quante volte abbiamo sentito dire: ah, la musica è un linguaggio universale.
oppure: la musica parla direttamente al cuore.
o altre belle frasi simili.
sono belle frasi a effetto, ma sono false.
completamente false.
la musica è uno strumento per comunicare, come lo è la parola.
ma come per la parola, come i diversi linguaggi, la musica adopera codici e lingue diversissimi, comprensibili solamente a chi ha appreso quel particolare linguaggio e incomprensibili a chi non conosce quella lingua musicale.
vi sono lingue remotissime fra loro, e chi parla la “lingua musicale” di gigi d’alessio non capisce quella di karlheinz stockhausen.
e viceversa.
come il greco antico e la lingua maori.
e vi sono linguaggi vicini che si possono comprendere a vicenda, per esempio il jazz e il blues, come similmente nei linguaggi parlati sono reciprocamente comprensibili lo spagnolo e il portoghese o il russo e il bulgaro.
e come ci sono persone che parlano più lingue, vi sono ascoltatori o musicisti che possono passare da un linguaggio musicale all’altro.
e lo spartito è la trascrizione fonetica di queste lingue, non portando in sé altro che il suono, il significante, ma non il loro contenuto, il significato.
vi sono musiche che riescono a coinvolgere molte persone e musiche che comunicano emozioni a pochissimi. chi sbuffa per una monodia medievale (“e che è ‘sta roba?”) e chi s’infuria per una canzonetta con le rime sole-cuore-amore per palati poco esigenti (“e che è ‘sta roba?”).
la musica non è una lingua universale e non parla direttamente all’anima.