(ho tratto l’immagine qui sopra da un documentario dell’encyclopaedia britannica del 1951).
l'ho scoperto leggendo un articolo del bravo andrea ballocchi, di cui sotto riporto un passo.
una storia che non conoscevo.
dietro l'angolo avvenne una catastrofe nucleare (sfiorata).
appena di là dalle alpi.
avvenne nel '69.
accadde a lucens, nel cantone vaud, non lontano da losanna.
in linea d'aria, un centinaio di chilometri da aosta e courmayeur.
pochi conoscono la storia del reattore di lucens, dove avvenne il settimo più grave incidente di sempre nella storia del nucleare.
le ultime scorie radioattive le hanno portate via da lì solo nel 2003.
nelle belle giornale, dalla finestra della cucina, quando l'aria è stata spazzata dalla tramontana o da un temporale del pomeriggio, vedo spiccare laggiù la jungfrau e il weisshorn.
come se fossero un segnale, una bandiera, perché scendendo dalla jungfrau, ma sul versante opposto a me, si arriva a lucens e alla centrale in cui il nòcciolo andò in fusione.
guardo la punta bianca della montagna coperta di neve e penso: ecco, laggiù.
laggiù, dove c'è la jungfrau, potrebbe alzarsi la nuvola di cesio e iodio e torio.
la immagino, bianca: la nuvola si alza verticale nel cielo e – arrivata in quota – si mescola con le altre nuvole che vengono verso di me.
immagino quanto tempo impiegherebbe la nube radioattiva per scivolare in questa fetta di cielo che sta sopra alla jungfrau e a me.
ma ecco un passo dell'articolo di andrea ballocchi.
cliccando qui, puoi leggerlo tutto.
lucens (svizzera), 4 aprile – in queste settimane abbiamo vissuto con apprensione ciò che accade a fukushima. tutto quello che è avvenuto e che avviene tuttora lì ha avuto come esito più grave la fusione parziale del nocciolo.
eppure questo evento è già accaduto, sia pure in dimensioni ridotte, a pochi chilometri di distanza dall’italia: a lucens, un comune del canton vaud, in svizzera. proprio qui, tra mucche al pascolo e simpatiche casette colorate, sorgeva una centrale nucleare sperimentale dove si è verificato, nel 1969, un incidente. grave. tanto grave che è considerato il settimo nella storia atomica.
si trattava di un piccolo reattore pilota atomico, costruito nel 1962, il primo “made in switzerland”. costruito in una caverna sotterranea, moderato all’acqua pesante e raffreddato a gas, era alimentato allo 0,96% da uranio arricchito. in tutta la sua breve esistenza riuscì a produrre 30 megawatt di calore, generando 8,3 megawatt di elettricità.
sebbene fosse destinato a funzionare fino alla fine del 1969, proprio quell’anno, il 21 gennaio, durante un avvio avvenne l’incidente. la perdita del liquido di raffreddamento portò a una parziale fusione del nocciolo (lo stesso o quasi era capitato tre anni prima a detroit nel reattore sperimentale enrico fermi) e a una massiccia contaminazione radioattiva della caverna, poi sigillata.
la causa di tutto fu la condensa che si formò in alcuni dei componenti metallici dei condotti di raffreddamento, che ne provocò la corrosione. in pratica si formò della ruggine – proprio così – che mandò a farsi benedire l’impianto e mise una croce sopra le velleità elvetiche di produrre in proprio energia atomica. i danni, pare, furono contenuti nella roccia della caverna: nessuno dei 25 addetti della centrale fu esposto in modo pericoloso. inoltre, non fu registrato nessun significativo aumento della radioattività al di fuori della roccia della caverna. in ogni caso gli abitanti di lucens furono informati dell’incidente solo il giorno dopo l’incidente.
ora, lo spunto per una considerazione.
i nuclearisti dicono da anni: ma tanto, le centrali atomiche le abbiamo dietro casa.
se accade un incidente, è uguale ad averle in italia.
è vero.
lucens dove si è fuso il nòcciolo per me è più vicino di montalto di castro.
ma è una spiegazione che non mi convince.
anzi lucens, laggiù dietro quella montagna che vedo dalla finestra della cucina, mi spaventa.