aaat-tenti!
riiiiii-poso!
la marina da guerra e il ministero dello sviluppo economico preparano un’intesa per mettere sotto controllo (“ambientale”) le piattaforme petrolifere dei mari italiani.
le piattaforme attuali, e anche quelle future.
lo ripeto con parole leggermente diverse. forse il ministero dello sviluppo economico e la marina militare vogliono fare loro i controlli ambientali.
oggi sono circa 120 le piattaforme: in adriatico, nel canale di sicilia e in qualche punto del tirreno.
e in futuro ce ne saranno altre, con i giacimenti promettenti nel golfo di taranto e al largo della sicilia.
secondo questo progetto la guardia costiera – anch’essa marina militare, ma ha funzioni separate: si occupa di sicurezza e ambiente in mare – forse dovrebbe riportare nelle rimesse i furgoni con laboratori mobili per le analisi ambientali.
chissà, forse dovrebbe limitare le sue ispezioni alle istallazioni industriali sul mare e i controlli alle emissioni delle navi.
forse dovrebbe contenere i pattugliamenti alle aree marittime di possibile sfruttamento del sottosuolo, oppure dovrebbe tralasciare le ispezioni a sistemi e strutture che giacciono sul fondo del mare.
chissà, forse dovrebbe scordarsi di sorvegliare e controllare l’ambiente con attenzione, perché qualcun altro vuole farlo al posto suo.
oppure dovrebbe smettere di gestire il flusso di dati e informazioni.
in sostanza, la guardia costiera e il ministero dell'ambiente forse dovrebbero cedere alle navi cannoniere e agli ingegneri dello sviluppo economico una parte di loro incombenze.
clicca qui per scaricare la prima pagina della bozza di accordo
d’ora in poi, così dice l’intesa allo studio fra la marina da guerra e il ministero dello sviluppo economico, potrebbero essere i cacciatorpediniere lanciamissili a proteggere l’ambiente.
i sottomarini siluratori a controllare le piattaforme.
le fregate missilistiche a inseguire i barchini dei pescatori di frodo.
saranno forse le navi d’assalto anfibio ad analizzare i campioni inquinati.
l’accordo allo studio è fra il direttore generale franco terlizzese (dipartimento per l’energia, direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche) e il sottocapo di stato maggiore della marina, ammiraglio di squadra claudio gaudiosi.
ministero e marina dovrebbero collaborare fra loro e usare le navi da guerra per
- “assicurare la sorveglianza ed il controllo degli impianti e delle aree marittime di possibile sfruttamento del sottosuolo di competenza nazionale, al fine di prevenirvi e rilevarvi lo svolgimento di attività non autorizzate;
- effettuare l’attività ispettiva di controllo agli impianti e strutture subacquee delle attività offshore mediante l’impiego delle unità della m.m. dotate di adeguate capacità;
- assicurare la sorveglianza ed il controllo delle suddette aree marittime e degli impianti alla fine della tutela ambientale a fronte dei rischi derivanti dall’attività off-shore”;
i soliti complottòlogi diranno: ma dietro un simile accordo, c'è l'intento nascosto di dichiarare strategiche le piattaforme e le aree petrolifere, in modo da militarizzarle, presidiarle e toglierle alla normale gestione e controllo.
i cospiròlogi si sbagliano.
posso smentire con certezza. non è così.