il costo dei disastri globali è raddoppiato. (non i disastri, è raddoppiato il loro costo).

(ho tratto l’immagine qui sopra dal film di buster keaton “le sette probabilità”, seven chances, 1925)

interessantissimo l’articolo di luca tremolada sui disastri naturali rilevati dalle compagnie di riassicurazione, che sono le compagnie che assicurano le assicurazioni o gli stati.
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tremolada scrive due cose:
la perdita economica dei disastri globali in questi anni costa il doppio rispetto a una ventina di anni fa
e si registrano più disastri.
scrive tremolada: “considerando uragani quando dieci o più persone perdono la vita, questo tipo di disastro naturale quest’anno è quadruplicato rispetto a quelle degli anni ’60”.
ma attenzione.

ciò significa non solamente che ci sono più disastri rispetto a una volta, o che i disastri sono più disastrosi.

“si registrano più disastri” significa proprio: si registrano più disastri che una volta non venivano registrati.
e “il costo è più alto” significa che questi disastri più numerosi impattano su un mondo più ricco.

una volta il mondo era meno popolato (molto meno popolato), meno infrastrutturato (molto meno infrastrutturato) ma soprattutto più povero (il mondo di 20, di 50 o di 100 anni fa era molto molto molto più povero).

non c’è solamente un aumento degli eventi ma soprattutto un aumento della qualità di rilevazione e di stima degli effetti degli eventi.
i danni peggiorano più ci si avvicina al giorno d’oggi perché la popolazione e la ricchezza crescono nei secoli e, di recente, anche nei decenni.
per rimanere in italia, la frana terrificante che cancellò dal mondo la città di piuro in val chiavenna (settembre 1618) ebbe meno risonanza e meno effetti rispetto al terremoto della sicilia orientale del 1693, il quale ebbe meno effetti e meno risonanza del terremoto di messina del 1908, e poi del disastro del vaiont del 1963 e così via.

una frana disastrosa nel mezzo delle ande 50 anni fa uccideva meno persone perché c’erano meno persone (50 anni fa il mondo era popolato da 3 miliardi di abitanti) ma soprattutto sfuggiva alle cronache, non generava soccorsi, creava danni economici minori perché devastava casupole di fango e paglia (l’architettura adobe), spazzava stalle con animali, ricopriva strade sterrate frequentate da pochi carrettieri, distruggeva il raccolto di campicelli dell’agricoltura di sussistenza.
oggi la stessa frana uccide molte più persone, viene registrata immediatamente dal circuito globale dei soccorsi, viene ripresa dalle foto e dai video di centinaia di telefonini; distrugge scuole, strade, linee elettriche, automobili e furgoni, case, imprese e attività; la spesa dei soccorsi alla popolazione è più alta; molto più frequenti le attività e i beni coperti da assicurazione per i quali deve essere dato un risarcimento.

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