energia. lo strano mistero del professore battuto sul tempo e copiato in anticipo.

angelo todaro dirige il dipartimento energia dell’isiamed, l’istituto italiano per l’asia e il mediterraneo, e dev’essere un uomo dal multiforme ingegno, stando alla prolificità di comunicati che dirama il suo ufficio stampa.

tuttavia il professore (non lo conosco, e non so che cosa insegni e dove insegni) pare perseguitato da un fenomeno capriccioso. non so come spiegarmi diversamente il curioso fenomeno che riguarda i suoi studi e le ricerche che coordina.

il fenomeno è singolarissimo.
non appena potentissimi centri internazionali di ricerche pubblicano uno studio ponderoso, l’ufficio stampa dell’isiamed annuncia che il professore ha pubblicato studi altrettanto ponderosi e altrettanto difficili esattamente sugli stessi temi e perfino usando le stesse identiche parole degli altri.

potrei spiegarmi questo curioso fenomeno in un modo solo: viene spiato e, non appena sta per pubblicare una ricerca frutto di fatica e studio, viene anticipato e “bruciato” sul tempo.
forse l’agenzia europea dell’ambiente, ernst&young, fraunhofer, l’eia di washington controllano nel dettaglio che cosa stiano per divulgare gli esperti di energia dell’isiamed di roma e, non appena il professor todaro sta per pubblicare uno di questi studi, i colossi della ricerca economica lo copincollano integralmente e – zac – anticipano il professor todaro di un giorno, copiandogli perfino le parole?
per ora non pare che il professor todaro si sia indispettito per queste anticipazioni copiate che gli bruciano sul tempo il lavoro.

sieminski dell’energy information administration

giovedì 29 gennaio sul sito ecoblog davide mazzocco scrive l’articolo “il petrolio low cost non sarà letale per solare ed eolico” in cui si esprime il pensiero di adam sieminski capo nientemento che dell’eia di washington.
riporto un passo dell’articolo.

il petrolio low cost, frutto del mercato nero creato dallo stato islamico, sarebbe sul punto di fare piazza pulita delle energie rinnovabili, questo è ciò che sostengono numerosi analisti, ma adam sieminski, direttore dell’energy information administration, ha dichiarato durante un incontro svoltosi al christian science monitor che il petrolio non è in diretta concorrenza con le fonti rinnovabili per quanto riguarda la produzione di energia elettrica.
ieri, a londra, il greggio ha raggiunto il prezzo di 49,04 dollari al barile e una cifra del genere non può non seminare il panico e danneggiare, almeno temporaneamente, un mercato che, per forza di cose, è complementare a quello di risorse fossili e finite. secondo il capo analista dell’energia del governo statunitense insomma non c’è da temere perché il governo usa sta continuando a sostenere attraverso incentivi fiscali e programmi di energia statali che prevedono una determinata quota di percentuale di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.
nel 2014 l’energia solare è raddoppiata grazie al calo del prezzo dei pannelli solari e agli incentivi, ma complessivamente (ed escludendo l’energia idroelettrica) la produzione da fonti rinnovabili rappresenta il 6% del totale. la produzione dell’energia elettrica negli usa viene prevalentemente da carbone e gas naturale e secondo sieminski anche con il greggio al minimo storico non ci saranno conseguenze su solare ed eolico.
a essere danneggiate potrebbero essere soprattutto le autovetture elettriche e ibride. le grandi autovetture stanno tornando a essere popolari fra i consumatori statunitensi, anche se fra le giovani generazioni c’è una certa resistenza a questo tipo di autovetture di grande cilindrata. a sostegno di un minore consumo di benzina ci sono anche le politiche di sostegno alle vetture elettriche e al car pooling, iniziative che in italia – dove si aumenta l’iva sul pellet e si tolgono gli incentivi al fotovoltaico – sono fantapolitica.

