in coda al metal detector dell'aeroporto.
sudore freddo, mani umide, un nodo allo stomaco.
gli occhi truci dell'addetto alla sicurezza mi fissano la nuca, lo sento.
in tasca avrò qualcosa di illegale?
mi fermeranno, mi perquisiranno?
scopriranno che nel bagaglio a mano ho nascosto (un accendino, un coltellino, l'acqua minerale)?
sono un terrorista internazionale senza saperlo?
mi hanno ficcato droga nel bagaglio a mano?
squilleranno i campanelli e si accenderanno tutte le luci rosse lampeggianti?
e tutte le persone in coda mi guarderanno e pernseranno di me: "delinquente, si vede anche dalla faccia"?
sembrano considerazioni da affidare difilato a un analista freudiano o junghiano, ma bravo.
considerazioni degne di un senso di colpa mostruoso.
eppure è un sentimento comune, comunissimo.
in spagna l'osservatorio dei voli (observatorio de vuelos) ha condotto un sondaggio tra 1.500 persone in partenza all'aeroporto e ha scoperto che il 62% dei viaggiatori quando si sottopongono ai controlli soffrono la "sindrome del delinquente".
ripeto: il 62% dei viaggiatori.
clicca qui per leggere il risultato dell'inchiesta dell'observatorio de vuelos sulla "sindrome del delinquente" (in spagnolo).
l'esempio citato all'inizio dell'articolo è eccessivo, e manifesta un disagio davvero patologico.
per fortuna, la "sindrome del delinquente" in genere è assai più lieve, e si manifesta come un forte senso di inquietudine che – sommandosi con il timore dei pericoli del volo, con l'idea di arrivare tardi, di finire in lista d'attesa o di perdere il bagaglio – può trasformare per molti passeggeri un volo banalissimo in un'esperienza angustiante.
la giornalista spagnola patricia gosàlves, che nel blog turistario del sito web del paìs ha analizzato i dati dell'osservatorio dei voli, dà ai viaggiatori un solo consiglio: sorridi, forzando il tuo senso di irrequietezza.
la faccia da gastrite denuncia il delinquente.