ieri nel mio articolo su uno dei due referendum sull'acqua avevo notato che in realtà quello sui cosiddetti "profitti" (ahimé, in realtà non si parla di "profitti") se passasse avrà come effetto l'annullamento dei bilanci di tutti gli acquedotti, anche (anzi, soprattutto) quelli pubblici.
nel documentarmi, ho trovato questo "position paper" degli acquedotti pubblici. cioè proprio quelli che – nell'intento dei sostenitori del sì – devono essere difesi.
e, sorpresa, proprio gli acquedotti pubblici dicono che sono terrorizzati da uno dei due referendum idrici.
perché il quesito sui cosiddetti "profitti" degli acquedotti (e, ripeto, in realtà il quesito non è sui profitti) bloccherebbe loro la possibilità di avere mutui e prestiti per posare tubi nuovi, per migliorare la qualità dell'acqua, per costruire depuratori (finalmente) funzionanti, per fermare le pèrdite.
mi spiego meglio.
dei referendm (nucleare, acqua, legittimo impedimento berlusconiano), sulla "privatizzazione" dell'acqua ci sono due schede.
uno dei due referendum riguarda i soci privati delle società acquedottistiche e di depurazione, e quindi è effettivamente relativo alla privatizzazione del servizio.
ma l'altro dei due quesiti del referendum, quello con la scheda gialla, riguarda la determinazione della tariffa del servizio dell'acquedotto idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito, e riguarda tutti, proprio tutti, gli acquedotti.
soprattutto quelli pubblici.
la domanda che ci sarà posta è:
volete voi che sia abrogato il comma 1, dell'art. 154 (tariffa del servizio idrico integrato) del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "norme in materia ambientale", limitatamente alla seguente parte: "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito"?