letto l’articolo sullo studio dell’eia di washington?
momento di stupore: ora vanno lette con pari attenzione le considerazioni che il giorno dopo, il 30 gennaio, divulga l’ufficio stampa di todaro: il petrolio low cost non sarà letale per solare ed eolico. non si nota qualcosa? sono e-sat-ta-men-te le stesse frasi dell’articolo dell’eia.

il petrolio low cost, frutto del mercato nero creato dallo stato islamico, sarebbe sul punto di fare piazza pulita delle energie rinnovabili, questo è ciò che sostengono numerosi analisti, ma angelo todaro direttore di isiamed dipartimento energie ha dichiarato durante un incontro che il petrolio non è in diretta concorrenza con le fonti rinnovabili per quanto riguarda la produzione di energia elettrica.
ieri, a londra, il greggio ha raggiunto il prezzo di 49,04 dollari al barile e una cifra del genere non può non seminare il panico e danneggiare, almeno temporaneamente, un mercato che, per forza di cose, è complementare a quello di risorse fossili e finite. secondo il direttore todaro insomma non c’è da temere perché il governo usa sta continuando a sostenere attraverso incentivi fiscali e programmi di energia statali che prevedono una determinata quota di percentuale di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.
nel 2014 l’energia solare è raddoppiata grazie al calo del prezzo dei pannelli solari e agli incentivi, ma complessivamente (ed escludendo l’energia idroelettrica) la produzione da fonti rinnovabili rappresenta il 6% del totale. la produzione dell’energia elettrica negli usa viene prevalentemente da carbone e gas naturale e secondo todaro anche con il greggio al minimo storico non ci saranno conseguenze su solare ed eolico.
a essere danneggiate potrebbero essere soprattutto le autovetture elettriche e ibride. le grandi autovetture stanno tornando a essere popolari fra i consumatori statunitensi, anche se fra le giovani generazioni c’è una certa resistenza a questo tipo di autovetture di grande cilindrata. a sostegno di un minore consumo di benzina ci sono anche le politiche di sostegno alle vetture elettriche e al car pooling, iniziative che in italia – dove si aumenta l’iva sul pellet e si tolgono gli incentivi al fotovoltaico – sono fantapolitica.

ise fraunhofer

questo professore pare veramente perseguitato. per esempio gli succede di nuovo a fine febbraio quando il sito web greenreport riporta uno studio dell’eminentissimo centro ise dell’istituto tedesco fraunhofer: nel 2025 l’energia solare potrebbe costare meno del carbone e del gas.

secondo lo studio “current and future cost of photovoltaics – long-term scenarios for market development, system prices and lcoe of utility-scale pv systems”, commissionato dalla ong tedesca agora energiewende al fraunhofer-institute for solar energy systems (ise), tra meno di 10 anni l’energia solare sarà meno costosa di quella prodotta dalle centrali a carbone e a gas.
lo studio afferma che entro il 2025 il costo di produzione dell’energia solare nell’europa centrale e meridionale calerà fino a 0,04 euro – 0,06 € per kilowattora e nel 2050 scenderà addirittura a 0,02 – 0,04 €.
i ricercatori dell’ise guidati da johannes n. mayer dicono di aver fatto «ipotesi prudenti», basandosi sui progressi tecnologici nel campo dell’energia solare e di non aver tenuto conto di innovazioni che potrebbero rendere il fotovoltaico ancora meno caro. ma le conclusioni dello studio avvertono che tutto questo potrebbe essere vanificato da una cattiva regolamentazione che farebbe raddoppiare i costi di installazione. attualmente i grandi impianti fotovoltaici tedeschi forniscono energia a meno di 9 centesimi al kwh, mentre il prezzo delle nuove centrali a carbone ed a gas è intorno ai 5 centesimi kwh e quello delle centrali nucleari a 11 centesimi kwh. ma già ora negli emirati arabi uniti è stato firmato un accordo a lungo termine per l’acquisto d energia solare a 5 centesimi/kwh.
agorà è convinta che «questi risultati potrebbero avere implicazioni significative per la riduzione della dipendenza energetica dell’europa e per aiutare l’ue a raggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione per il 2020 e il 2030.

