energia. per fare metano ci vuole il latte. (oppure il bambù).

sorpresa.
il siero del latte può diventare metano.
e corrente elèttrica.
l'idea è del gruppo maccaferri, quello dell'eridania e del sigaro toscano, ma anche quello della sebigas.

ma si può ricavare metano (oppure idrogeno) e più in generale energia anche dagli scarti di lavorazione delle banane, delle vinacce, dell'aloe vera, dai rifiuti dei macelli: ne parlano da oggi a mercoledì 500 scienziati ed esperti arrivati a venezia da tutto il mondo, e soprattutto dai paesi che hanno più bisogno di energia, di risolvere problemi ambientali devastanti e di far uscire dalla povertà della sussistenza o del latifondo la loro struttura agricola.

ma ecco il caso del siero di latte. la sebigas produce energia rinnovabile ed è fortissima soprattutto con la costruzione e gestione di impianti che producono biogas, il metano che si sviluppa dalla fermentazione dei materiali organici.
insieme con l'austriaca aat, la sebigas ha sviluppato un nuovo tipo di impianto capace di funzionare usando soltanto gli scarti dei caseifici, come il siero del latte e altri derivati.

il gas che si ottiene può essere usato in molti modi.
se fossimo in austria, ogni caseificio dotato dell'impianto potrebbe istallare a bordo della strada un bel distributore con benzinaio annesso.
le auto a gas arrivano, fanno il pieno, e via rombàndo.
oppure il caseificio potrebbe fare un accordo con l'azienda locale del gas, facendosi pagare per il metano che immette nella tubazione e vende.
ancora, il caseificio potrebbe usare il metano al posto del metano che brucia per i suoi fabbisogni energètici.

ma l'uso di gran lunga più interessante è usare quel gas per far girare un motore (uguale per tecnologia ai motori delle automobili e dei camion) e con quello produrre corrente elèttrica tramite una grande dinamo; il calore del sistema di raffreddamento del motore può essere usato per i bisogni interni dello stabilimento.

così il processo garantisce al caseificio, oltre alla produzione di energia con la relativa vendita alla rete, anche il risparmio dei costi di smaltimento del siero di latte e consente ad altre aziende agricole di beneficiare del "digerito" (gli ingegneri lo chiamano, nella loro fantasia lessicale, "digestato") che rappresenta un ottimo fertilizzante per i terreni.

la tecnologia della fermentazione controllata però può essere applicata a colture energètiche come cereali, colza, girasole, foraggi; a residui di coltura come foglie e colletti di bietola, stocchi di mais, paglia, frutta; a vegetali e foraggi di scarsa qualità; per  liquami e letami degli allevamenti; per le acque sporche dell’agroindustria; per bucce di pomodoro, vinacce, sanse di oliva, scarti di macellazione.

“questa nuova tipologia di impianti – sottolinea oreste tasso, amministratore delegato della sebigas – è per noi una nuova tappa nello sviluppo della tecnologia e delle possibili applicazioni per la produzione del biogas, ma inoltre realizza a tutti gli effetti una nuova soluzione per dare benefici economici e ambientali al comparto caseario. più in generale, avvicina ancora il comparto dell’agroindustria al mondo della produzione di energia da fonti rinnovabili”.

intanto da oggi a mercoledì a venèzia, nella fondazione cini (isola di san giorgio), si tiene il terzo simposio internazionale sull’energia da biomasse e rifiuti. si esplorano le nuove frontiere di produzione di gas, come gli scarti di macelleria, di banane, olive e vino, fino alla coltivazione di bambù e di aloe vera.

ma non c'è solamente il metano, c'è anche l'idrogeno. può essere ricavato dagli scarti della produzione di succhi di frutta, birra, conserve e marmellata.

la produzione di gas dagli scarti di macelleria è utile soprattutto nei paesi in cui non esiste ancora una normativa per lo smaltimento, come per esempio alcune zone dell’africa, dell’america latina e dell’asia, dove i rischi per la salute e l’ambiente possono essere anche gravi.
grazie agli studi è emerso che è possibile trasformare in metano i resti dati dal sangue e dalle carcasse, attraverso un processo di digestione anaerobica che avviene in reattori chiusi.

è emerso che le vinacce, sottoposte a trattamento biologico o termico, con una particolare soluzione tecnica innovativa, possono essere impiegate a fini energètici, con efficienze superiori alle soluzioni convenzionali normalmente adottate.

in brasile poi si è sperimentato che anche gli scarti delle banane, che raggiungo una produzione di 668mila tonnellate l’anno, possono essere sfruttati a fini energètici. e così vale per gli scarti dell’olio di oliva in spagna e in italia e per il latte in europa.

“le frontiere delle biomasse – spiega uno dei promotori del simposio, raffaello cossu, ordinario di ingegneria ambientale all’università di padova – cambiano in continuazione e un numero sempre maggiore di materiali, che fino a qualche tempo fa rappresentavano un problema dal punto di vista dello smaltimento, ora stanno diventando fonte di energia.”

organizzato da international waste working group e dalle università di padova, trento, dresda, queensland, hokkaido, rockstock e singapore, il simposio ha in programma, nelle tre giornate, 7 sessioni parallele e 250 relazioni.