abbiate pietà dei poveri animali.
quando un delfino si arena sulla spiaggia, non rigettàtelo in mare.
i cetacei e altri mammiferi del mare in genere si “spiàggiano” per non affogare.
perché sono malati. oppure molto stanchi.
la spiaggia è il loro letto d’ospedale.
delfini e balene spiaggiati hanno bisogno di assistenza, di cure, di acqua fresca da bere.
non hanno bisogno di essere risospinti fra le onde.
i delfini e le balene sono mammiferi.
respirano aria con i polmoni.
le femmine partoriscono.
questi animali si ammalano.
sono come tutti gli altri mammiferi, come i cavalli, gli scoiattoli e gli uomini.
quando sono in difficoltà, devono tenere la testa fuori dall’acqua per non affogare.
quando una delfina deve partorire nell’acqua, in genere viene assistita dalle sue compagne, che le sollevano la testa in modo che possa respirare liberamente.
quando si sentono affogare, sbattono le pinne, e gli altri delfini sentono il richiamo di aiuto e accorrono e sostengono l’amico in difficoltà, affinché respiri.
è un atteggiamento che i delfini applicano con chiunque sia in difficoltà in acqua. il mito greco di arione parla proprio di questo: come arione fu salvato cavalcando un delfino, così non si contano nelle storie di marineria i racconti di naufraghi che, mentre si dibattevano, venivano sollevati di peso da delfini e portati in salvo sulla spiaggia.
perché i delfini e le balene sanno che bisogna appoggiarsi sulla riva.
sulla spiaggia dove (anche se si è indeboliti, feriti, moribondi, o anche semplicemente stanchi) non si affoga.
la spiagga è il letto – la cuccia, la stalla – che agli animali marini manca.
è anche il letto di morte, quando sono vecchi e sentono che la vita si spegne.
il caso più recente è di questi giorni. la regione toscana ha diffuso un comunicato stampa:
era affetta da infezioni da morbillivirus e toxoplasma condii (cioè morbillo e tossoplasmosi) la balena spiaggiata lo scorso 27 gennaio sul litorale del parco di san rossore a pisa. lo hanno rivelato i risultati della necroscopia appena conclusa. le indagini sono state coordinate dall’unità di intervento nazionale per la gestione di spiaggiamenti straordinari istituita dal ministero dell’ambiente presso la facoltà di medicina veterinaria di padova, condotte in collaborazione dall’istituto zooprofilattico sperimentale del piemonte liguria e valle d’aosta e di altre istituzioni pubbliche competenti.
dai risultati delle analisi è stato anche possibile rilevare che lo stato di salute dell’esemplare era compromesso da una ridotta funzionalità del rene e da un digiuno prolungato. (aveva una fame boia). i risultati preliminari delle indagini tossicologiche svolte dal dipartimento di scienze ambientali dell’università di siena hanno infine evidenziato alti livelli di contaminanti.
se finiscono in spiaggia, aiutiamoli ma non mettiamoli in acqua.