una pubblicità progresso del 1977.
sconvolgente.
il sole 24 ore di oggi ha pubblicato questo mio articolo.
ecco le prime righe:
il dissesto del territorio, è vero. l'edilizia d'arrembaggio, senza dubbio. le sforbiciate ai fondi per i lavori pubblici, è chiaro. l'incuria, è ovvio. ma per gli allagamenti, e sempre più spesso per le alluvioni, c'è anche un altro motivo.
in buona parte dell'italia la rete di drenaggio non è più adeguata a smaltire l'acqua a catinelle del nuovo regime climatico.
ponti, argini, canali deviatori e canali scolmatori, briglie, idrovore, rogge, norme di progettazione e tutto l'altro armamentario ingegneristico sono stati concepiti per smaltire le piogge di un secolo fa.
oggi il clima è diverso, e il sistema che fino a pochi anni fa ha tenuto asciutte le pianure d'Italia è sottodimensionato.
così come fra qualche anno potrebbero essere inadeguate le difese costiere se i mari dovessero alzarsi per lo scaldarsi dell'atmosfera, come affermano alcune ricerce scientifiche.
già una dozzina d'anni fa un gruppo di climatologi eminenti avevano preconizzato che cosa sarebbe accaduto oggi. michele brunetti, maurizio maugeri, teresa nanni e antonio navarra in una ricerca su siccità ed eventi estremi scrissero: «in alcune aree…
e poi questi due articoli correlati:
veneto, il rischio maggiore tra vicenza e padova
la pianura veneto-friulana è il frutto di opere sviluppate soprattutto dalla serenissima attraverso il magistrato alle acque, istituzione nata nel 1501. le ultime grandi opere – come la bonifica di torviscosa in friuli, dove sorse lo stabilimento chimico della snia – risalgono ai primi del 900, e dall'alluvione del 1966 le opere strutturali a difesa dalle piene sono state sporadiche e insufficienti.
l'area più esposta del veneto è quella centrale tra vicenza, padova e treviso. il canale artificiale muson dei sassi è pensato per resistere alla pioggia del 1612: un progetto spettacolare, nel quale ancora oggi i fiumi si scavalcano l'un l'altro passando su ponti «fiumodotti»; la brenta che sfociava in laguna serpeggiando nell'attuale canal crande è stata spostata in adriatico tra chioggia e…
emilia: investimenti pensati 150 anni fa
nelle carte antiche la bassa emiliana era un lago inframmezzato da brevi terreni asciutti. appena uscivano in pianura, i fiumi dell'appennino si allargavano e perdevano la strada.
i maggiori lavori furono fatti a partire dalla seconda metà dell'800. operai e braccianti, i cosiddetti scarriolanti, alzarono gli argini a quegli stessi corsi d'acqua che nelle scorse settimane erano tracimati, come l'enza o la secchia.
nel 1871 si mise mano alla parte più impegnativa della bonifica, quella fra la cittadina di cento e il mare adriatico. in inghilterra fu fondata la ferrarese land reclamation company ltd che, dall'anno successivo, sotto regio decreto, cominciò a prosciugare le paludi. dal 1947 la bonifiche ferraresi è una spa quotata.
la grande bonifica ferrarese è stata una delle opere più colossali e meno conosciute. soprattutto per finanziatori privati (si chiamavano…