rifiuti. napoli. allo studio la tecnologia lessa-immondizia. e altre storie. la discarica ancora vuota.

il sindaco di napoli, luigi de magistris, ha rimosso il progetto di costruire un inceneritore nella zona di napoli est.
certo, per fare un inceneritore partendo da zero servono almeno quattro anni, e napoli ha bisogno di soluzioni immediate.

de magistris non libera napoli rovesciando i rifiuti nella discarica vuota e pronta da anni di parco saurino (discarica che, mi dicono, era stata preparata dalla camorra ma poi non è mai stata usata).
non pensa alle idee dell’inventore vicentino giannino ghiotto o a due tra le migliori tecnologie disponibili, come la tmb proposta da margherita bologna o come l’avanzatissimo sistema twr di domenico ronchi.

no, luigi de magistris pensa alla tecnologia di diego fissore.
veniva proposta già cinque anni fa.
è un principio che ricorda la tecnologia contrastatissima che una ventina d’anni fa aveva dato fama, e poi aveva messo nei pasticci, l’imprenditore lombardo andrea rossi, quello che si era gettato sul progetto petrol dragon e che oggi propugna la fusione fredda.

nei giorni scorsi il vicesindaco e assessore all’ambiente tommaso sodano, rifondazione, ha incontrato diego fissore, a capo della fissore agency di montecarlo.

il quale diego fissore propone due tecnologie derivate dalle invenzioni di un ingegnere indiano.
la prima tecnologia proposta da fissore è quella dell’autoclave, cioè i rifiuti vengono lessati da vapore a 160 gradi.
la seconda tecnologia, collegata alla prima, riporta gli idrocarburi che formano la plastica allo stato di un liquido combustibile, una specie di petrolio.

per realizzare il progetto fissore servono soldi, per esempio un project financimg.

il comune di napoli però guarda anche a un’altra tecnologia, diversa da quella di fissore.
una tecnologia messa a punto in israele dalla arrow bio international di tel aviv, che separa l’immondizia senza costringere i cittadini a mettere da una parte il vetro, dall’altra la plastica e così via.
il principio di separazione è l’acqua: galleggiano la plastica e la carta, affondano il vetro e i metalli.
alla fine, la parte organica viene fatta fermentare per produrre biogas, cioè metano da fermentazione.
la tecnologia israeliana trovò molti consensi di politici del governo italiano alcuni anni fa.