la resa.
con il decreto di ieri, abbiamo rinunciato alla liberalizzazione del mercato del metano.
a scàpito delle imprese che consumano gas, che ne pagheranno le conseguenze sulle bollette; a scàpito delle famiglie.
pagheremo caro, pagheremo tutto.
lo dicono l'istituto bruno leoni (il think-tank della destra liberista), l’ottimo carlo stagnaro (giovane economista dall’intelligenza acuta) e federico testa (economista capace e deputato del pd sempre più deluso dalla vita politica italiana).
"è molto negativo che il decreto per il recepimento del terzo pacchetto energia ancora una volta rinunci alla separazione di snam rete gas dall'eni", dice l’istituto bruno leoni.
le ragioni per cui tale operazione sarebbe desiderabile a fini pro-competitivi sono riassunte nel briefing paper "non indurli in tentazione. elementi per una decisione informata su snam rete gas" (liberamente scaricabile cliccando su questo link) di stagnaro e testa.
per stagnaro e testa,
"il gruppo eni, di cui snam è parte, trae maggior beneficio economico dal mantenere il mercato italiano del gas ingessato, dipendente dalle sole importazioni dell'incumbent e dagli stoccaggi del medesimo (con conseguente possibilità di imporre di fatto i propri prezzi, superiori alla media europea) piuttosto che realizzare le necessarie infrastrutture di potenziamento, che consentirebbero sì di incassare le elevate remunerazioni garantite dalla regolazione dell'autorità ma comporterebbero il superamento della posizione di mercato di cui l'operatore dominante oggi gode nel nostro paese”.
si sa che chi controlla il trasporto ha in mano il mercato.
per questo motivo nell'elettricità è stata scelta la via della società indipendente.
chi comanda l'alta tensione comanda le centrali, così l'enel ha dovuto cedere la sua rete di linee di alta tensione ed è nata terna, quotata in borsa, indipendente. con i soldi incassati con la vendita dell'alta tensione, l'enel ha potuto investire nel mondo, acquisire la spagnola endesa, proiettarsi su una dimensione internazionale che prima, intrappolata nelle maglie strette della sua rete nazionale, l'enel non aveva.
sarebbe stato possibile ripetere la stessa esperienza anche sul metano.
e invece no. il governo con un decreto ha detto ieri che no, i metanodotti restano in mano all'eni.
per questo motivo, carlo stagnaro e federico testa esprimono l'auspicio che l'abbandono della separazione proprietaria di snam, sancito dal decreto, venga ripensato alla luce di tutte le evidenze che invece suggeriscono di muovere proprio in quella direzione.