tempo poche ore e l’isiamed sforna un comunicato in cui annuncia lo studio diretto dal professor todaro: in 10 anni energia solare meno costosa di carbone e gas. da notare come il professorie italiano sia stato anticipato parola per parola, virgola per virgola, di appena un giorno.

energia: isiamed, in 10 anni energia solare meno costosa di carbone e gas
roma, 28 febbraio – importanti novità e approfondimenti si profilano nel campo delle energie rinnovabili. secondo lo studio di isiamed (istituto italiano per l’africa, l’asia e il mediterraneo), dipartimento di politica energetica ed energie rinnovabili diretto dal prof. angelo todaro, ”tra meno di 10 anni l’energia solare sarà meno costosa di quella prodotta dalle centrali a carbone e a gas”. lo comunica lo stesso isiamed che, rendendo noto lo studio, afferma che ”entro il 2025 il costo di produzione dell’energia solare nell’europa centrale e meridionale calerà fino a 0,04 euro – 0,06 € per kilowattora. lo studio del dipartimento e’ stato fatto su ”ipotesi prudenti”, basandosi ”sui progressi tecnologici nel campo dell’energia solare e di non aver tenuto conto di innovazioni che potrebbero rendere il fotovoltaico ancora meno caro”. ma le conclusioni avvertono che tutto questo potrebbe essere vanificato da una cattiva regolamentazione che farebbe raddoppiare i costi di installazione. attualmente i grandi impianti fotovoltaici tedeschi forniscono energia a meno di 9 centesimi al kwh, mentre il prezzo delle nuove centrali a carbone ed a gas è intorno ai 5 centesimi kwh e quello delle centrali nucleari a 11 centesimi kwh. ma già ora negli emirati arabi uniti è stato firmato un accordo a lungo termine per l’acquisto d energia solare a 5 centesimi/kwh. lo staff scientifico del prof. todaro ribadisce come ”questi risultati potrebbero avere implicazioni significative per la riduzione della dipendenza energetica dell’europa e per aiutare l’ue a raggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione per il 2020 e il 2030”.

il sole24ore

a volte, sono i quotidiani ad anticipare il pensiero di todaro.
per esempio il 3 marzo sulle pagine del sole24ore è uscito questo articolo:

in tempi di energia a buon mercato e di domanda ridotta, i progetti di grandi infrastrutture energetiche trovano più nemici. in un’italia dove ci sono invisibili 80mila chilometri di metanodotti fanno paura in puglia i pochi chilometri di gasdotto tap progettato fra l’azerbaigian e l’europa via salento e il progetto igi poseidon che vorrebbe approdare poco più in là, a otranto. un progetto (igi) ha le autorizzazioni e l’altro (tap) ha le forniture di metano. ma è difficile che possano sovrapporti in un progetto unico. il rigassificatore progettato a trieste zaule si confronta con rigassificatori che già oggi lavorano a mezza forza o sono addirittura fermi. e a molti dà fastidio anche l’idea di sfruttare i giacimenti nazionali. su questi progetti di infrastrutture energetiche si esercitano i comitati del no, gli amministratori locali, i tar e perfino, sottesi ma percepibili, i colossi avversari che non vogliono perdere un mercato che si è ristretto. ma bisogna traguardare agli anni venturi, quando l’italia avrà di nuovo sete di energia e si rischia di non avere i pozzi per dissetarla.

ci si può scommettere: l’autorevole quotidiano milanese ha bruciato sul tempo l’ufficio stampa dell’isiamed che il giorno dopo lancia un comunicato identico.

