si apre un dibattito sulle regole della rete.
sta per nascere un convegno (una *convention* dicono gli anglofili oppure, com'è il luogo comune di questi tempi, gli *stati generali*) per discutere se servono norme diverse per regolare il web.
e se queste norme servono, quali?
leggi dello stato (puà) oppure forme di autocontrollo?
una delle idee è: per evitare l'intervento (frequente) di procure, polizie e sequestri di siti web che producono satira, si potrebbe certificare in qualche modo la satira come tale, e darle ogni libertà.
il dibattito si prepara ferocissimo.
chi frequenta la rete si divide fra liberisti totali (nessuna regola) e liberisti moderati (regole blandissime).
chi non frequenta la rete, o chi la teme perché non riesce a controllarla, invece vuole regole vincolanti.
doppio puà.
è una domanda che si pone anche il bravissimo luca salvioli del sole 24 ore con questo articolo su una vicenda accaduta nei giorni scorsi: durante gli scontri dei contestatori di new york qualche cronista dell'agenzia associated press dice su twitter che sono stati fermati alcuni giornalisti.
bruciando sul tempo il notiziario dell'agenzia.
ecco che cosa scrive luca salvioli:
i giornalisti si stanno innamorando di twitter. il social network dell'essenziale – solo 140 caratteri e qualcosa da scrivere – ha dimostrato da tempo le sue potenzialità per dare e ricevere aggiornamenti in tempo reale, senza tutta la confusione e le complicazioni di facebook.
e così pochi giorni fa, durante le operazioni della polizia a zuccotti park, dove si raduna il movimento occupy wall street, a new york, ai cronisti di ap è venuto spontaneo dare la notizia del fermo di alcuni colleghi su twitter.
i vertici dell'agenzia di stampa non l'hanno presa bene: in una mail ai giornalisti hanno sostanzialmente detto che le notizie vanno diffuse prima sui canali della testata, non sui social network.
ne è nato un dibattito sulle regole dell'informazione tradizionale e l'agilità dei nuovi media. anthony de rosa, social media editor di reuters, ha twittato: «le agenzie di stampa devono evolversi, altrimenti rischiano l'estinzione».
altri hanno fatto notare che il notiziario, ormai, è twitter.
associated press, in una nota successiva, ha spiegato che l'intervento era dovuto soprattutto alla tutela della loro sicurezza.
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il deputato pd andrea sarubbi, uno dei più noti politici del web italiano, apre il dibattito dopo il caso di stamane, quello dell'account @palazzochigi su twitter.
sarubbi da anni ha un'attività formidabile di bloggatore, con migliaia di lettori.
da quando è alla camera ha aperto, tramite twitter, un servizio che si chiama opencamera (anzi, per usare il linguaggio di twitter, con il cancelletto dell'hashtag: #opencamera).
egli scrive dall'aula e dalle commissioni parlamentari le cronache live di tutto ciò che accade.
al servizio opencamera (poi allargato anche a opensenato) hanno aderito numerosi parlamenari evoluti di ogni partito, i quali danno su twitter ai loro lettori un servizio capillare e aggiornatissimo che vale quasi quanto le dirette di radio radicale dal parlamento.
ora sarubbi vuole chiamare alcuni dei bloggatori più famosi, dei tuittatori più seguiti, dei politici più avveduti di ogni gruppo e schieramento, degli esperti più preparati, per esaminare insieme questo problema delle regole.
attraverso quel convegno, o qualcosa del genere, di cui accennavo all'inizio di questo articolo.
una certificazione per la satira
tra le idee in discussione:
forse è il caso di creare una forma di "certificazione" per la satira.
un sito, un account, un nome, un blog che fosse certificato come *satirico* avrebbe diritto di non essere censurato.
ciò nasce da un dibattito accesissimo in corso in queste ore su twitter: l'account @palazzochigi è satira?
oppure è un reato (sostituzione di persona)?
