ma allora, il pittore vincent van gogh si uccise o fu accoppato?
il dibattito non è spento.
tutt'altro.
l'altro giorno ho pubblicato un articolo dedicato a una nuova biografia del pittore olandese genialissimo e svitatissimo.
clicca qui per leggere l'articolo
lo studio che ho riportato in quell'articolo asserisce che vincent van gogh fu ucciso per errore da due suoi giovani amici un po' rintronati.
due fratelli.
uno dei due aveva la passione dei caubòi.
girava con cappellaccio e cinturone.
e nella fondina, ehi, faceva ballare una vecchia pistolaccia rugginosa.
l'ipotesi dei nuovi biografi di van gogh: uno dei due pisquani ha sparato per errore nella pancia del pittore (può essergli partito il colpo, per esempio).
van gogh, ferito gravemente, tornò in albergo.
e raccontò di avere tentato il suicidio: per proteggere i suoi amici stupidotti, affermano i biografi citati da me.
poi lentamente si spense.
antonio de robertis è uno studioso di van gogh.
appassionatissimo.
espertissimo.
e dice dell'ipotesi omicida: balle.
vincent van gogh si è sparato per uccidersi, dice de robertis.
nel suo blog vangoghiamo, ricchissimo di documenti, de robertis scrive questi articoli (clicca qui) per spiegare dove hanno sbagliato i biografi dell'omicidio.
e anche il museo van gogh di amsterdam, il più accreditato centro studi sul pittore, è uscito oggi per dire che l'ipotesi di omicidio colposo non regge. ne scrive il giornale d'arte artinfo in questo articolo.
non basta.
de robertis ha fatto alcune scoperte non banali per le quali biografi (sèri) e appassionati d'arte avranno di che discutere.
ecco che cosa spiega de robertis:
purtroppo oramai quasi a orologeria ogni sei mesi si fa del sensazionalismo gratuito sulla pelle di van gogh, facendo passare per chicche fresche minestre riscaldate ma pure rancide, cucinate da cuochi improvvisati ma furbi che bruciano le tappe e vogliono finire sulla guida michelin degli studiosi seri, senza averne i titoli che hanno altri, che invece hanno passato la vita sudando sui misteri vangoghiani.
prendiamo il mio caso.
proprio ieri ho risolto un enigma non da poco.
nel 1964 marc edo tralbaut, grande vero esperto di van gogh, scopre e pubblica per la prima volta una lettera di theo van gogh dell’8 ottobre 1888,i n cui il fratello del pittore avverte i mercanti d’arte sulley e lawrie di londra di aver spedito i due quadri da loro acquistati presso la galleria boussod&valadon di parigi, un paesaggio di corot, cm h.72 x l.83, e un autoritratto di vincent van gogh.
questa sì che sarebbe già una vera notizia sensazionale, perché fino allora si pensava che van gogh avesse venduto un solo quadro in vita, il vigneto rosso.
questi due quadri poi finora non erano stati ancora individuati, perché nel catalogo ragionato dell’opera omnia di corot non esiste alcun paesaggio di quelle dimensioni, mentre dei 36 autoritratti di van gogh catalogati nessuno risulta essere stato venduto direttamente da theo ai galleristi londinesi.
ebbene proprio ieri ho chiuso una ricerca, questa sì sensazionale, perché ho rintracciato una rara acquaforte tratta proprio dal dipinto di corot – andato però disperso ma almeno finalmente individuato – e ho portato anche prove convincenti che l’autoritratto di vincent sia invece un dipinto da me rintracciato 4 anni fa, che ha per soggetto un boscaiolo in un paesaggio arlesiano, intento ad abbattere 2 pioppi.
queste sì sono scoperte degne di nota, rimaste irrisolte per più di 120 anni, ma nessuno ne vuole sapere.
torniamo al caso sensazionale del giorno.
la storiella dei due fratelli gaston e rené secrétan poco più che diciottenni e scapestrati coi quali a volte vincent si intratteneva sulle rive dell’oise a fare il bagno è vecchia come il cucù.
ne parla ampliamente già pierre leprohon nella sua bella biografia su van gogh edita nel lontano 1964 e nella versione italiana nel 1990 per i tipi di rusconi,alle pag. 352-353.
andate a leggerla, soprattutto queste due pagine che sono illuminanti per capire la psicologia di vincent.
ebbene il fratello minore rené, intervistato nel 1957, affermò che vincent aveva rubato una loro vecchia pistola, che tenevano nel cassetto degli attrezzi da pesca e da caccia, che utilizzò per spararsi allo stomaco quel maledetto pomeriggio di domenica 27 luglio 1890, dietro il muro del castello di auvers.
quando tornò sanguinante all’albergo la pistola fu presa da gustave ravoux, il proprietario.
questa è la verità, non altre sensazionali congetture che servono solo a falsi studiosi dell’ultima ora per mettersi in mostra e vendere libri infarciti di scicchezze.
altrimenti, perché fu trovata una bozza di lettera nella tasca della giacca di vincent, vibrante di tristezza e di rimproveri al fratello, accusato di giocare con la sua vita?
e perché vincent, fatto distendere sul letto della cameretta nel sottotetto della locanda, si rifiutò di essere operato dicendo al fratello accorso da parigi al suo capezzale: la tristezza non avrà fine?
morirà lentamente dissanguato dopo un’agonia lunga ma tranquilla alle due di notte del 29 luglio 1890, fumando con calma la pipa.