tap: todaro (isiamed), le grandi infrastrutture trovano sempre piu’ nemici
roma, 4 marzo – ”in tempi di energia a buon mercato e di domanda ridotta , i progetti di grandi infrastrutture energetiche trovano più nemici . in un’italia dove ci sono invisibili 80 mila chilometri di metanodotti fanno paura in puglia i pochi chilometri di gasdotto tap progettato fra l’azerbaigian e l’europa via salento e il progetto igi poseidon che vorrebbe approdare poco più in là , a otranto . un progetto (igi) ha le autorizzazioni e l’altro ( tap ) ha le forniture di metano . ma è difficile che possano sovrapporsi in un progetto unico”. lo afferma il prof. angelo todaro, direttore del dipartimento energia di isiamed, l’istituto italiano per l’africa, l’asia e il mediterraneo commentando le ultime vicende riguardo il ”freno” tramite ”l’ennesimo ricorso al tar”, posto dalle amministrazioni locali al gas dall’ azerbaigian. scrive todaro: ”il rigassificatore progettato a trieste zaule si confronta con rigassificatori che già oggi lavorano a mezza forza o sono addirittura fermi . e – sottolinea todaro – a molti da fastidio anche l’idea di sfruttare i giacimenti nazionali . su questi progetti di infrastrutture energetiche si esercitano i comitati del no , gli amministratori locali , i tar e perfino , sottotesi , ma percepibili , i colossi avversari che non vogliono perdere un mercato che si è ristretto”. secondo todaro ”bisogna traguardare agli anni venturi , quando l’italia avrà di nuovo sete di energia e si rischia di non avere i pozzi per dissetarla”.

ernst&young

incroyable: perfino l’ernst&young pare far parte del complotto che brucia sul tempo, anticipandolo, il professore italiano.
l’11 marzo il sito web greenstyle informa su uno studio di ernst&young sull’eolico offshore. inconfondibile l’inizio dell’articolo: “spirano venti favorevoli”.

spirano venti favorevoli per il mercato dell’eolico offshore europeo. l’ultimo rapporto pubblicato da ernst & young svela infatti che il settore ha buone probabilità di competere con l’industria del gas e del carbone già nei prossimi anni. per diventare più conveniente dei fossili l’eolico dovrà però vincere una serie di sfide da qui al 2023.
i nodi da sciogliere per l’industria dell’eolico offshore si possono riassumere in un solo grande obiettivo: tagliare i costi in modo significativo nei prossimi 5 anni. per riuscirci il settore è chiamato a una serie di interventi e misure di razionalizzazione delle spese e delle risorse.
secondo gli analisti di ernst & young, il primo passo sarà individuare le fasi della filiera eolica in cui è possibile risparmiare e ottimizzare i costi. per farlo i vari attori della filiera dovranno unire le forze sostenendo la ricerca tecnologica e l’innovazione.
fondamentale sarà poi il contributo dei governi europei, che dovranno incentivare l’eolico offshore e garantire una stabilità normativa che assicuri continuità allo sviluppo del mercato. le politiche energetiche dovranno essere più lungimiranti e favorire l’accesso ai finanziamenti degli operatori.

ebbene, due giorni dopo l’articolo sull’ernst&young il dipartimento energia dell’isiamed, diretto dal professor todaro, divulga un suo studio. da notare lo stesso inizio: “spirano venti favorevoli”. ma è identico anche tutto il resto del comunicato. il confronto è semplice.

energia: isiamed, eolico offshore puo’ diventare piu’ conveniente dei fossili
roma, 13 marzo – ”spirano venti favorevoli per il mercato dell’eolico offshore europeo”. lo si legge nell’ ultimo rapporto pubblicato dal dipartimento politiche energetiche di isiamed (istituto italiano africa, asia mediterraneo) direttore del prof. angelo todaro. lo studio, svela infatti che il settore ha buone probabilità di competere con l’industria del gas e del carbone già nei prossimi anni. ”per diventare più conveniente dei fossili – si legge nel documento – l’eolico dovrà però vincere una serie di sfide da qui al 2023”. i nodi da sciogliere per l’industria dell’eolico offshore si possono riassumere in un solo grande obiettivo: ”tagliare i costi in modo significativo nei prossimi 5 anni. per riuscirci il settore è chiamato a una serie di interventi e misure di razionalizzazione delle spese e delle risorse”. secondo gli analisti di isiamed , il primo passo sarà ”individuare le fasi della filiera eolica in cui è possibile risparmiare e ottimizzare i costi. per farlo i vari attori della filiera dovranno unire le forze sostenendo la ricerca tecnologica e l’innovazione”. fondamentale sarà poi il contributo dei governi europei, ”che dovranno incentivare – ha sottolineato il prof. todaro – l’eolico offshore e garantire una stabilità normativa che assicuri continuità allo sviluppo del mercato. le politiche energetiche dovranno essere più lungimiranti e favorire l’accesso ai finanziamenti degli operatori”.

