ho l’impressione che la coldiretti, la quale di prodotti dop se n’intende, a volte rivenda bufale di qualità.
non c’è solamente la vicenda ogm, dove la coldiretti è impegnata in una battaglia protezionista fortissima contro la semina in italia degli organismi geneticamente modificati ma sorvola con cura sul fatto che in italia vacche da latte e da carne, pollame e quant’altro sono alimentati quasi esclusivamente con mangimi e granaglie ogm, coltivati altrove e importati.
l’altro giorno, ecco un’altra notizia che a me pare una bufala destinata – scorrendo e ronzando – a introdursi destramente nelle orecchie della gente e le teste e i cervelli farà stordire e farà gonfiare.
e cioè l’allarme sul pomodoro cinese.
riporto e commento qualche passo del comunicato dell’associazione intitolato “+520% import pomodoro da cina, è allarme“.
“sono aumentate del 520 per cento le importazioni di concentrato di pomodoro dalla cina che raggiungeranno a fine anno circa 90 milioni di chili, pari a circa il 10 per cento della produzione nazionale”.
(certo. il concentrato di pomodoro viene usato come semilavorato per le preparazioni massive e come ingrediente secondario dall’industria alimentare).
(il pomodoro cinese sulle nostre tavole è una leggenda metropolitana che crea danni alle aziende e suscita paura immotivata tra i consumatori).
(a parte i pomodori freschi, sono tutti prodotti esclusivamente italiani le passate, le polpe e i pelati, che rappresentano il 98,5% dei pomodori lavorati che mangiamo).
“si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano”.
(è una materia prima alimentare, e dietro c’è un settore industriale del made in italy importantissimo).
(il concentrato cinese arriva in italia solo per essere rilavorato ed essere esportato sui mercati esteri).
(tolti i pomodori freschi, in italia il consumo del concentrato è appena l’1,5% di tutti i derivati e pomodori lavorati).
“la maggioranza degli sbarchi avviene nel porto di salerno in campania come evidenziato dal rapporto agromafie”.
(sbarchi, campania, agromafie: all’analisi lessicale, gli ingredienti allusivi ci sono tutti. il lettore distratto potrebbe pensare che dietro all’import ci sia la camorra. in qualche caso immagino che possano esserci anche aziende del sottobosco malavitoso, ma non è questo il fenomeno. secondo me, se l’importazione avvenisse soprattutto nei porti di ancona, o la spezia oppure venezia, il comunicato non ne avrebbe fatto menzione. è una mia supposizione).
(l’importazione avviene in regime di tpa, traffico di perfezionamento attivo, e non va a finire sul mercato del pomodoro fresco o dei derivati freschi come sughi e passate).
“a rischio c’è uno dei settori simbolo del made in italy nel mondo”.
(se si bloccasse il concentrato cinese di pomodoro, allora sì che ci sarebbero problemi gravi per il made in italy alimentare).
(il tpa funziona così: l’azienda alimentare italiana acquista dal mercato gli ingredienti. le farine dalla francia, dagli usa, dall’italia ecc; il pomodoro dalla cina, dalla california, dall’italia ecc e così via. prepara le pizzette al rosmarino, oppure i cracker aromatizzati. poi esporta il prodotto finito, soprattutto africa settentrionale, africa atlantica, paesi arabi. la quantità di ingredienti importati per godere delle esenzioni fiscali del tpa è sottoposta al controllo della finanza e della dogana e deve essere pari a quella esportata. in italia rimane solamente il valore aggiunto della lavorazione).
“l’84 per cento degli italiani peraltro ritiene che sia molto importante che l’etichetta riporti la provenienza della materia prima”.
(la coldiretti ha l’abitudine di inserire nei suoi comunicati l’argumentum ad populum, una delle fallacie logiche più diffuse).
(il raccolto tutto italiano di quest’anno, ancora in corso, dice che le nostre campagne hanno aumentato la produzione a 5,3 milioni di tonnellate di pomodori, contro i 4,9 dell’anno scorso).
“la cina ha iniziato la coltivazione di pomodoro per l’industria nel 1990 e oggi, dopo aver superato l’unione europea, rappresenta il secondo bacino di produzione dopo gli stati uniti”.
(sono state le aziende agricole italiane a insegnare ai cinesi la produzione e la lavorazione di pomodoro. in questo modo, nei decenni scorsi molte aziende agricole italiane hanno guadagnato molti soldi in cina).
(se si fermassero le importazioni tpa le aziende italiane alimentari perderebbero competitività e verrebbero scalzate dai – to’ – cinesi).
“in un momento di difficoltà economica va portato sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta per tutti i prootti alimentari ha affermato il presidente della coldiretti roberto moncalvo.
(sì, sono d’accordo con la coldiretti. quando possibile, va indicata in etichetta la provenienza degli ingredienti più rilevanti, se di provenienza singola e costante. come già l’industria alimentare già fa, quando è possibile).
(e comunque non è detto che una materia prima sia di per sé migliore se è di produzione italiana).