ho fatto questo filmino giovedì scorso, 24 febbraio, dentro alla sala controllo del reattore 4 della centrale nucleare di cerbnòbyl.
quello esploso 25 anni fa.
è la prima visita ufficiale di giornalisti a cernòbyl, 25 anni dopo la catastrone nucleare. da allora, per 25 anni, nessun giornalista è potuto entrare nel sarcofago della centrale, se non per astuzia.
per la prima volta da allora, giornalisti hanno avuto libertà totale di fotografare.
la visita è stata organizzata dallla commissione ue di bruxelles e dalla bers, la banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
ecco il filmino.
intendiamoci, è fatto con il telefonino.
qualità òvvida.
appena 23 secondi.
però puoi entrare nel lato vero della Storia, quella con la esse maiuscola.
la Grande Storia, è qui, in questa stanza buia nuda piena di polvere contaminata.
pare così anonima e banale.
qui, in questa stanza di cemento armato, nera senza luci e senza finestre, in questa catacomba spoglia della tecnologia sovietica che va illuminata con la torcia, all’una di notte del 25 aprile 1986 è stata data una spallata all’urss, che si sarebbe dissolta tre anni dopo.
qui dentro cercavano di fare la pazzìa di provare a vedere come si comportava il reattore 4 della centrale di cernobyl in caso di fermata per avaria. un’avaria provocata, in questo caso. era una prova già tentata (con successo) sull’unità 3, adiacente.
questa volta, non riuscì l’esperimento.
somma di errori umani in sequenza impressionante.
il primo errore, è il reattore. il modello ad acqua bollente rbmk 1000 (cioè nella versione da mille megawatt) è istabile alle basse potenze.
quando va piano, l’acqua gira più lentamente: non riesce a estrarre tutto il calore sviluppato dalla reazione atomica.
con la dilatazione del calore, la grafite che controlla e modera la reazione diventa più "vuota" e frena peggio, così la reazione aumenta di intensità e la temperatura aumenta la dilatazione della grafite. (questa è solamente una delle cause).
questi reattori non si costruiscono più.
il secondo errore, la progettazione della centrale senza copertura blindata. il tetto della centrale è un normale tetto a capriate di un normale capannone industriale. fiducia nella perfettissima tecnologia sovietica: dopotutto, noi abbiamo mandato iuri gagarin nello spazio e gli sputnik e i vostok.
queste centrali non si costruiscono più.
e poi la voglia di sperimentare come si comporta il reattore in caso di fermata.
l’esperimento avrebbe dovuto compiersi il giorno prima. chi avrebbe condotto l’esperimento il 25 aprile era addestrato, aveva discusso la pianificazione.
ma il gestore della rete di alta tensione dise no: le acciaierie sovietiche stanno chiedendo energia e il reattore 4 deve marciare a piena potenza. così l’esperimento fu rinviato alla notte.
altro turno, con la ricetta da seguire appuntata con il nastro adesivo sul tavolo di controllo, quel banco di comando fatto di lamiera che vedi in questa stanza nera.
quelli provarono. abbassarono la reazione e spensero tutto. le grandi turbine e i grandi alternatori che continuavano a girare sempre più piano per forza d’inerzia dovevano produrre abbastanza corrente elettrica – questo lo scopo dell’esperimento – per far funzionare le pompe di circolazione dell’acqua nel nòcciolo. ma la reazione era istabile, e il computer di controllo – uno di quei computeroni di una volta, armadi di latta con i nastri magnetici che giravano su grandi bobine – voleva spegnere la reazione, e sempre più agitati gli addetti con la tuta bianca come questa e con la cuffietta bianca sulla testa come questa staccarono anche il computer.
oggi è una caverna. una catacomba che custodice lo scheletro di quella tecnologia, di quella pazzìa. qui cominciò a sgretolarsi il comunismo sovietico, quando di colpo i popoli dell’urss, dopo le propagande a colpi di iuri gararin e di tecnologie spacciate per vere, si sentirono traditi dal sogno di tecnofelicità promesso dalla dittatura.
era una bugia, colossale; l’urss era una commedia terrificante.
ci sono i relitti dei quadri di comando e di gestione.
alla parete c’è lo schema del reattore con disegnati sul tabellone – oggi illuminato solamente a tratti dai lampi di una torcia spalleggiata – i punti delle barre di controllo e di potenza, com’era nell’86.
a terra, pezzi di lamiera che erano gli sportelli degli armadi e gli armadi dei computer.
sui tavoli di lamiera verniciata di grigio, sui pannelli alle pareti, centinaia di interruttori, lucine e spie, fasci di migliaia di cablaggi: tutto è stato tolto e restano i tavoli di comando e i tabelloni di latta con centinaia di fori allineati, in ogni buco c’era una spia o un bottone.
lo scheletro sdentato dell’errore e dell’orrore.
polvere grigia e contaminata su tutto.
sul pavimento di cemento cicche di sigarette a decine, anche se è vietatissimo fumare. questo bunker buio e abbandonato è il rifugio del vizio.
questo il filmino, 23 secondi di qualità oscena registrati da me con il telefonino.
(a titolo di confronto, cliccando qui puoi vedere la sala di controllo del reattore 3, gemella di quella esplosa, che ha continuato a funzionare per alcuni anni dopo l'esplosione all'unità 4).
qui i miei reportage dell'altro giorno da cernobyl, con foto e filmati esclusivi.
l'articolo pubblicato il 10 marzo sulle pagine del sole 24 ore
l'ampio reportage (con la fotogallery) pubblicato dal sito web del sole 24 ore
dal blog correnti del sole 24 ore, il filmato esclusivo con il progetto del nuovo sarcòfago
ecco i miei articoli di questi giorni su fukushima
che cos'è accaduto davvero, prima parte
che cos'è accaduto davvero, prima e seconda parte
come nasce una bufala nucleare: spargere paura con una foto allarmistica falsa
la centrale messa in ginocchio dai diesel
(io sono i tuoi occhi e i tuoi orecchi. io sono lì per te).