la distribuzione locale del gas potrebbe tornare in mano ai monopolisti pubblici, se il numero di ambiti di gara resterà limitato ai 177 imposti dal decreto 19 gennaio 2011.
lo sostiene carlo stagnaro, direttore ricerche e studi dell'istituto bruno leoni, nel briefing paper "distribuzione locale gas: se le 'aggregazioni' uccidono la concorrenza".
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scrive stagnaro: "il tentativo di razionalizzare il settore riducendone la frammentazione rischia di mancare l'obiettivo perché di fatto elimina un importante grado di libertà organizzativa e dunque di efficienza delle imprese – ossia l'incentivo di ogni impresa di trovare la sua "dimensione ottima" sulla base delle condizioni concrete nelle quali opera, che includono sia variabili del tutto indipendenti (la geografia) sia variabili regolatorie (gli obblighi tecnici e di qualità)".
per questa ragione, aggiunge l'analisi, l'elemento essenziale per scardinare le inefficienze non è – in sé – il consolidamento, ma la selezione di attori capaci e il loro inserimento all'interno di un set di incentivi corretto.
"l'attuale conformazione del mercato, specialmente in un contesto di ambiti di grandi dimensioni, è tale da rendere nei fatti contendibili solo una piccola minoranza degli ambiti, che già oggi hanno un gestore privato, proteggendo invece la posizione dei grandi soggetti pubblici verticalmente integrati. in assenza di correttivi, la riforma degli ambiti con la loro riduzione al numero relativamente ristretto di 177 rischia di avere inintenzionalmente conseguenze anti-competitive. un ridisegno degli ambiti o la possibilità di 'opting out' per i comuni può evitare questa involuzione".
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