le acque di scolo in caso di pioggia sono convogliate al depuratore attraverso una condotta fognaria specifica.
se il materiale estratto dallo scavo è di buona qualità in parte viene macinato con un mulino mobile e riutilizzato per ricoprire lo scavo (questo accade con circa l'80% del materiale estratto).
se invece sono presenti rifiuti o fanghi che rendono impossibile il riuso, i terreni sono avviati in discariche autorizzate (per circa il 20%).

la rapidità di esecuzione dei lavori è possibile grazie all'innovativa tecnologia di scavo acquistata in germania, che avviene sfruttando il cosiddetto "blindaggio lineare". questo sistema consente di posizionare i pannelli di contenimento all'interno dello scavo in modo semplice, rapido ed efficace. le travi che sostengono i pannelli lasciano sufficiente spazio per calare i tronconi di tubo in totale sicurezza per i lavoratori, agevolando il lavoro degli operai e dei macchinari impiegati.

il costo complessivo dell'opera è di 71,5 milioni di euro, comprensivo anche dei costi per la messa in sicurezza e la bonifica di un'immensa area grande come 15 campi di calcio, utilizzata nei decenni scorsi come discarica abusiva di rifiuti dell'edilizia e del dopo-alluvione di firenze, individuati lungo il tracciato.

la realizzazione dell'emissario è stata affidata, attraverso una gara d'appalto europea, al consorzio ravennate delle cooperative di produzione e lavoro, rappresentata dall'impresa cooperativa muratori sterratori e affini di montecatini terme, capogruppo dell'ati costituita da polistrade spa di campi bisenzio e italscavi di scandicci, che già in passato hanno partecipato alla costruzione di importanti opere di ingegneria idraulica ed idraulico sanitaria in toscana e nel resto d'italia.

l'arno tornerà completamente depurato, pulito e persino balneabile.

erasmo d'angelis è il presidente della publiacqua. dice: "i lavori per il grande progetto del risanamento dell'arno e della depurazione di tutti gli scarichi procedono secondo i tempi stabiliti. il cantiere va avanti e di fronte al gravissimo attentato che ha distrutto anche i nostri uffici di cantiere, oltre a quelli dell'auditorium della musica, chiediamo alla magistratura di scovare e colpire i colpevoli. la toscana non è e non sarà mai terra di mafie, camorre o pizzo. lavoriamo con l'obiettivo di rispettare la scadenza europea, evitando multe che ricadrebbero sui cittadini e per riportare l'arno ad essere un fiume pulito e vivo, una ricchezza e una risorsa per tutti".

alberto irace è l'amministratore delegato della publiacqua. dice: "siamo orgogliosi di poter contribuire ad un'opera storica per firenze e il suo hinterland e a migliorare l'efficienza del sistema fognario e di depurazione. per realizzare l'opera publiacqua sta anticipando circa 40 milioni di euro di investimenti che saranno ripagati dalla tariffa solo nel prossimo decennio. tutto ciò è reso possibile dalla capacità di poter accedere a finanziamenti sul mercato del credito in virtù del grado di efficienza raggiunto dalla nostra azienda e dalla presenza di un partner industriale di livello nazionale come acea".

con pare motivato dello scorso 15 maggio, la comunità europea ha notificato allo stato italiano il primo elenco degli agglomerati urbani per i quali la procura d'infrazione per mancata depurazione prosegue il suo iter, richiedendo, tramite il ministero dell'ambiente, informazioni sugli agglomerati oggetto di investigazione.
per la toscana è incluso l'agglomerato dell'area fiorentina.
grazie ai lavori in corso e all'assicurazione – come condizione essenziale – che proseguiranno senza soluzione di continuità e verranno completati entro i termini, riusciremo ad evitare le sanzioni (ricadranno anche a carico dei comuni interessati) previste dalla disciplina comunitaria, in caso di violazione delle norme. sono pensantissime e prevedono:
– una penalità di mora, che va da un minimo di 11.904
€ ad un massimo di 714.240€, per ogni giorno di ritardo nell'adeguamento a decorrere dalla pronuncia della sentenza emessa ai sensi dell'art. 260 del tfue;

– una somma forfetaria calcolata sulla base del pil e che per l'italia è pari ad un minimo di 9.920.000€;
– inoltre, nel corso della procedura di mora, i finanziamenti europei possono essere sospesi sino all'attuazione della sentenza. fortunatamente l'area fiorentina si mette in regola in modo progressivo.

la tariffa attuale (240 euro in media l'anno iva inclusa) contiene tutti i costi dell'opera come quelli delle altre opere strategiche del territorio dei 49 comuni di publiacqua, previste anche nel nuovo piano di ambito 2010-2021.

il costo di questa grande opera che migliorerà l'ambiente toscano e il tirreno in cui sfocia l'arno, e migliorerà la qualità della vita per i fiorentini e per tutti coloro che abitano lungo il corso del fiume, inciderà per circa 50 centesimi l'anno per famiglia, ovvero una cifra inferiore al prezzo di un caffè acquistato al bar.

questo è il *profitto* di uno dei due referendum sull'acqua.

  • jacopo giliberto |

    lo so, walter.

  • Walter |

    il referendum scheda gialla
    sta attualmente rivelando di avere minore percentuale no di tutti gli altri

  • Walter |

    Non essere ingenuo!
    Un lavoro come quello fiorentino, lo fai indipendentemente dal risultato del referendum.
    Visto che reiteri, lo fo’ anch’io:
    Il quesito non abolisce la possibilita’ di investire, ma quella di aumentare le tariffe in caso l’investitore ritenga di guadagnare poco in base a cio’ che ha investito!

  • jacopo giliberto |

    francesco, dove hai letto che il privato sarebbe la panacea di tutti i mali?
    torno a osservare che uno dei due quesiti referendari colpisce non il settore privato bensì al contrario (pazzesco!) proprio gli acquedotti pubblici. hanno sbagliato a scrivere il quesito, mi pare.

  • Francesco |

    E’ inutile che menate il can per l’aia. La privatizzazione in Italia, e non solo nel settore idrico, si è tradotta soltanto in una crescita spaventosa delle tariffe. E’ il privato, bellezza. Gli investimenti? E chi li ha visti? Ti fanno pagare in bolletta il 7 per cento di investimenti che FORSE faranno in futuro. Che bello. Certi beni sono pubblici e devono restare in mano pubblica.Il pubblico, se si vuole, si può far funzionare a dovere. Basta con questa barzelletta del privato panacea di tutti i mali. Il privato è panacea per le sue tasche e ruina per i cittadini, a fronte di gestioni che continuano ad essere per la gran parte fallimentari. Che mi dite dell’RCA auto liberalizzata? Mamma mia che abbassamento di costi da quando l’hanno introdotta!Che concorrenza! Smettetela di prenderci per il c., Confindustria in testa.

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