l’appello free smart italy

in febbraio il coordinamento free sulle rinnovabili lancia l’appello “smart italy. liberare le energie rinnovabili, sostenere il risparmio energetico“.

la dura lezione dei cambiamenti climatici si è abbattuta anche sull’italia con lutti e devastazioni. l’onu e tutti gli istituti scientifici affermano che abbiamo un’unica soluzione: ridurre le emissioni di anidride carbonica per produrre energia, per riscaldare e raffrescare e per i trasporti e che la soluzione risiede in un mondo in cui l’energia è rinnovabile e attuata attraverso riuso e risparmio.
in italia in questi ultimi mesi si vanno diffondendo opinioni negazioniste molto gravi che, sfruttando alcune dispute locali legate alla localizzazione di impianti di energie rinnovabili giungono ad affermare che l’italia non ha bisogno di nuove fonti energetiche rinnovabili dato che ne ha già in abbondanza.
purtroppo non è così e riusciamo a produrre il 38% (2014) dell’energia elettrica consumata grazie allo sviluppo di idroelettrico, geotermia, eolico, fotovoltaico e biogas/biomasse, lasciando gli altri due terzi a gas, carbone, olio pesante. sul totale dell’energia consumata che comprende anche riproduzione di calore, frigorie e trasporti ancora non riusciamo a superare il 15% del totale consumato negli anni di oggi, quelli della crisi. ogni kwh di energia risparmiata con il risparmio energetico e ogni kwh di energia prodotta da fonti rinnovabili è energia sottratta alle fonti fossili ed è un contributo alla rinascita climatica, ambientale ed economica del nostro paese. ogni moratoria che blocca le energie rinnovabili equivale a bloccare le cure salvavita ad un paziente gravemente malato. sulle tecnologie rinnovabili abbiamo spesso una supremazia a livello mondiale, come avviene per le turbine idroelettriche, per la geotermia (inventata in italia), per il solare termodinamico, per gli inverter per il fotovoltaico e nelle innumerevoli soluzioni per il risparmio è l’efficienza energetica.

un appello così accorato non va lasciato cadere. e più di un mese dopo, lunedì 16 marzo, lo raccoglie il professor todaro, facendolo suo con una fulminante dichiarazione.

ambiente: isiamed, cambiamenti climatici impongono le rinnovabili
”la dura lezione dei cambiamenti climatici si è abbattuta anche sull’italia con lutti e devastazioni. l’onu e tutti gli istituti scientifici affermano che abbiamo un’unica soluzione: ridurre le emissioni di anidride carbonica per produrre energia, per riscaldare e raffrescare e per i trasporti e che la soluzione risiede in un mondo in cui l’energia è rinnovabile e attuata attraverso riuso e risparmio ”.
lo scrive, in un rapporto per isiamed, l’istituto italiano per l’africa, l’asia e il mediterraneo, il direttore del dipartimento politiche energetiche dell’ istituto, prof. angelo todaro che punta il dito contro i ‘negazionisti’, coloro che in modo testardo continuano a predicare contro l’energia rinnovabile: ”in italia in questi ultimi mesi si vanno diffondendo opinioni negazioniste molto gravi che, sfruttando alcune dispute locali legate alla localizzazione di impianti di energie rinnovabili giungono ad affermare che l’italia non ha bisogno di nuove fonti energetiche rinnovabili dato che ne ha già in abbondanza.
purtroppo – spiega il prof. todaro – non è così e riusciamo a produrre il 38% (2014) dell’energia elettrica consumata grazie allo sviluppo di idroelettrico, geotermia, eolico, fotovoltaico e biogas/biomasse, lasciando gli altri due terzi a gas, carbone, olio pesante. sul totale dell’energia consumata che comprende anche riproduzione di calore, frigorie e trasporti ancora non riusciamo a superare il 15% del totale consumato negli anni di oggi, quelli della crisi”. dunque, è la conclusione dell’esperto di isiamed ”ogni moratoria che blocca le energie rinnovabili equivale a bloccare le cure salvavita ad un paziente gravemente malato. sulle tecnologie rinnovabili abbiamo spesso una supremazia a livello mondiale, come avviene per le turbine idroelettriche, per la geotermia (inventata in italia), per il solare termodinamico, per gli inverter per il fotovoltaico e nelle innumerevoli soluzioni per il risparmio è l’efficienza energetica”.

