“la stampa quotidiana e il telegrafo, che ne dissemina le invenzioni in un attimo attraverso tutto il globo terrestre, fabbricano più miti (e il bue borghese ci crede e li diffonde) in un giorno, di quanto una volta se ne potevano costruire in un secolo”.
karl marx, lettera a ludwig kugelmann, 27 luglio 1871.
userò il presente storico, come se accedesse oggi, per raccontare una storia di cent’anni fa esatti.
come se accadesse oggi.
come se.
cent’anni fa esatti, è la primavera del 1917, mentre l’italia in guerra sta gettando i semi dell’arrogante ignoranza fascista, fra gli strati più ignoranti della popolazione per qualche tempo si diffonde la fake news che le vaccinazioni provocano malattie. oppure che addirittura i vaccini fanno morire i bambini.
fra i creduloni, soprattutto nelle chiacchiere fra le mamme più stupide e ignoranti, si dice che c’è un piano segreto, che ci sono interessi nascosti della grande industria farmaceutica, che una congiura della nemica germania, che il governo, che i medici nascondono la verità, ma c’è un medico che ha svelato il grande inganno e che dice che i vaccini fanno male, è un grande complotto.
intanto i bambini muoiono di difterite o di vaiolo, la vaccinazione è indispensabile, eppure i cretini (specie di cui la nostra sventurata razza è sempre stata generosamente fornita, e fra i quali sono compreso pure io) eppure i cretini diffondono la credenza che i medici siano al servizio del piano segreto e che le vaccinazioni in realtà fanno strage.
le prime testimonianze della bufala dei vaccini
nell’aprile del 1917 si diffonde in italia la voce che lo stato voglia fare iniezioni avvelenate ai bambini per debilitarli, farli morire, e ridurre così il consumo di generi alimentari.
ma anche in francia occupata e nel belgio si dice con sicurezza, e dovizia di testimonianze e prove (tutte farlocche), che gli occupanti tedeschi iniettino malattie contagiose nei bambini dei paesi occupati.
così la mattina del 3 aprile 1917 in puglia, a ginosa, “gruppi di donne, delle quali alcune piangenti, si dirigevano verso le scuole comunali, dicendo di voler ritirare ognuno i propri figli dalla scuola poiché avevano appreso dalle voci che agli scolari si doveva praticare la vaccinazione avvelenata”.
(lettera al ministero dell’interno del prefetto della regia prefettura di terra d’otranto).
a empoli, dopo che è ripresa la campagna di vaccinazioni, il 2 giugno 1917 si diffonde la voce che il governo abbia mescolato veleno al vaccino antivaioloso, per ridurre la spesa dei sussidi alle famiglie dei richiamati alle armi.
un’altra voce assicura che “il siero di dette punture essendo stato preso in germania è appunto nocivo”.
ancora: “il governo lo sa ma finge di non saperlo”.
(lettera confidenziale sulla propalazione di false notizie, 15 giugno 1917).
la bufala si diffonde
queste notizie girano per settimane, crescono e si sopiscono e poi rinascono, in tutta la toscana ma anche fuori dalla toscana, e i genitori ritirano da scuola i figli.
i medici condotti, i medici provinciali, gli igienisti, i sindaci tengono pubblici incontri o fanno affiggere manifesti per dire che sono notizie false, e ciò ottiene nei cretinetti l’effetto contrario: big pharma, la scienza ufficiale ci nasconde la verità, è il complotto.
per esempio il 10 giugno in lucchesia si dice che “medici incaricati dal governo e persino accompagnati e assistiti da agenti della forza pubblica, si recassero nelle scuole per procedere sopra ai bambini ad iniezioni di punture che sarebbero riuscite mortali”.
così scuole vuote per giorni a lucca, pietrasanta, monsummano, montecatini.
passano pochi giorni, arriva il 30 giugno 1917 e a san vito romano, in provincia di roma, dove non sono in corso campagne di vaccinazione, le madri si accalcano all’asilo infantile e ritirano i bambini “perché ai loro figliuoli si voleva procurare la morte mediante iniezioni di sostanze velenose”.
(telegramma del prefetto di roma).
e ai primi di luglio, vaccinazioni in corso, disordini a ostuni e carovigno contro le vaccinazioni obbligatorie.
via i bambini dall’asilo
primavera 1918: la voce dei vaccini velenosi ricomincia, soprattutto in campania dove la fake news “trovò facile presa nell’involuzione della coscienza degli strati inferiori della popolazione”.
per esempio l’8 febbraio a montella le madri più imbecilli accorrono alle scuole convinte di dover sottrarre i bambini al pericolo di morte da vaccino.
nei giorni successivi eventi simili di ripetono a paternopoli, castelvetere, volturana, atripalda, avellino; e il prefetto deve telegrafare a tutti i sindaci affinché smentiscano in anticipo la notizia.
ma se un politico come il sindaco dice che una vaccinazione non è pericolosa, ecco, nei babbei scatta il meccanismo opposto.
i cretinetti dicono: se un politico corrotto asserisce che i vaccini servono a impedire le malattie, allora la notizia è falsa e le vaccinazioni sono pericolose.
così i carrettieri parlano dei vaccini velenosi con il casellante delle ferrovie, il quale ne parla con il postino, che ne parla con tutti gli altri.
(le professioni qui citate sono relative a un caso realmente rilevato nella nota dell’ispettore generale di pubblica sicurezza delbuonico, 16 marzo 1918).
ad acerno, il 16 febbraio 1918 a montella si giura che ai bambini sono stati iniettati vaccini velenosi nella gola e nelle orecchie e appena un ufficiale sanitario si presenta in un paese per avviare la campagna contro la piaga del vaiolo subito le madri ritirano da scuola i figli.
il 17 marzo 1918 ad agnone (campobasso) “molte donne del popolo, quelle più ignoranti”, protestano contro le vaccinazioni, e poi a formia, chieti, torino.
a parere di questi creduloni seriali, le vaccinazioni velenose sono praticate da “sudditi nemici incaricati dal nostro governo di procedere alla vaccinazione degli scolari, causando la morte dei bambini per non pagare i sussidi alle mogli dei militari”.
(lettera della prefettura di chieti).
deve intervenire perfino il ministro dell’interno vittorio emanuele orlando per chiedere alle autorità locali di intervenire con “un’azione attivissima ed illuminata per combattere l’insana propaganda”.
questo accade cent’anni fa, nella primavera 1917.
come se fosse oggi.
come se.
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