musica. opera. raccomando il don pasquale secondo livermore e fellini.

(ho tratto l’immagine qui sopra dal film a episodi boccaccio 70, e in particolare dalla sezione diretta da federico fellini e intitolata le tentazioni del dottor antonio).

consiglio a chi ama l’opera, a chi ama l’opera buffa e a chi ama federico fellini (ma anche a chi ama davide livermore, e chi gaetano donizetti, e a chi apprezza ambrogio maestri, e chi rosa feola, e a chi adora chailly, e a chi eccetera) di godersi uno spassoso e intelligente don pasquale in cartellone alla scala di milano da domani 3 aprile fino al 4 maggio. clicca qui per il cartellone e i biglietti.

il vecchio buffo don pasquale è impersonato dal divertente ambrogio maestri, la prima amorosa norina è rosa feola, il primo amoroso ernesto è cantato da renè barbera, il dottor malatesta è mattia olivieri e il notaro farlocco è andrea porta; il coro è diretto dal bravissimo bruno casoni; dirige riccardo chailly.

la trama in poche parole. al vecchio ricco e rintronato don pasquale viene l’ùzzolo di ammogliarsi; gli viene organizzata una burla a base di travestimenti per fare in modo che l’ubbìa matrimoniale sfumi e che la bella norina possa convolare a nozze con il giovane nipote di pasquale, ernesto.
insomma la classicissima opera buffa con l’aria del disinganno, il duetto delle risate, i quartetti concitati di finale d’atto e tutto il restante armamentario dei cento e cento matrimoni segreti, così fan tutte, cambiali di matrimonio, finte giardiniere, barbieri di siviglia rossiniani e paiselliani, socrati immaginari, italiane in algeri che rendono divertente e ascoltabile tanta parte della lirica italiana.

il polimorfo davide livermore (ingessato a una gamba, saltella veloce sulle stampelle) ha già lavorato diverse volte con riccardo chailly. per arrivare a questa messinscena non sono serviti i battibecchi così ricorrenti quando un regista di grande eleganza si trova con un direttore dal carattere potente e non c’è stato bisogno di vaffa a bassa voce o di ripicche sullo spostare i cantanti più avanti o più indietro sul palcoscenico, come spesso accade.

ambrogio maestri ha lasciato i panni del cavalier giovanni falsastaffa e ha indossato quelli di don pasquale.
sempre taglia extraforte.
sempre bravissimo.
sempre divertente e intelligente.
lo sguardo ironico e bonario sul mondo.

e alto merito anche a rosa feola, gran voce, a suo agio nelle sottogonne e nei lamè, nasino impertinente di memoria callassiana.

la cosa che mi ha colpito di più è stata l’intuizione di livermore insieme con il costumista gianluca falaschi strabravo, le luci di nicolas bovey, i video di video design d-woc e l’architetto scenografo (insieme con livermore) giò forma.
tutta l’opera è giocata sulla scala di grigi macchiata da elementi (arredi o abiti) di colore intenso.
scenografie mobili e rotanti di elementi architettonici per generare i vari ambienti (esterno notte, interno giorno, boschetto eccetera).
ambientazione nella roma anni ’50.
echi lontani a pierluigi pizzi nella versione meno saccente possibile.
costumi indovinatissimi, compresi i bustini con i reggiseni in stile che fanno le tette a cono.
qualche trovata farsesca, numerose trovate comiche, numerosissime trovate spiritose.
ricorso a fondali video in movimento (per esempio, cielo con nuvole).

clicca qui per leggere il cartellone dell’opera e per vedere alcune belle foto di scena del don pasquale in questo allestimento.

ma su tutto, la nota caratteristica dell’allestimento è una citazione continua a federico fellini.
alla dolce vita.
alle voci della luna.
all’anitona ekberg.
a otto e mezzo, compresi tralicci di tubi innocenti, giostra calcinculo e pagliaccio triste che suona la tromba.