la duke university

ma come non condividere il bell’articolo “fotovoltaico: tre volte più economico del costo reale del carbone” scritto l’11 marzo da rossana andreato su greenstyle?
descrive un recente studio condotto da drew t. shindell, professore alla duke university, e pubblicato sulla rivista peer-reviewed climatic change. eppure…

che i prezzi delle fonti fossili non tengano conto delle esternalità negative, che ricadono sulla società e sullo stato (per esempio per le spese sanitarie e le bonifiche) lo sapevamo da sempre, ma la cosa sta diventando sempre più evidente. c’è tutto un filone di studi che cerca di includere i costi diretti e indiretti causati dall’uso delle fonti fossili, nel prezzo per kwh di energia prodotta. sono sicuramente dei calcoli difficili da svolgere: non si parla solo di danni alla salute, ma anche di diminuzione della produttività agricola, fino a influenzare anche i tassi di crescita dell’economia.
ci sono poi tutti i danni indiretti, collegati soprattutto al surriscaldamento del clima con le conseguenze che esso comporta, che sono ancora più difficili da quantificare. anche perché non è la sola co2 l’unica colpevole, ci sono molte altre sostanze, che derivano dall’estrazione e dalla combustione di idrocarburi, che inquinano e vanno ad aumentare il carico di gas climalteranti in atmosfera. si tratta di prodotti della combustione incompleta (polveri sottili), so2, nox, ammoniaca, metano e altri ancora.

eppure guarda un po’ il 14 marzo l’isiamed dirama uno statement del professore: fotovoltaico : tre volte più economico del costo reale del carbone. anche in questo caso, il professore italiano è stato anticipato alla perfezione, come se fosse stato fotocopiato in anticipo.

che i prezzi delle fonti fossili non tengano conto delle esternalità negative, che ricadono sulla società e sullo stato (per esempio per le spese sanitarie e le bonifiche) lo sapevamo da sempre, ma la cosa sta diventando sempre più evidente. c’è tutto un filone di studi che cerca di includere i costi diretti e indiretti causati dall’uso delle fonti fossili, nel prezzo per kwh di energia prodotta.
sono sicuramente dei calcoli difficili da svolgere: non si parla solo di danni alla salute, ma anche di diminuzione della produttività agricola, fino a influenzare anche i tassi di crescita dell’economia.
ci sono poi tutti i danni indiretti, collegati soprattutto al surriscaldamento del clima con le conseguenze che esso comporta, che sono ancora più difficili da quantificare. anche perché non è la sola co2 l’unica colpevole, ci sono molte altre sostanze, che derivano dall’estrazione e dalla combustione di idrocarburi, che inquinano e vanno ad aumentare il carico di gas climalteranti in atmosfera. si tratta di prodotti della combustione incompleta (polveri sottili), so2, nox, ammoniaca, metano e altri ancora.
prof. angelo todaro
direttore del dipartimento energie di isiamed

