l’amazzonia brucia: spiego in modo semplice che cosa succede.

leggiamo che l’amazzonia è in fiamme, che il cambiamento climatico, che le multinazionali, che il presidente bolsonaro eccetera.

qui spiego in modo chiaro e semplice che cosa accade.
e spiego anche che cosa non accade.

il clima non c’entra
gli incendi in amazzonia non sono effetto del cambiamento climatico.
ripeto: non sono provocati dal cambiamento climatico.
invece possono contribuire ad accelerarlo: gli incendi in amazzonia possono essere una causa dei fenomeni climatici che vedremo nei prossimi anni.

sono bruciate aree già in parte danneggiate
le rilevazioni dei satelliti dell’agenzia spaziale brasiliana e le testimonianze sul posto hanno rilevato che gli incendi hanno distrutto anche alcune porzioni di foresta pluviale storica, ma la maggior parte delle fiamme ha interessato zone che erano già degradate dall’intervento dell’uomo, con inizi di impoverimento vegetale (savana), in gran parte parzialmente disboscate per ricavarne pascoli o campi coltivati.

gli incendi sono accesi dall’uomo
esistono anche gli incendi di origine naturale, ma nel caso degli incendi in amazzonia di questa estate la maggior parte sono stati prodotti da uomini per disboscare aree che interessano all’agricoltura o all’allevamento.

perché l’amazzonia è chiamata il polmone del mondo?
con la fotosintesi clorofilliana, le piante assorbono l’anidride carbonica dell’aria, per produrre il legno e tutto ciò di cui sono composti, e rilasciano ossigeno. l’amazzonia è definita il polmone del mondo perché i grandi alberi della grande foresta pluviale storica producono grandissime quantità di ossigeno e, viceversa, fissano grandissime quantità di anidride carbonica tolta dall’aria.

è colpa di bolsonaro?
il presidente brasiliano jair bolsonaro accusa alcune organizzazioni non governative di avere appiccato le fiamme e denuncia un complotto contro il brasile sostenendo che sono incendi normali e non c’è un’emergenza. pochi giorni fa ha chiesto l’intervento dell’esercito a fianco dei pompieri locali impegnati nello spegnimento. le attività dell’agenzia ambientale del brasile sono state fortemente limitate da quest’anno.

quest’anno brucia il 35% in più rispetto alla media 2010-2018
tutti gli anni parti della foresta amazzonica sono percorse dalle fiamme.
quest’anno i satelliti dell’agenzia spaziale brasiliana hanno censito 40.341 incendi, il 35% in più rispetto alla media dei primi otto mesi dell’anno dal 2010 al 2018.

è il periodo recente con più incendi, in passato anche di più
questi primi otto mesi dell’anno sono molto sopra la media degli ultimi 9 anni (+35%) ma prima del 2010 furono registrate annate con un numero di incendi molto molto più alto.

+79% rispetto al 2018, alla pari con il 2016
rispetto ai primi 8 mesi del 2018, quest’anno c’è un aumento di incendi pari al +79% e il 2019 è all’incirca pari al 2016.

il brasile perde foresta
nei primi sei mesi dell’anno il brasile ha perso 3.400 chilometri quadri di foresta.

(alcune delle fonti usate: instituto nacional de pesquisas espaciais, new york times, nasa, greenpeace)

  • habsb |

    E ancora si potrebbe aggiungere (e nessun giornalista lo dice), che in questo stesso momento stanno bruciando le foreste siberiane, e nelle scorse settimane ne sono già bruciate il triplo che in Amazzonia.
    Ma ne’ il presidente Macron, ne’ certa stampa arruolata nella sua crociata contro il presidente Bolsonaro hanno detto alcunché.
    Chi è che parlava di travi e fuscelli negli occhi degli ipocriti ?

  • Medea |

    Che si sbrighino prima che non ci sia più niente da salvare!

  • habsb |

    Trovo inaccettabile la campagna mediatica sui fuochi in Amazzonia, per svariate ragioni

    1° Si tratta della gestione, da parte del Brasile, delle sue risorse :
    Nessuno viene dall’estero a contestare la gestione forestale dei paesi europei.
    Semmai il Brasile è da lodare per la sua volontà di lasciare adibito a foresta una parte enorme del suo territorio, cosa che ben pochi altri paesi hanno fatto.

    Per non parlare della creazione in Europa di scorie nucleari da parte dei paesi che usano tale tipo di energia, o dell’avvelenamento delle nappe freatiche da parte dei prodotti chimici rigettati nel suolo e nelle acque, o ancora dello sterminio di api e altri pollinizzatori per opera dei pesticidi utilizzati in agricultura

    2° Come ben noto, la quantità di ossigeno prodotta dalle foreste mondiali è fortemente minoritaria rispetto a quella creata dagli oceani e dalle loro alghe. Non si venga dunque a dire che i fuochi in Amazzonia minacciano i “polmoni” del pianeta

    3° Le cause precise dell’innegabile riscaldamento globale sono ben lungi dall’essere comprese. Ad esempio il fatto che l’atmosfera di Marte si sta riscaldando quattro volte più in fretta di quella terrestre mette in dubbio la vulgata mediatica delle attività umane come causa del riscaldamento. Quanto all’effetto delle foreste è anch’esso poco chiaro. Secondo vari scienziati un pianeta più verde contribuisce al riscaldamento invece di combatterlo.

    4° Il primo e più grande attore della deforestazione è la Cina Popolare, che consuma la maggior parte di tutto il legname tagliato nel mondo, e l’80% di tutto quello tagliato illegalmente. Maestranze cinesi sguinzagliate in tutti i paesi in via di sviluppo tagliano legno illegalmente per mandarlo in Cina. Ancora recentemente 200 cinesi sono stati arrestati in Birmania per tali reati.
    Si noti che per le sole bacchette usate per mangiare la Cina Popolare consuma 3000 tonnellate di legno al GIORNO.
    Ma poi tutti i mobili prodotti e esportati, e ogni altro prodotto industriale vengono fatti in tale paese con legno molto spesso tagliato di frodo nei paesi poveri.
    Eppure non odo alcuna campagna mediatica contro la dittatura cinese a tal soggetto. E’ forse troppo importante cercare di vendere le nostre merci in quel mercato sempre più ricco ?

    5° La realtà è che l’Amazzonia racchiude un numero incalcolabile di ricchezze non solo di terra vergine ma anche di minerali e di molecole naturali ancora da scoprire per produrre nuovi medicinali. Tutti vorrebbero metterci le mani e molti sperano di arrivare a una gestione internazionale di tali ricchezze, di fatto neocoloniale che spoglierebbe il Brasile del loro territorio sovrano.

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