nei fatti, dopo un paio di anni di attività e di testi inviati ai lettori di twitter, poche ore fa l'account @palazzochigi accompagnato (da una settimana) dalla foto di mario monti è sparito dal sito del social network.
pare, buttato fuori per opera dei gestori di twitter su (forse) suggerimento della polizia postale, dopo diverse segnalazioni tra le quali quella del deputato pd andrea sarubbi.
in questa sua nota sarubbi spiega che cos'è accaduto:
mi si chiede una presa di posizione sulla chiusura di @palazzochigi. per amor di trasparenza, ecco la mia versione dei fatti. che non è un tentativo di convincere nessuno, si capisce; è solo una risposta necessaria, per quanto scomoda, perché quelli che si nascondono non mi sono mai piaciuti.
1. in settimana mi arrivano varie segnalazioni di persone confuse da un account che si chiama @palazzochigi, che ha una foto di mario monti e un link alla sua scheda sul sito del senato. diversi non hanno capito se si tratti di un account vero o di un fake.
2. raccolgo le preoccupazioni e a mia volta segnalo il problema alla polizia postale, chiedendo di fare accertamenti. se sia configurabile come satira o come furto d’identità
(continua qui)
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il giornale web il post riassume in un articolo la vicenda e propone anche le immagini del falso-monti.
l’account @palazzochigi su twitter è stato chiuso nella serata di domenica 20 novembre. non era ufficiale, era attivo da un paio d’anni e impersonava, con un’ironia abbastanza sottile da poter essere fraintesa, il presidente del consiglio in carica. passato abbastanza inosservato durante il governo berlusconi, ha cominciato ad attirare l’attenzione degli altri utenti nella fase politica che è andata dalle dimissioni di quest’ultimo alla nascita del governo monti.
(continua qui)
la storia è riassunta benissimo in un bell'articolo di tiziano bonini tratto dal blog doppiozero
la notizia, seppur piccola, è questa: è stato chiuso il profilo twitter di palazzo chigi. non quello vero, che non esiste nemmeno, ma quello “fake”, falso, finto, fittizio, finzionale. è un profilo che esisteva dal 2009, di cui non si conosce l’autore, e che prima del cambio di governo aveva come immagine quella di silvio berlusconi. i tweet di questo profilo si erano fatti più intensi in questi ultimi giorni e l’immagine di silvio era sostituita con la faccia bonaria di monti. l’impressione era stata subito quella di una fiction ironica in 140 caratteri, ben riuscita e divertente. all’indomani del cambio di governo il tenore dei tweet era questo: “italia è ora di dormire. domani iniziano i sacrifici. dormire presto significa risparmiare energia e avere una vita rigorosa e austera”.
in molti ci eravamo appassionati ai tweet di @palazzochigi, ai suoi messaggi d’incoraggiamento all’austerità, alla frugalità, all’operosità del nuovo corso di governo, un nuovo stile di vita, più sobrio e più adatto a questi tempi di crisi. il profilo era palesemente un fake che utilizzava la grammatica di twitter (nessun obbligo di corrispondenza tra profilo reale e profilo twitter) e il linguaggio della fiction a fini ironici/critici/satirici intorno al presidente del consiglio. la traduzione, su twitter, della satira politica televisiva fatta con maschere ed imitazioni, più o meno.
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perfido l'articolo di luca pautasso nota politica
in queste ore il popolo di twitter ha un nuovo "nemico pubblico". non il babau berlusconi, non gli inflessibili regimi di cina e iran, non i persecutori di assange e nemmeno "cattivi" smascherati da anonymous. il target di strali al vetriolo ed epiteti molto poco "social" è un deputato del partito democratico. uno che con il web è sempre andato a braccetto. e che oggi viene accusato senza mezzi termini da mezza blogosphera della più terribile forma di censura (almeno secondo i canoni di internet): quella ai danni del diritto di satira.
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