l’agenzia europea dell’ambiente

forse del complotto ordito al prof più-anticipato-del-mondo fa parte anche l’agenzia europea dell’ambiente?
da non credere.
eppure il 24 marzo un blog della repubblica racconta di un rapporto dell’agenzia europea dell’ambiente: ue: “le rinnovabili crescono, ma il carbone resta
eccone qualche capoverso:

in europa cresce l’energia pulita e diminuisce la co2. ma i combustibili “sporchi” restano onnipresenti, frenando l’avanzata delle rinnovabili. la via verso la de-carbonizzazione dell’economia europea ė ancora in salita.
a tracciare questo cauto scenario ė il recente rapporto dell’agenzia europea per l’ambiente (eea), secondo cui l’aumento delle energie rinnovabili ha contribuito significativamente alla riduzone delle emissioni di gas serra nell’ue. senza tuttavia scacciare il carbone e gli altri compustibili fossili da produzione e consumi.
nel suo rapporto ‘renewable energy in europe – approximated recent growth and knock-on effects’, l’eea spiega che senza l’impiego di rinnovabili sin dal 2005, nel 2012 le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di combustibili fossili avrebbero potuto essere superiori ai volumi attuali di circa il 7%. a ciò si aggiunga che l’utilizzo di rinnovabili ha avuto ricadute positive anche in termini di sicurezza energetica, mitigazione dei cambiamenti climatici ed ‘efficienza energetica.
purtroppo però carbone, petrolio, gas e altri combustibili fossili costituiscono ancora circa i tre quarti del consumo finale di energia. per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei di de-carbonizzazione, le fonti energetiche rinnovabili dovrebbero aumentare fino a rappresentare una quota tra il 55% e il 75% del consumo finale di energia, entro la metà del secolo, secondo la tabella di marcia energy roadmap 2050 della commissione europea.
il consumo finale di energia da fonti rinnovabili ė aumentato in tutti gli stati membri: si stima infatti una crescita di circa il 15%, più alto rispetto agli obiettivi fissati (12%). peraltro, gli obiettivi della direttiva eu sulle energie rinnovabili sono ancora più ambiziosi: entro il 2020, l’ue punta a generare almeno il 20% della sua energia da fonti rinnovabili (il 27% entro il 2030).

eppure il giorno dopo, anche l’ufficio stampa dell’isiamed annuncia di avere condotto uno studio esattamente sullo stesso tema dell’agenzia europea dell’ambiente, in cui perfino le parole, le virgole e le smagliature sono proprio le stesse.

isiamed ue : isiamed, “le rinnovabili crescono , ma il carbone resta “
roma, 25 marzo – in europa cresce l’energia pulita e diminuisce la co2. ma i combustibili “sporchi” restano onnipresenti, frenando l’avanzata delle rinnovabili. la via verso la de-carbonizzazione dell’economia europea ė ancora in salita. a tracciare questo cauto scenario ė il recente rapporto dell’isiamed secondo cui l’aumento delle energie rinnovabili ha contribuito significativamente alla riduzione delle emissioni di gas serra nell’ue. senza tuttavia scacciare il carbone e gli altri compustibili fossili da produzione e consumi.
nel rapporto angelo todaro , direttore del dipartimento di politica energetica ed energie rinnovabili di isiamed , spiega che senza l’impiego di rinnovabili sin dal 2005, nel 2012 le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di combustibili fossili avrebbero potuto essere superiori ai volumi attuali di circa il 7%. a ciò si aggiunga che l’utilizzo di rinnovabili ha avuto ricadute positive anche in termini di sicurezza energetica, mitigazione dei cambiamenti climatici ed ‘efficienza energetica. ”il consumo finale di energia da fonti rinnovabili – spiega il prof. todaro – ė aumentato in tutti gli stati membri: si stima infatti una crescita di circa il 15%, più alto rispetto agli obiettivi fissati (12%). peraltro, gli obiettivi della direttiva eu sulle energie rinnovabili sono ancora più ambiziosi: entro il 2020, l’ue punta a generare almeno il 20% della sua energia da fonti rinnovabili (il 27% entro il 2030)”.