(nella foto qui sopra: la trincea italiana a lucinico).
lucinico, fronte dell’isonzo.
oggi 3 agosto 1916 aurelio baruzzi romagnolo di lugo ha lasciato le trincee del sabotino e del calvario ed è sceso a lucinico, a villa fausta, dove trova la “batteria della morte” del 3° reggimento da campagna con un altro lughese, menotti montanari, e il capitano lo curcio, bolognese.
villa fausta in rovina sta davanti alla piana di lucinico, poco discosto dal terrapieno della ferrovia per gorizia. questi luoghi domani e nei prossimi giorni saranno centrali.
nel buio della notte il baruzzi cerca di capire le postazioni italiane. cammina lungo le trincee italiane di lucinico.
fra le rovine di villa fausta s’imbatte in un cannone puntato dritto verso il monte calvario, pare puntato proprio contro le trincee italiane del calvario. si chiede l’aurelio: ma forse sono capitato senza accorgermi fra le linee austriache e questo è un cannone nemico?
il capitano lo cascio gli spiega: no, il cannone di villa fausta è puntato sì sul calvario, però sul dietro delle posizioni austriache, e li colpisce in modo micidiale. così gli austriaci hanno piazzato pezzi di ogni calibro, anche cannoni giganteschi da 420, per colpirci questo nostro cannone. per questo motivo villa fausta è ridotta in rovina. ma siamo rintanati nelle cantine sotto le macerie, e quando usciamo a sparare contro le trincee austriache loro ci tirano addosso, ma non ci fanno danno. e poi gli austriaci hanno messo un cannone piccolino laggiù, vicino alla ferrovia e al sottopassaggio di lucinico, quello lì sì ci dà fastidio, è pericoloso, perché è piccolo e vicino e quando ci sparano addosso non sentiamo il fischio della palla in arrivo.
castel tesino, fronte delle dolomiti.
oggi 3 agosto 1916 edgardo rossaro, pittore di vercelli, ufficiale volontario, verso mezzogiorno di oggi sta scendendo a piedi da castel tesino. cammina fra gli abeti nella mattina chiara dell’estate 1916, c’è una radura. e nella radura fra gli abeti gli si affianca l’amico arrigo palatini, anch’egli al fronte.
solamente, arrigo è morto al fronte un anno prima, nell’estate del 1915.
questo, edgardo lo sa.
edgardo sa bene che arrigo palatini è morto, e che quello non può essere lui.
o forse sì.
o forse no.
“non ne provai stupore; né tanto meno ribrezzo o spavento”, ricorda rossaro nel suo diario. “ero lieto io pure, lietissimo, di incontrare il caro amico in quell’incantevole paesaggio”.
edgardo rossaro racconta ad arrigo palatini da dove viene e dove va, gli esprime il dolore per la sua morte, e gli chiede come sta ora.
palatini risponde, ridendo come suo costume: “tanto s’ha a morire tutti, prima o poi; che conta?”
e poi palatini commenta ridendo dell’arte, dell’amore, delle speranze vane dei viventi.
edgardo rossaro chiede all’amico morto che l’accompagna fra i prati, oltre la radura fra gli abeti: “però ora tu saprai tante cose che prima ti erano ignote”.
e il palatini risponde con una risata forte, dal tono sarcastico e insieme allegramente bonario: “sì, so solamente che non so niente nemmeno ora, come prima. so che non saprò mai niente”, e una nuova risata.
poi camminando sempre più lontano dalla radura e dagli abeti e avvicinandosi all’abitato di castel tesino i due commentano di amici e conoscenti comuni, e alla fine l’arrigo palatini morto saluta l’edgardo rossaro vivo, si stringono la mano. una mano “non fredda, non diversa, ma viva, nervosa com’era quella che conoscevo bene”. e poi i due amici, il morto e il vivo, si lasciano.
edgardo rossaro cammina ancora a lungo prima di arrivare a castel tesino, al comando tappa, dove incontra il tenente fiorentino orazio pedrazzi. dopo i saluti del caso e i commenti sulle vicende, rossaro chiede al tenente pedrazzi: “di’, orazio; ma tu conoscevi l’arrigo palatini? quello del 7° alpini”.
“certamente, eravamo grandi amici”, risponde il tenente fiorentino. “forse non lo sai, ma arrigo palatini è morto su quel colle”.
quale colle?
“quello là, da dove sei appena sceso tu. ne avevo composto io personalmente la salma; ora è sepolto nel cimiterino vicino a quella radura tra gli abeti”.
questo accade oggi, 3 agosto di cent’anni fa esatti.
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