il ministro dell'ambiente, nick smith, ha avvertito che la nuova zelanda rischia la sua peggior catastrofe naturale con la vicenda del cargo liberiano rena, che ha già versato in mare 300 tonnellate di greggio.
dopo il maltempo della notte scorsa, inoltre, la fuoriuscita di greggio è diventata cinque volte più veloce.
finora, delle 1.700 tonnellate di carico ne sono state pompate all'esterno soltanto una decina, e il timore è che il cargo possa spezzarsi in due.
nelle immagini riprese dall'alto le autorità marittime non hanno però osservato «deformazioni rilevanti».
la portacontainer rena si è incagliata mercoledì scorso sulla barriera corallina astrolabe, a circa 22 chilometri dalla città di tauranga, nel nord della nuova zelanda.
da allora, squadre di soccorso hanno lavorato 24 ore su 24 per cercare di svuotare le cisterne, ma ieri sono state costrette a fermarsi a causa del maltempo.
le operazioni di pompaggio sono riprese oggi, ma in condizioni molto difficili, con onde di cinque metri e forti venti.
un portavoce dell'autorità per la sicurezza delle persone e dell'ambiente in mare, maritime new zealand (mnz), ha fatto sapere che il combustibile che si è riversato finora in mare proviene da uno dei "quattro principali serbatoi della nave".
il combustibile aveva già raggiunto ieri la costa, arrivando sulla spiaggia di mont maunganui, una meta turistica della baia di plenty, nota come riparo di balene, delfini e uccelli marini.
numerosi uccelli sono già deceduti, mentre pinguini e cormorani vengono seguiti in centri di cure per animali.
secondo il wwf "le prossime 24-48 ore saranno decisive".
in particolare, alcuni operatori del wwf international sono sul posto e stanno già ripulendo alcuni uccelli marini ricoperti dal greggio fuoriuscito. lo riferisce isabella prates, direttrice delle politiche di conservazione internazionali del wwf italia, parlando di «grande preoccupazione».
secondo isabella pratesi del wwf italia è «a rischio uno dei luoghi più importanti, il miranda wetlands, per la nidificazione e lo svernamento di molti uccelli marini». tra le specie più esposte «le procellarie, gli uccelli delle tempeste, i cormorani, le berte, le sule, le beccacce di mare, e le sterne». il pericolo maggiore – spiega pratesi – è che in un periodo importante come lo svernamento «questi uccelli marini si ritrovino con le spiagge cosparse» di idrocarburi. per di più, aggiunge, «gli effetti pervadono gli ecosistemi, minacciando la catena alimentare e la salute dell'uomo».
per giorgio zampetti, coordinatore dell'ufficio scientifico di legambiente, «la situazione è delicata soprattutto perché si trova in corrispondenza di un reef» e, oltre che per le spiagge, anche per «le conseguenze che questo sversamento potrà avere sui fondali».
i rischi aumentano quando, come in questo caso, fuoriesce gasolio perchè «è più ricco» e procura «effetti più gravi in mare».
a dirlo è il direttore delle campagne di greenpeace italia, alessandro giannì.
giannì pone l'accento «sull'inizio del periodo di riproduzione dei cetacei e dei delfini» che inizia proprio ora. mentre sul versante delle operazioni di recupero non ci sono buone notizie: secondo giannì «la nave sta sbandando sempre di più, anche a causa delle cattive condizioni meteo con onde alte 4-5 metri, passando da 15 gradi di inclinazione a 18», cosa che rende «più difficile gli interventi» e con l'evacuazione dell'equipaggio, facendo pensare ormai a «un pericolo strutturale».
tra le altre cose, l'esponente di greenpeace fa presente che «le autorità neozelandesi avevano notificato il 28 settembre alla stessa nave che mancavano alcune carte nautiche, insinuando così il dubbio che questi non avessero la documentazione in regola per fare quel tratto di mare, dove si trova un reef abbastanza conosciuto». infine, giannì fa presente l'uso di «sperdenti» per diluire gli idrocarburi, spesso «più pericolosi della marea nera».