oggi, 14 novembre 2014, è allarme per la piena del po.
gli argini terranno? certo.
non ci saranno rotte? ovviamente, no.
riavvolgo il nastro.
il nostro mondo a colori diventa un mondo in bianco-e-nero.
ancora oggi, 14 novembre, ma del 1951.
a quest’ora.
adesso mentre leggi queste righe.
già questa mattina sono stati segnalati allarmi. a bergantino si parla di rotta – e quando il po rompe, è disastro per chi vive sotto al fiume, che naviga altissimo sopra la pianura.
se non sei di qua, non hai idea di quanto alto sia il fiume sopra le case.
sulle alpi e sugli appennini è piovuto in modo bastardo, per giorni.
non accade mai che piova in modo così bastardo, perché in genere ora scravazza sul piacentino e poi scaricano nel po il trebbia e l’arda; poi la piova infuria sulla val d’aosta e nel po dopo mezza giornata si rovescia la dora; le nuvole tempestano il monferrato e molte ore dopo la bormida e la scrivia si caricano d’acqua.
e così in genere per il polesine puoi distinguere le diverse onde di piena, prima passa quella del mincio dal garda, poi i fiumi emiliani, poi il ticino e così via.
ma stavolta, 14 novembre 1951, stavolta no.
è come il cronometro più assassino del mondo.
quando le piene del piemonte sono passate per la lomellina, ecco si carica nel fiume po la piena della sesia.
e quando la piena passa per il pavese, ecco si somma la piena del ticino.
e poi si aggiungeono l’adda, e l’enza, e la secchia e così via, sommando piena a piena.
in polesine la portata complessiva del po è spaventosa, quasi 13mila metri cubi al secondo.
in ogni secondo passano tredici-milioni-di-litri.
alla notizia falsa della rotta di bergantino, mentre il fiume in piena sfiora l’orlo dell’argine maestro, molti polesani – contadini, contadine che hanno abbandonato le stalle e i campi e sono arrivati con una vanga e una carriola – smettono di scarriolare sacchi di terra per alzare un po’ l’argine, quel metro di barriera in più che può rappresentare la sopravvivenza o la condanna alla miseria nera per sé e per i figli e i nipoti.
poi in molti punti sono finiti i sacchi da riempire con la terra.
ecco, qui comincia a tracimare.
stavolta davvero.
la corrente furiosa e marrone ora copre la strada sopra l’argine e comincia a stramazzare sull’altro lato, verso la pianura.
in piedi sull’argine nel tramonto si vede l’acqua che stramazza giù e forma una pozza alla base dell’argine, e la gente scende di corsa dall’argine urlando, corre alla cascina, o salta in bici.
i parroci – i cui campanili tagliano il piattume polesano – cominciano a suonare le campane.
riunire le vacche – no, presto, portiamo in soffitta gli stramazzi e la mèliga – carichiamo tutti sul camion e scappiamo.
l’acqua scavalla l’argine portando con sé la terra dell’argine e scavandovi un canale d’uscita.
oggi alle 19,45 del 14 novembre a canaro, in località vallone di paviole, l’argine non regge; nel buio della notte appena cominciata esplode un fiotto enorme di mota e poi l’intiero argine si scioglie in fango e l’acqua ruggisce fuori dal fiume in mezzo ai campi di frumento.
alle 20 in punto anche a occhiobello, località bosco, il po rompe di nuovo.
pochi minuti dopo ancora a occhiobello, località malcantone (mal cantone significa la curva brutta, dove il fiume fa un gomito che domina occhiobello e il paese di santa maria maddalena), un’altra rotta del po.
enorme.
vomita un fiume di rabbia.
sulle campagne si rovesciano acqua e fango senza misura.
forse 6mila metri cubi d’acqua al secondo, forse 9.500 metri cubi.
e una parte importante del fiume imbocca la nuova strada, si rovescia nel polesine.
a valle, il po si abbassa perché ha cambiato via.
le case vicine all’argine sono investite dall’ondata e si sbriciolano all’istante.
gente accampata sugli alberi.
nelle stalle gli animali urlano che il rimbombo dei muggiti si rilancia di cascina in cascina, di stalla in stalla.
nella notte di oggi 14 ottobre a frassinelle vicino all’argine del canal bianco si carica di polesani in fuga dall’acqua l’autocarro di un camionista di rovigo accorso volontario a soccorrere le persone.
il camionista scende, corre dal sindaco, ho decine di sfollati.
intanto l’autocarro – assente il camionista volontario corso dal sindaco, nessuno sa guidarlo – viene avvolto dall’onda di piena; trascinato; urla delle donne e degli uomini sporchi di melma che si sono accalcati sul cassone, sui parafanghi, sul tetto; si ribalta.
si contano 84 morti.
(questo video termina con pochi secondi di colonna sonora musicale; il curatore ha scelto la furlana de adria, canzone che amo fra mille. penso che questa versione sia suonata da uno storico gruppo musicale veneto, i calicanto, ma non ne sono sicuro. mi farebbe piacere se i tombesi dei calicanto volessero asseverare questa mia suggestione).
si dice che le rotte sono state fatte non dal fiume ma dall’esplosivo, inondando il polesine per salvare, sulla sponda opposta, ferrara e il suo petrolchimico strategico.
si dice che il pci attiva ora il primo nimby: sta stimolando opposizioni contro la rottura degli argini del canal bianco, in cui potrebbe scolare l’acqua del polesine, per aggravare con i danni le colpe del governo democristiano.
questo si dice, ma penso che siano bugie diffuse ad arte.
le tre rotte rovesceranno acqua sul polesine per un mese, fino al 20 dicembre.
il polesine è trascinato in poche ore alla miseria più infame.
perderà gran parte dei suoi abitanti, addio alla bassa. i polesani lavoreranno come operai nelle fabbriche, come domestiche nelle famiglie borghesi di milano roma torino.