acqua. referendum. una scheda di massarutto tra i sì e i no. contro i luoghi comuni.

a me, uno dei due referendum chiamato *contro la privatizzazione dell'acqua* continua a non convincere.
da quel poco che ho capito (sono solamente un giornalista, non un esperto come te), non è vero che i due quesiti referendari sono contro la privatizzazione.
uno, in particolare, ha l'effetto esattamente contrario.

mi spiego. la questione dei cosiddetti *profitti* (scheda gialla) non riguarda i profitti.
riguarda i bilanci degli acquedotti pubblici.

e se passassero i "sì" a quello specifico referendum sarebbero danneggiati, al contrario, proprio gli acquedotti pubblici che si vorrebbero difendere.

per capire meglio la questione, ecco una scheda interessantissima che chiarisce abbastanza la questione.
l'ha scritta antonio massarutto, il docente di economia dei servizi pubblici (università di udine) che ha promosso anche l'appello degli esperti di servizi pubblici locali e di economisti per il "no" al referendum idrico (ore 11 del 9 giugno: sono arrivati a quota 176 firme).

clicca qui per scaricare e lèggere la scheda informativa sui referendum idrici scritta da antonio massarutto (375kb in formato powerpoint pptx)

massarutto, con questa scheda, cerca di chiarire le idee in primo luogo a sé stesso.
in modo che siano chiare per tutti.

un'analisi attenta tra il "sì" e il "no".

nei giorni scorsi ho pubblicato in queste pagine un documento degli acquedotti pubblici, preoccupatissimi perché uno dei due referendum sull'acqua (quello con la scheda gialla) in realtà non è contro la *privatizzazione* bensì dissesta i bilanci di tutti gli acquedotti, pubblici e privati, e soprattutto pubblici.

avevo trovato e pubblicato un documento degli analisti londinesi della fitch, una delle più autorevoli società di rating, che diceva la stessa cosa: il referendum scheda-gialla blocca tutti gli acquedotti e rischia di mandarli al dissesto.

poi ho pubblicato un interessante commento di andrea gilardoni, professore alla bocconi e uno dei massimi esperti italiani di economia degli acquedotti.

e ancora, un commento di adolfo spaziani, direttore della federutility, cioè l'associazione degli acquedotti pubblici e di tutte le aziende di servizi pubblici locali.

ho ascoltato il parere dell'economista alessandro marangoni, tra i più noti nel settore dei servizi pubblici locali.

poi ho pubblicato l'elenco dei circa 150 comuni italiani messi in mora dall'unione europea perché in 13 anni non si sono dotati di depuratori. questi comuni dovranno dotarsi entro due mesi dei depuratori, dice bruxelles; la multa va da 11mila a oltre 700mila euro per ogni giorno di ritardo: chi pagherà queste multe? con le tasse, tutti noi.

ecco l'appello di economisti di servizi pubblici ed esperti del settore idrico, i quali stanno raccogliendo le firme in difesa degli acquedotti pubblici di cui accennavo qui sopra.

ieri, ecco l'intervento di alessandro petretto, che insegna economia pubblica all'università di firenze.

dei referendm (nucleare, acqua, legittimo impedimento berlusconiano), sulla "privatizzazione" dell'acqua ci sono due schede.
uno dei due referendum riguarda i soci privati delle società acquedottistiche e di depurazione, e quindi è effettivamente relativo alla privatizzazione del servizio.

ma l'altro dei due quesiti del referendum, quello con la scheda gialla, riguarda la determinazione della tariffa del servizio dell'acquedotto idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito, e riguarda tutti, proprio tutti, gli acquedotti.
soprattutto quelli pubblici.
la domanda che ci sarà posta è:

volete voi che sia abrogato il comma 1, dell'art. 154 (tariffa del servizio idrico integrato) del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "norme in materia ambientale", limitatamente alla seguente parte: "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito"?

naturalmente, mi sarà caro il parere di tutti.

clicca qui per scaricare e lèggere la scheda informativa sui referendum idrici scritta da antonio massarutto (375kb in formato powerpoint pptx)

 

  • Walter |

    Qui di seguito cio’ che massarutto scriveva a fine 2009.
    Mi sembra che si la stessa litania, dice le stese cose riferendole ad un problema diverso, tenendo conto che allora di referendum non si parlava ancora?
    “Quale banca potrebbe essere così pazza da prestare denaro a lungo termine a un soggetto che domani mattina potrebbe scomparire, le cui obbligazioni non sono garantite da un affidamento e un contratto di servizio credibile? E del resto, quale azienda potrebbe avere voglia di pensare al lungo termine finché le condizioni dell’affidamento non saranno chiare e soprattutto stabili?
    A rimanere al palo saranno, ancora una volta, gli investimenti, che già oggi scontano ritardi enormi. ”

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