al bando i luoghi comuni.
siamo sicuri che la chimica faccia male all'ambiente?
di certo, non fa bene.
ma non è detto che l'industria chimica sia sempre così pericolosa per la natura. la chimica può essere, al contrario, il farmaco per rimediare ai guai che combiniamo all'ambiente.
pharmacon significava veleno: se cura o tossico, dipende dal dosaggio.
sto pensando per esempio alla chimica che aggiusta gli orrori delle dispersioni di petrolio in mare o nel terreno; alla chimica che aiuta a estrarre il silicio per farne pannelli solari.
e soprattutto all'anidride carbonica: le imbottiture isolanti di schiume poliuretaniche o di polistirolo certamente non sono "ecologiche", ma sono quelle che permettono ai frigoriferi di funzionare senza disperdere il freddo, sono quelle che coibentano le case e le pareti e riducono gli sprechi di riscaldamento o di condizionamento.
in altre parole, l'orrore ecologico di un petrolchimico dà all'ambiente un danno minore del beneficio che si ottiene con i pannelli isolanti che quel petrolchimico produce.
non voglio dire che la chimica è il toccasana. voglio dire che i luoghi comuni sono pericolosi, e non c'è bisogno di scomodare gustave flaubert con il suo dizionario dei luoghi comuni.
ieri e oggi a milano, per esempio, la federchimica ha tenuto due giorni di convegno "tra di loro" per discutere di sviluppo sostenibile e di energia (io non ho potuto seguire l'incontro) e per scoprire – per esempio – che forse proprio i chimici sono coinvolti dalle fonti rinnovabili di energia più di tanti altri imprenditori che invece se ne fanno vanto.
i biocarburanti, le bioraffinerie, il biodiesel e l'alcol per motori estratto dalle canne palustri sono esempi.
lo spunto più curioso e anticonformista viene dalla lettura del nuovo rapporto ambientale del responsible care, che coinvolge le imprese chimiche.
dal rapporto emerge per esempio che l'industria chimica per sicurezza del lavoro e per incidenti ha numeri bassissimi. è il luogo più sicuro in cui lavorare.
le emissioni di anidride carbonica dal 1990 a oggi si sono dimezzate a -56,6% nel 2008 (l'obiettivo del protocollo di kyoto imponeva il -16% e l'italia non ci è ancora arrivata).
in ambiente e sicurezza il settore spende il 3,5% del fatturato, con 825 milioni nel 2008.
insomma, la chimica non è meravigliosa. ma non è nemmeno così pessima come ce la dipingono i luoghi comuni.